«Fusioni? Ecco perche? per noi e? no»

Pubblicato:
Aggiornato:

PIEDICAVALLO - «In questi mesi si e? fatto un gran parlare un po’ ovunque, ed in particolare in alta valle, sulle nuove opportunita? che le fusioni dei comuni comporterebbero. Da piu? parti ci e? stato domandato il perche? Piedicavallo non ha aderito all’iniziativa che ha visto la fusione dei comuni di San Paolo e Quittengo con Campiglia Cervo, cosi? come avevamo ampiamente annunciato nel nostro programma amministrativo. Ci sembra pertanto giusto, come e? ormai nostra abitudine, tenervi informati sulle scelte operate». E ’ l’incipit della lettera che il sindaco di Piedicavallo, Carlo Rosazza Prin, ha scritto nei giorni scorsi alla popolazione (il testo completo e? pubblicato sul sito del Comune) per affrontare una questione che in Valle Cervo, oltre ad aver saputo unire, pare, da un certo punto di vista, ancora dividere.

«Non esistono ricette valide per tutte le situazioni - scrive Rosazza Prin -: scelte utili e giuste per alcuni territori, possono essere deleterie e sbagliate per altri. Ogni realta? deve tener conto delle proprie specificita?, dei propri bisogni, delle proprie esigenze. Incominciamo con il ricordare che il compito principale dellamministrazione locale, motivo stesso della sua ragione di esistere, e? rappresentare gli interessi generali della comunita? locale, tutto il resto discende da questo». «Ogni amministrazione locale - fa notare - ha il preciso dovere di investire le poche risorse che ha, in modo da raggiungere e favorire il maggiore numero possibile di persone (analisi costi-benefici). E aggiunge: «Come tutti sappiamo, il nostro Comune e? lultimo della Valle, dove termina la strada, quello piu? naturalmente periferico e disagiato. Anche per questo motivo, lo spopolamento e? stato ed e? uno dei problemi maggiormente sentiti nellultimo secolo. Anche per questo, le amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi decenni si sono impegnate per rendere minori i disagi delle popolazione. Come? Alcuni esempi degli ultimi 40 anni: sono stati realizzati chilometri di strade veicolari, che hanno permesso il raggiungimento piu? agevole alle abitazioni; sono state create importanti strutture, non solo per fini turistici, ma soprattutto capaci di produrre reddito per il Comune, il tutto con investimenti di milioni di euro. Davvero vogliamo credere che se fossimo stati una piccola, marginale frazione di un vasto comune, anche di migliaia di persone, questi investimenti sarebbero stati possibili per 200 residenti?». E ancora. «Sappiamo bene come tra le necessita?, per chi decide di vivere qui, ci sia anche, e soprattutto, la possibilita? di raggiungere il posto di lavoro in tempo utile in ogni stagione, o poter accedere ai negozi, ai servizi o ai mezzi pubblici percorrendo le scalinate innevate. Per questo, ormai da molti anni, pur tra mille difficoltà, l'amminsitrazione comunale ad ogni autunno pianifica la spalatura manuale della neve anche sulle strade pedonali, in modo da raggiungere ogni singola casa abitata, organizzandone puntualmente gli orari e le priorita?, reperendo le maestranze occorrenti, possibilmente all’interno dei nostri paesi, e sostenendone ovviamente i relativi costi». Insomma: «Non e? certo una questione di "campanile", come qualcuno distrattamente sostiene. E? una questione di interesse generale e di sopravvivenza stessa della nostra piccola, antica e fiera comunita? locale». «Noi - conclude il sindaco - pensiamo che la sopravvivenza del Comune, quale presidio del territorio, baluardo insostituibile contro il degrado e l'abbandono delle aree cosiddette marginali, rappresenti, oggi, l’unica possibilita? di permanenza della popolazione residente. Ma allora perche? molte amministrazioni stanno scegliendo la strada della fusione? Come abbiamo gia? detto, non esistono ricette valide per tutte le situazioni, ed ognuno deve raffrontarsi con la propria realta? territoriale. Ma un motivo su tutti accomuna questa scelta: gli incentivi economici e di semplificazione amministrativa che lo Stato promette, anche se per un periodo limitato di tempo. Ma nessuno sa cosa accadra? dopo, quando gli incentivi economici si esauriranno e i nuovi comuni, vasti, disomogenei, distanti e, sovente, comunque piccoli in termini di popolazione, dovranno reggersi sulle proprie forze». 

PIEDICAVALLO - «In questi mesi si e? fatto un gran parlare un po’ ovunque, ed in particolare in alta valle, sulle nuove opportunita? che le fusioni dei comuni comporterebbero. Da piu? parti ci e? stato domandato il perche? Piedicavallo non ha aderito all’iniziativa che ha visto la fusione dei comuni di San Paolo e Quittengo con Campiglia Cervo, cosi? come avevamo ampiamente annunciato nel nostro programma amministrativo. Ci sembra pertanto giusto, come e? ormai nostra abitudine, tenervi informati sulle scelte operate». E ’ l’incipit della lettera che il sindaco di Piedicavallo, Carlo Rosazza Prin, ha scritto nei giorni scorsi alla popolazione (il testo completo e? pubblicato sul sito del Comune) per affrontare una questione che in Valle Cervo, oltre ad aver saputo unire, pare, da un certo punto di vista, ancora dividere.

«Non esistono ricette valide per tutte le situazioni - scrive Rosazza Prin -: scelte utili e giuste per alcuni territori, possono essere deleterie e sbagliate per altri. Ogni realta? deve tener conto delle proprie specificita?, dei propri bisogni, delle proprie esigenze. Incominciamo con il ricordare che il compito principale dell’amministrazione locale, motivo stesso della sua ragione di esistere, e? rappresentare gli interessi generali della comunita? locale, tutto il resto discende da questo». «Ogni amministrazione locale - fa notare - ha il preciso dovere di investire le poche risorse che ha, in modo da raggiungere e favorire il maggiore numero possibile di persone (analisi costi-benefici). E aggiunge: «Come tutti sappiamo, il nostro Comune e? l’ultimo della Valle, dove termina la strada, quello piu? naturalmente periferico e disagiato. Anche per questo motivo, lo spopolamento e? stato ed e? uno dei problemi maggiormente sentiti nell’ultimo secolo. Anche per questo, le amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi decenni si sono impegnate per rendere minori i disagi delle popolazione. Come? Alcuni esempi degli ultimi 40 anni: sono stati realizzati chilometri di strade veicolari, che hanno permesso il raggiungimento piu? agevole alle abitazioni; sono state create importanti strutture, non solo per fini turistici, ma soprattutto capaci di produrre reddito per il Comune, il tutto con investimenti di milioni di euro. Davvero vogliamo credere che se fossimo stati una piccola, marginale frazione di un vasto comune, anche di migliaia di persone, questi investimenti sarebbero stati possibili per 200 residenti?». E ancora. «Sappiamo bene come tra le necessita?, per chi decide di vivere qui, ci sia anche, e soprattutto, la possibilita? di raggiungere il posto di lavoro in tempo utile in ogni stagione, o poter accedere ai negozi, ai servizi o ai mezzi pubblici percorrendo le scalinate innevate. Per questo, ormai da molti anni, pur tra mille difficoltà, l'amminsitrazione comunale ad ogni autunno pianifica la spalatura manuale della neve anche sulle strade pedonali, in modo da raggiungere ogni singola casa abitata, organizzandone puntualmente gli orari e le priorita?, reperendo le maestranze occorrenti, possibilmente all’interno dei nostri paesi, e sostenendone ovviamente i relativi costi». Insomma: «Non e? certo una questione di "campanile", come qualcuno distrattamente sostiene. E? una questione di interesse generale e di sopravvivenza stessa della nostra piccola, antica e fiera comunita? locale». «Noi - conclude il sindaco - pensiamo che la sopravvivenza del Comune, quale presidio del territorio, baluardo insostituibile contro il degrado e l'abbandono delle aree cosiddette marginali, rappresenti, oggi, l’unica possibilita? di permanenza della popolazione residente. Ma allora perche? molte amministrazioni stanno scegliendo la strada della fusione? Come abbiamo gia? detto, non esistono ricette valide per tutte le situazioni, ed ognuno deve raffrontarsi con la propria realta? territoriale. Ma un motivo su tutti accomuna questa scelta: gli incentivi economici e di semplificazione amministrativa che lo Stato promette, anche se per un periodo limitato di tempo. Ma nessuno sa cosa accadra? dopo, quando gli incentivi economici si esauriranno e i nuovi comuni, vasti, disomogenei, distanti e, sovente, comunque piccoli in termini di popolazione, dovranno reggersi sulle proprie forze». 

Seguici sui nostri canali