Diga in Valsessera, i sindaci del “no” sul piede di guerra

Diga in Valsessera, i sindaci del “no” sul piede di guerra
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Se da un lato il corso della burocrazia spinge nella direzione delle unioni, della messa in comune delle forze, delle collaborazioni, dall’altro il corso delle vicende concrete, quotidiane, sembra realmente avere tutt’altro sapore. Già. Perché i  Comuni biellesi, oggi più che mai fautori delle associazioni di servizi e delle gestioni associate, in realtà sembrano incapaci di stare tutti dalla stessa parte, almeno in alcune vicende. 

Ultima, ma importantissima per le sorti del territorio, è quella della nuova diga in Valsessera: un problema che negli ultimi giorni ha letteralmente “spaccato” in due la provincia, mettendo a duello il “no” dei paesi storicamente contrari all’invaso - in primis per interesse diretto, avendo sul luogo del progetto competenza territoriale - e il “sì” dei Comuni che invece hanno scelto di sostenere le ragioni del Consorzio di Bonifica della Baraggia, promotore dell’opera. Dopo il decreto del Ministero che, di fatto, ha dato l’ok al progetto, per il quale mancano comunque i fondi (e si parla di 300 milioni di euro), il territorio - con il comitato Custodiamo la Valsessera e i Comuni di Trivero, Pray, Coggiola e Mosso  in prima linea - ha promosso, grazie a una sottoscrizione pubblica, un ricorso al Tribunale superiore delle acque. Mossa contro la quale non si è fatta attendere la risposta del Consorzio, che per sostenere il suo contro-ricorso ha raccolto le adesioni di oltre una decina di Comuni, alcuni dei quali anche territorialmente vicini alla diga: Cavaglià, Massazza, Roppolo, Verrone, Villanova, Cerrione, Brusnengo, Camandona, Portula e Cossato (dove le minoranze hanno richiesto un consiglio straordinario per chiarire le ragioni di tale posizione). 

Il sì alle ragioni del Consorzio non è però piaciuto affatto ai sindaci dei quattro Comuni tra Valsessera e Valle di Mosso, i quali hanno espresso tutto il loro disappunto in una lettera indirizzata agli organi di stampa. Un documento duro, che non risparmia critiche ai colleghi amministratori: «Abbiamo appreso con stupore - scrivono - che altri Comuni della nostra provincia e non, quasi tutti lontani dalla Valsessera e senza alcun interesse né diretto né indiretto nell’opera, accogliendo l’invito del Consorzio, si sono costituiti in giudizio contro di noi. Naturalmente la loro posizione processuale sarà vagliata dal Tribunale in quanto, per ricorrere legittimamente, è necessario essere portatori di un interesse concreto nella causa. Sicuramente quei Comuni non hanno tali caratteristiche e quindi saranno verosimilmente estromessi dalla vertenza». Nonostante ciò, il rammarico resta: «Vorremmo ricordare a coloro che probabilmente hanno inteso dare colore politico alla loro iniziativa - prosegue la lettera, facendo chiaro riferimento all’amministrazione cossatese - che la battaglia contro la diga è stata condotta anche grazie all’aiuto di molti attivisti locali della Lega Nord». Oltre a ciò, «resta l’amaro dato politico - concludono - che alcuni Comuni abbiano deciso volontariamente di fare causa ad altri Comuni della stessa provincia con l’animo di imporre sull’altrui territorio un’opera rifiutata dalle popolazioni locali. Tale atteggiamento - e qui la stoccata  - non potrà non comportare gravi ripercussioni a livello di rapporti personali e istituzionali tra i nostri rispettivi enti, sia a livello diretto, sia di Provincia, sia negli enti come le nascenti Unioni montane».

Veronica Balocco

Se da un lato il corso della burocrazia spinge nella direzione delle unioni, della messa in comune delle forze, delle collaborazioni, dall’altro il corso delle vicende concrete, quotidiane, sembra realmente avere tutt’altro sapore. Già. Perché i  Comuni biellesi, oggi più che mai fautori delle associazioni di servizi e delle gestioni associate, in realtà sembrano incapaci di stare tutti dalla stessa parte, almeno in alcune vicende. 

Ultima, ma importantissima per le sorti del territorio, è quella della nuova diga in Valsessera: un problema che negli ultimi giorni ha letteralmente “spaccato” in due la provincia, mettendo a duello il “no” dei paesi storicamente contrari all’invaso - in primis per interesse diretto, avendo sul luogo del progetto competenza territoriale - e il “sì” dei Comuni che invece hanno scelto di sostenere le ragioni del Consorzio di Bonifica della Baraggia, promotore dell’opera. Dopo il decreto del Ministero che, di fatto, ha dato l’ok al progetto, per il quale mancano comunque i fondi (e si parla di 300 milioni di euro), il territorio - con il comitato Custodiamo la Valsessera e i Comuni di Trivero, Pray, Coggiola e Mosso  in prima linea - ha promosso, grazie a una sottoscrizione pubblica, un ricorso al Tribunale superiore delle acque. Mossa contro la quale non si è fatta attendere la risposta del Consorzio, che per sostenere il suo contro-ricorso ha raccolto le adesioni di oltre una decina di Comuni, alcuni dei quali anche territorialmente vicini alla diga: Cavaglià, Massazza, Roppolo, Verrone, Villanova, Cerrione, Brusnengo, Camandona, Portula e Cossato (dove le minoranze hanno richiesto un consiglio straordinario per chiarire le ragioni di tale posizione). 

Il sì alle ragioni del Consorzio non è però piaciuto affatto ai sindaci dei quattro Comuni tra Valsessera e Valle di Mosso, i quali hanno espresso tutto il loro disappunto in una lettera indirizzata agli organi di stampa. Un documento duro, che non risparmia critiche ai colleghi amministratori: «Abbiamo appreso con stupore - scrivono - che altri Comuni della nostra provincia e non, quasi tutti lontani dalla Valsessera e senza alcun interesse né diretto né indiretto nell’opera, accogliendo l’invito del Consorzio, si sono costituiti in giudizio contro di noi. Naturalmente la loro posizione processuale sarà vagliata dal Tribunale in quanto, per ricorrere legittimamente, è necessario essere portatori di un interesse concreto nella causa. Sicuramente quei Comuni non hanno tali caratteristiche e quindi saranno verosimilmente estromessi dalla vertenza». Nonostante ciò, il rammarico resta: «Vorremmo ricordare a coloro che probabilmente hanno inteso dare colore politico alla loro iniziativa - prosegue la lettera, facendo chiaro riferimento all’amministrazione cossatese - che la battaglia contro la diga è stata condotta anche grazie all’aiuto di molti attivisti locali della Lega Nord». Oltre a ciò, «resta l’amaro dato politico - concludono - che alcuni Comuni abbiano deciso volontariamente di fare causa ad altri Comuni della stessa provincia con l’animo di imporre sull’altrui territorio un’opera rifiutata dalle popolazioni locali. Tale atteggiamento - e qui la stoccata  - non potrà non comportare gravi ripercussioni a livello di rapporti personali e istituzionali tra i nostri rispettivi enti, sia a livello diretto, sia di Provincia, sia negli enti come le nascenti Unioni montane».

Veronica Balocco

 

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