Con la convoca dei comizi elettorali, entriamo ufficialmente in campagna elettorale. Tra 40 giorni, sabato 6 e domenica 7 giugno, si va alle urne per rinnovare il Parlamento Europeo e, nel Biellese, l’amministrazione provinciale e 72 amministrazioni comunali fra cui Biella e Cossato e quelle di 54 piccoli paesini.
La campagna elettorale è particolarmente spenta. L’unico acuto è stato finora dettato dall’atavica questione ancora irrisolta dell’autostrada.
Ma cosa aspettarci da queste elezioni?
Prima di tutto senso di responsabilità verso un territorio che è frastornato dalla crisi globale e cerca conferme per consolidare il suo luminoso passato e strade nuove per quello che potrebbe diventare un sereno futuro.
La partita - nonostante i sondaggi che danno in netto vantaggio politico il centrodestra sul centrosinistra - è estremamente aperta in città, in molti comuni e in provincia. Lo diciamo perché siamo convinti che questa volta faranno una parte non poco significativa le liste cosiddette civiche. Sono loro a costituire la novità rilevante nel panorama sempre meno rigido della partitocrazia ufficiale che presenta più di una crepa nella propria credibilità complessiva, crepa nella quale si sono infilate nuove iniziative che vediamo molto attive. E mentre i candidati di centrodestra (Pdl più Lega), da Gentile a Simonetti, oggi paiono orientati a sfruttare il vantaggio competitivo del nuovo partito frutto della fusione di Fi e An e dell’apice del consenso per il premier Berlusconi, nel centrosinistra si legge (anche attraverso i manifesti) il tentativo dei candidati (da Barazzotto a Ronzani) di smarcarsi dai partiti di riferimento per puntare su una campagna più personalizzata.
Al di là del forum organizzato proprio da Eco, di contenuti e prospettive finora si parla poco. Ci sono 45 giorni di tempo, non pochi e non molti, per mettere le mani nel piatto del futuro del Biellese. E qui siamo alle solite: scarsi i valori condivisi, molta demagogia e pragmatismo limitato.
Sulle infrastrutture, lo diciamo da tempo, non è pensabile derogare: quelle materiali (strade e treni in particolare) e quelle immateriali (banda larga, wi-fi, centri della conoscenza) sono il volano decisivo di sviluppo del quale il sistema Biella non può fare a meno.
L’emergenza rappresentata dalla crisi non è affatto superata e i fronti aperti sono tanti e larghi: garantire il sostegno a chi ha perso un’occupazione stabile e catalizzare lavoro e imprese dovrebbero essere temi al primo posto dell’agenda quotidiana dei candidati.
Poi ci sono le emergenze croniche: dal problema dei rifiuti a quello delle risorse idriche e del loro uso, per finire con un’anacronistica frammentazione degli enti territoriali che, abbinata ad una provincia che non riesce più neppure a pagare gli stipendi, non regge più istituzionalmente.
Infine, ci sono le visioni di futuro per un Biellese che potrebbe perdere - se non muta la direzione di marcia - 20mila abitanti nei prossimi 15 anni.
Serve, insomma, uno sforzo di creatività e di fantasia per superare steccati molto alti che hanno consentito negli anni d’oro di vivere di rendita. Ecco, su questi ed altri temi ci piacerebbe fosse aperta una discussione che non vediamo se non a spot. Sbaglieremo, ma molti candidati ci sembrano in tutt’altre questioni affaccendati.
Il tempo residuo non è molto, dicevamo, ma comunque sufficiente per far capire agli elettori qualcosa in più sui candidati amministratori pubblici che verranno per i prossimi cinque anni.
Due parole, infine, sull’Europa nella quale Eco di Biella ha sempre creduto sin da quando negli anni Settanta, sulla spinta di Giuseppe Pella, venne inaugurata una felice rubrica che si chiamava Biella-Europa, Europa-Biella. In questa competizione figura un biellese, Gianluca Susta che, al di là della casacca politica, ha sempre svolto alla Ue un’azione di servizio verso il territorio a 360°. E’ sicuramente una presenza preziosa a Bruxelles la sua e lo ha dimostrato su alcune vicende specifiche. C’è da augurarsi che possa mantenere quella posizione rappresentativa e prestigiosa per tutto il Biellese.
La legge elettorale per le politiche - poi - verrà sottoposta a referendum probabilmente il 21 giugno, giorno dei ballottaggi delle amministrative. Uno dei risultati dell’attuale legge, detta “porcellum”, è stato il processo semplificatore dei gruppi parlamentari con gli sbarramenti del 4% per la Camera e 8% per il Senato. Tuttavia, i cittadini-elettori non possono esprimere preferenze e dunque i candidati vengono scelti solo dai partiti: una “deriva” centralista che è stata tra le principali ad originare il referendum. Sarà bene andare a votare per far sapere che il ”corpo elettorale” è in grado di saper scegliere da solo i propri rappresentanti.
Roberto Azzoni
26 aprile 2009
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