DALLA SVEZIA: PATRIZIA GARZENA

DALLA SVEZIA: PATRIZIA GARZENA
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Katrineholm. Ogni volta che mi è capitato di essere invitata a una festa ho avuto la conferma che, da queste parti, l’obiettivo primario di una serata in compagnia sembra quello di abbandonarsi a una sbronza collettiva. Russi, polacchi, albanesi, svedesi, belgi… non ha molta importanza la nazionalità degli invitati e non conta se è un party privato per un compleanno o l’happening sociale di una qualche organizzazione. 

A un certo punto della serata, di solito molto presto, comincia immancabilmente la discesa a cerchi sempre più rapidi verso il fondo di una bottiglia, due bottiglie, tre, quattro, dieci… Con l’esperienza ho capito che la patente B è la mia unica salvezza. Ogni volta che mi invitano e si offrono amorosamente di pagarmi un viaggio in taxi - «così stasera puoi bere anche tu» - rispondo invariabilmente che io amo guidare e che - no certo, mi dispiace - ma anche stavolta verrò con la mia macchina. Questa storia del taxi, lo ammetto, mi fa sempre un po’ ridere e mi sembra tanto svedesemente emblematica: si esce per sballarsi di alcol però, molto politically correct, ci si fa scarrozzare da qualcun altro così non si rischia di farsi male e in più si assicura il lavoro a una categoria sociale. Così almeno la coscienza collettiva è salva e pazienza se è il fegato individuale ad andare in carpione… Questo è il Paese della libertà dove puoi fare tutto quello che vuoi, purché sia tu solo a pagarne le conseguenze, prosit! Anzi, skål!

Patrizia Garzena

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