DALLA FRANCIA:COSTANTINO MORETTI

DALLA FRANCIA:<BR>COSTANTINO MORETTI
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Parigi.Verso un nuovo progetto di legge per penalizzare la negazione del genocidio armeno. Sebbene sino ad oggi siano due i genocidi riconosciuti ufficialmente dallo Stato francese, ovvero il genocidio armeno del 1915 e la Shoah, solo quest’ultima è associata all’applicazione di una sanzione penale volta a punire qualsiasi pubblica forma di negazionismo

Una proposta di legge mirata ad estendere questa misura al negazionismo del genocidio armeno fu votata ed adottata dall’Assemblea Nazionale nel dicembre del 2011. Come per la Shoah, essa prevedeva che ogni forma di negazione pubblica di un genocidio riconosciuto dalla legge francese fosse passibile di un anno di prigione e di una multa di 45 mila euro. Nel febbraio del 2012, tale proposta legislativa fu tuttavia “censurata” dal Consiglio costituzionale con il pretesto che, in base alla legge sulla libertà di espressione del 1881, in sostanza, una legge può reprimere gli abusi legati all’esercizio della libertà di espressione, ma non può reprimere la libertà di espressione stessa. Il differente “peso” attribuito alla libertà di espressione nei due casi distinti, dipenderebbe fondamentalmente dal fatto che il genocidio perpetuato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale è citato in modo esplicito nella testo della famosa legge Gayssot del 1990 che (oltre all’antisemitismo) vieta la negazione dei crimini riconosciuti dal tribunale militare di Norimberga. Il genocidio armeno invece è “semplicemente” un crimine riconosciuto ufficialmente dallo Stato francese. In breve, il Consiglio costituzionale, nel suo giudizio, sembra fare una distinzione tra crimini di guerra riconosciuti e giudicati formalmente da un tribunale internazionale e crimini riconosciuti dalla legge di un singolo Stato. In un clima di crescente tensione tra Ankara e Parigi, l’obiettivo del governo è ora quello di presentare una nuova proposta di legge che sia in grado di passare in Senato e in particolare di “aggirare” il Consiglio costituzionale, attraverso nuovi canali giuridici (per esempio attraverso un decreto e non una legge), in modo da evitare nuove “censure”. Il dossier sarà dunque riaperto, ma sebbene il Ccaf (Consiglio di coordinamento delle organizzazioni Armene di Francia) auspichi che la nuova legge sia votata prima del prossimo anniversario del genocidio armeno (il 24 aprile dell’anno prossimo), per ovvie ragioni politiche e soprattutto diplomatiche, l’iter rischia di essere ben più lungo del previsto.

Costantino Moretti