Funghi? Non vale neppure la pena provare

I micologi più accaniti, i fungiàt veri, quelli non conoscono tregua. Continuano a provarci lo stesso, chi qua, chi là. Sorretti dalla speranza che il loro lungo occhio, e la buona dose di esperienza, sappia guidarli verso l’oggetto del loro desiderio. Ma anche loro, di questi tempi, hanno vita dura. La stagione dei funghi ormai da settimane facendo registrare un elettroencefalogramma piatto in tutto il Biellese. E se l’exploit di fine giugno, quando un po’ ovunque si erano trovati esemplari di una certa bellezza, aveva illuso sul miracoloso destino dell’annata, questa volta è necessario fare davvero i conti con la realtà.
Nulla. «Non c’è nulla. Assolutamente nulla». Ad affermarlo, con tono ormai rassegnato, è Piero Zorio, uno dei pilastri del Gruppo micologico biellese, la maggiore autorità in materia presente in provincia. «Tutti noi - chiarisce Zorio - stiamo continuando a provarci: io stesso sono stato in Valsessera la scorsa settimana, cercando un po’ di altitudine. Ma nulla. Non c’è un fungo. E la colpa è tutta del caldo». Le temperature troppo elevate, in effetti, sono acerrime nemiche del prezioso e goloso frutto della terra. «I funghi, per crescere, hanno bisogno di due elementi fondamentali - chiarisce il fungiàt -: umidità e temperature adeguate. Il che significa che di notte la colonnina del mercurio non deve scendere sotto i 9/10 gradi, mentre di giorno non deve superare i 24/26». Condizioni ben lontane da quelle attuali, considerato che, nonostante sia ormai settembre, il termometro continua a sfiorare i 30 gradi. «Troppo, assolutamente troppo - continua Zorio - A questi livelli di caldo il micelio si disidrata, non ha modo di svilupparsi». Neppure le piogge dei giorni scorsi hanno portato un po’ di sollievo alla triste situazione: «L’acqua caduta è già evaporata, nel terreno non è rimasto nulla - chiarisce ancora il micologo - E’ possibile trovare qualche raro esemplare solo nelle zone più umide e fredde, non esposte direttamente ai raggi solari. Ma siamo a livelli minimi. E anche dovesse piovere ancora, e le condizioni migliorare, ci vorranno almeno venti giorni perché i funghi possano crescere».
Le speranze, però, sono tutt’altro che positive. «Al momento le previsioni non solo non danno un calo delle temperature in arrivo - chiarisce Zorio -, ma addirittura prevedono qualche giornata di vento. Altro acerrimo nemico dei funghi, perché secca ulteriormente il terreno». E allora, che fare? «Non resta che attendere - conclude il fungiàt - Ma se volete un consiglio spassionato, non provateci neppure. Per ora non ne vale la pena».
Veronica Balocco
I micologi più accaniti, i fungiàt veri, quelli non conoscono tregua. Continuano a provarci lo stesso, chi qua, chi là. Sorretti dalla speranza che il loro lungo occhio, e la buona dose di esperienza, sappia guidarli verso l’oggetto del loro desiderio. Ma anche loro, di questi tempi, hanno vita dura. La stagione dei funghi ormai da settimane facendo registrare un elettroencefalogramma piatto in tutto il Biellese. E se l’exploit di fine giugno, quando un po’ ovunque si erano trovati esemplari di una certa bellezza, aveva illuso sul miracoloso destino dell’annata, questa volta è necessario fare davvero i conti con la realtà.
Nulla. «Non c’è nulla. Assolutamente nulla». Ad affermarlo, con tono ormai rassegnato, è Piero Zorio, uno dei pilastri del Gruppo micologico biellese, la maggiore autorità in materia presente in provincia. «Tutti noi - chiarisce Zorio - stiamo continuando a provarci: io stesso sono stato in Valsessera la scorsa settimana, cercando un po’ di altitudine. Ma nulla. Non c’è un fungo. E la colpa è tutta del caldo». Le temperature troppo elevate, in effetti, sono acerrime nemiche del prezioso e goloso frutto della terra. «I funghi, per crescere, hanno bisogno di due elementi fondamentali - chiarisce il fungiàt -: umidità e temperature adeguate. Il che significa che di notte la colonnina del mercurio non deve scendere sotto i 9/10 gradi, mentre di giorno non deve superare i 24/26». Condizioni ben lontane da quelle attuali, considerato che, nonostante sia ormai settembre, il termometro continua a sfiorare i 30 gradi. «Troppo, assolutamente troppo - continua Zorio - A questi livelli di caldo il micelio si disidrata, non ha modo di svilupparsi». Neppure le piogge dei giorni scorsi hanno portato un po’ di sollievo alla triste situazione: «L’acqua caduta è già evaporata, nel terreno non è rimasto nulla - chiarisce ancora il micologo - E’ possibile trovare qualche raro esemplare solo nelle zone più umide e fredde, non esposte direttamente ai raggi solari. Ma siamo a livelli minimi. E anche dovesse piovere ancora, e le condizioni migliorare, ci vorranno almeno venti giorni perché i funghi possano crescere».
Le speranze, però, sono tutt’altro che positive. «Al momento le previsioni non solo non danno un calo delle temperature in arrivo - chiarisce Zorio -, ma addirittura prevedono qualche giornata di vento. Altro acerrimo nemico dei funghi, perché secca ulteriormente il terreno». E allora, che fare? «Non resta che attendere - conclude il fungiàt - Ma se volete un consiglio spassionato, non provateci neppure. Per ora non ne vale la pena».
Veronica Balocco