DALLA GRAN BRETAGNA: SIMONA REY

DALLA GRAN BRETAGNA: SIMONA REY
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Londra. Chiudo il giornale e mi domando se sia solo un’impressione o se sia vero che le notizie pubblicate dai quotidiani inglesi abbiano assunto un tono più drammatico del necessario. A giudicare dai titoli, pare, infatti, che dall’allarmismo infondato degli ultimi anni, i giornalisti britannici abbiano deciso di passare alla negatività quasi sistematica. Di riflesso, è comunque vero che la recessione abbia avuto un impatto non indifferente sugli stati d’animo, e di questi tempi è quasi una rarità non ricorrere alla parola “crisi” per contestualizzare qualsiasi situazione.

Londra. Chiudo il giornale e mi domando se sia solo un’impressione o se sia vero che le notizie pubblicate dai quotidiani inglesi abbiano assunto un tono più drammatico del necessario. A giudicare dai titoli, pare, infatti, che dall’allarmismo infondato degli ultimi anni, i giornalisti britannici abbiano deciso di passare alla negatività quasi sistematica. Di riflesso, è comunque vero che la recessione abbia avuto un impatto non indifferente sugli stati d’animo, e di questi tempi è quasi una rarità non ricorrere alla parola “crisi” per contestualizzare qualsiasi situazione. Per puro caso mi sono ritrovata a discutere queste idee con il direttore di una Onlus locale, che grazie alla sua innata cordialità è riuscito a riappacificarmi con i mali del mondo. L’ente di cui è a capo è un laboratorio creativo che si occupa di promuovere la bontà e la gentilezza attraverso l’arte, valutando l’impatto dei sentimenti sui partecipanti. L’idea è eccentrica ma il direttore descrive i suoi progetti con un entusiasmo talmente contagioso che qualsiasi problema, economico o politico che sia, passa per un momento in secondo piano. Un senso di fratellanza sta alla base di ogni iniziativa: l’avvicinamento tra bambini ed anziani attraverso il linguaggio del disegno; l’organizzazione annuale di un picnic gigante che mobilita intere comunità; la diffusione di giochi elettronici che promuovono l’importanza del “fare la differenza”. Parlando con il direttore dell’Onlus - l’incarnazione della parola “caring” (premuroso, attento ai bisogni degli altri) - mi rendo conto che nonostante la negatività trasmessa dalle testate nazionali, sono ancora in molti quelli che non hanno perso di vista l’importanza di un gesto semplice ed il valore dello stare insieme, nonostante tutto. Senza cadere nella filosofia spicciola, il miglior auspicio è che ce ne si possa ricordare più spesso.
Simona Rey

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