Fiat, lenta crescita a Verrone

Fiat, lenta crescita a Verrone
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Mentre il “caso Fiat” infiamma la politica  e le relazioni industriali, nello stabilimento della multinazionale a Verrone,  si lavora senza lo spauracchio della cassa integrazione,  ma in attesa  di una svolta attesa dal gennaio 2008 e mai  arrivata.  Magra consolazione, mentre negli stabilimenti Fiat Auto, ancorati al progetto “Fabbrica Italia”, si cerca di capire il futuro dopo che  i vertici aziendali hanno  rassicurato sabato il premier Monti: «Restiamo in Italia, ma gli investimenti li faremo al momento giusto. Non ora, ma quando il mercato si riprenderà». Cioè, non prima del 2014. Frasi che hanno scatenato le ipotesi di lunghi periodi di cassa in deroga e non hanno  frenato l’idea che Marchionne e gli Agnelli pensino alla chiusura di alcuni dei presìdi  in difficoltà. 

A Verrone. L’accordo politico siglato a Biella quasi cinque anni fa da Sergio Marchionne in persona con i presidenti di Regione, Mercedes Bresso, e di Provincia, Sergio Scaramal, che rimodellò lo stabilimento Powertrain, inaugurato nell’ottobre 2009, prevedeva un investimento da 500 milioni di euro sostenuto dallo Stato e il pieno regime nei primi mesi del 2012 passando da 600 a 1200 addetti e una produzione di 3 mila cambi al giorno. In realtà la produzione oggi si aggira su mille e cento cambi al giorno, le nuove assunzioni sono state circa 60 e non 600, riconfermate quasi tutte a tempo indeterminato nei mesi scorsi,  e gli addetti sulle linee di produzione sono saliti a circa 700 con un tira e molla sul terzo turno notturno reintrodotto due anni fa, che oggi impiega circa 50 addetti e serve per eliminare le strozzature produttive.  Una sessantina di addetti sono in trasferta permanente  da Mirafiori e questo fa dire ai sindacati «che Verrone è diventato un centro di attrazione delle eccedenze». Insomma, una sensibile crescita  c’è stata, ma la svolta no. L’assessore provinciale al Lavoro Michele Mosca conferma «che novità non ce ne sono» e «che il  progetto del 2008 non è mai decollato compiutamente».

Il “Polo dei cambi”.  Il progetto di “Polo dei cambi”  prevede tre allestimenti: il cambio manuale (C635), il Dual Dry Clutch  e quello robotizzato. Attualmente si produce ancora per Mito, Bravo, Delta, la nuova Giulietta e la neonata 500L - lanciata in questi giorni -, per  Citroen ed altri clienti stranieri e si inizia ad operare per i mercati Fiat che stanno crescendo:  per la Dart della Chrysler negli Usa e la Viaggio in Cina, in attesa di sapere se il famoso nuovo Suv “made in Fiat”  verrà assemblato a Mirafiori. La direzione a Verrone è nuovamente cambiata un paio di mesi fa, quando è arrivato un manager da Termoli, le vecchie linee di produzione sono state smantellate e dirottate in Cina, mentre  venerdì scorso lo stabilimento è rimasto fermo per  un guasto ad una macchina della catena robotizzata. «Verrone - spiegano fonti sindacali -, occupandosi di parti meccaniche per più soggetti e clienti, rientra con Powertrain nelle attività di Fiat Industrial e grazie all’innovazione produttiva è meno soggetto alla crisi strutturale del settore automotive, ma certo sempre Fiat è». Come dire che su cosa riserverà il futuro  resta l’incertezza.

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