Fusione, pronti due milioni

Pubblicato:
Aggiornato:

(15 ott) Prove tecniche unione o fusione. I cinque comuni del Mortigliengo ci stanno provando, anche se non tutti con la stessa energia e convinzione. Alfio Serafia, per esempio, pare crederci più di altri. «E’ un’occasione storica. Dobbiamo coglierla ora, per dare, tra dieci anni, condizioni migliori ai nostri figli» spiega subito.
Prove tecniche unione o fusione. I cinque comuni del Mortigliengo ci stanno provando, anche se non tutti con la stessa energia e convinzione. Alfio Serafia, per esempio, pare crederci più di altri. «E’ un’occasione storica. Dobbiamo coglierla ora, per dare, tra dieci anni, condizioni migliori ai nostri figli» spiega subito.
L’idea di metterci insieme (tra Casapinta, Crosa, Mezzana, Soprana e Strona) risale a una quindicina d’anni fa, quando però non se ne fece nulla proprio quando tutto sembrava quasi sistemato.
Nei mesi scorsi la possibilità è stata ripresa, anche per via della crisi economica e dei tagli alle amministrazioni locali. Il presidente provinciale Roberto Simonetti accolse con favore l’iniziativa. In questo lasso di tempo ci sono stati incontri e soprattutto un faccia a faccia con dirigenti e tecnici della Regione a Torino. Morale? Per i cinque comuni biellesi, in caso di unione o di fusione, ci sarebbero circa 2 milioni di euro tra contributi e detrazioni fiscali. «Soldi che oggi ci sono, ma che non è detto ci saranno anche in futuro. O magari non così tanti - aggiunge ancora Serafia -. Dobbiamo quindi decidere. Per il mio paese sono molto ottimista. Da alcune chiacchierate con i consiglieri comunali di minoranza, mi pare di aver capito che c’è piena sintonia sul progetto. Un segnale di grande responsabilità, che peraltro non mi ha stupito. Vedremo gli altri comuni». In questo senso un passaggio decisivo sono le votazioni dei consigli comunali. Dal capoluogo regionale le indicazioni sono state chiare: i soldi sono questi, approvate la fusione e l’iter può partire. La parola quindi spetta ai consiglieri dei vari comuni. In questo senso una riunione molto importante è stata organizzata per giovedì della prossima settimana, a Casapinta. Saranno presenti i sindaci e le minoranze di tutti e cinque le realtà amministrative. Dovrebbe essere l’occasione per fare il punto della situazione e dare l’accelerata finale al processo. «A Mezzana siamo pronti a mettere la questione nel prossimo ordine del giorno e quindi procedere con la votazione anche entro Natale - spiega con la solita forza Serafia -. Spero che tutti possano fare altrettanto». In che non pare proprio. «Vanno valutate molte cose. Siamo solo a una fase preliminare - dice il sindaco di Strona, Fabrizio Morani -. Non siamo né per il sì né per il no. Ci vuole tempo e vanno valutate nel migliore dei modi tutti le cose. Noi non spingiamo certo sull’acceleratore». Parole chiare, che riflettono una prudenza che suona un po’ come una mezza bocciatura al progetto. «Ma io non l’ho mai detto» precisa il “primo cittadino”.
Gli incentivi al progetto sarebbero di due tipi: immediati e nell’arco di un decennio. Subito, per esempio, da Torino arriverebbero 150 mila euro al nuovo ente e circa 60 mila per ogni ex Comune. In più altri soldi, calcolati in base al numero di residenti (dai 20 ai 30 euro) per sostenere le spese. Un aiuto dovrebbe arrivare pure da Roma, sotto forma di finanziamenti per abbassare le rette dell’immondizia, delle scuole e di varie accise, tipo quella del gas.
Ma la strada da percorre non è così breve come vorrebbe qualche amministratore illuminato. Perché all’oggi non è stato deciso dove si farebbe il Municipio del nuovo Comune, chi si sederebbe sulla poltrona di sindaco e tante piccole/grandi questioni che ufficialmente potrebbero non comparire mai in un ordine del giorno, ma sottobanco rischiano di avere un peso non indifferente. C’è poi una fase di comunicazione nei confronti dei cittadini, che non va sottovalutata. L’unione deve apparire un’occasione di guadagno collettivo e non di perdita d’identità e di servizi. «Ovvio. Mettersi insieme non significherà non avere più l’ufficio postale o la parrocchia - precisa Serafia -. Dovremo unire le forze per tenere in paese i residenti, i giovani, dando loro scuole e spazi più grandi e migliori».
La fusione, peraltro, non è obbligatorio venga fatta da cinque comuni. Bastano quattro, forse pure tre. I vantaggi saranno minori. Si vedrà. Giovedì prossimo sarà un giorno importante, forse decisivo per contare i favorevoli, i contrari e gli scettici.

15 ottobre 2010

Seguici sui nostri canali