«Diga? A Roma da perdenti»

«Diga? A Roma da perdenti»
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ValsesseraSarebbe pieno di censure l’amaro sfogo del sindaco di Trivero, Massimo Biasetti. Il sobrio, pacato, rispettoso ed educato amministratore, infatti, nello spiegare lo spirito con cui domani oggi va a Roma, tema diga, si lascia andare a diverse parolacce che, in televisione, sarebbero coperte dai classici “bip”.

La rabbia. «Ma certo. Cosa contiamo noi sindaci? Proprio un bel niente» dice, con qualche aggiustamento di chi scrive... «Vale il discorso delle Provincie e di tutto il resto - sbotta il sindaco e geologo -. Ci fanno votare. Ci fanno andare a Roma. Ci ascoltano e poi tanto decidono loro. Dall’alto. La vicenda del riordino amministrativo delle Province è emblematico. Ma lo è anche quello della diga. Consigli, riunioni, pareri, incontri... Tutto per ribadire i nostri no... E poi? Da Roma e da Torino arrivano i sì pesanti, quelli che contano... Sì, sono scoraggiato. Deluso. Amareggiato. Perché mi sento impotente nel difendere gli interessi dei miei residenti». «Certo, andrò a Roma, sacrificherò lavoro e famiglia perché questo devo al mio paese, ma a cosa servirà? A ribadire le nostre ragioni, che poi non saranno mai prese in considerazione. Lo trovo un fatto avvilente». 

Incontro. Insieme a Massimo Biasetti ci sarà Carlo Grosso, sindaco di Mosso. I due rappresenteranno altri amministratori della valle, convocati al Ministero delle Infrastrutture. Ai sindaci sarà presentato il progetto e, nel dettaglio, quello legato al nuovo muro dell’invaso, altro circa cento metri. «Ascolteremo quanto hanno da dirci - dice Grosso -. Pessimista? Abbastanza. Purtroppo. Spero non sia finita, ma certo oggi la vittoria del Consorzio Baraggia mi pare molto vicina».

Assessore (quasi ex) . Guido Dellarovere, assessore della giunta provinciale, con delega sulla diga, dice: «Fino in fondo farò il mio dovere, istituzionale, nonostante i fatti recenti... Quindi andrò a Roma. In discussione c’è l’intero progetto. Se dicono sì... Solo degli illusi potranno credere di fermare l’iter».

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