DAGLI USA: PAOLO TORELLO VIERA

New York. I risulati delle presidenziali americane sono arrivati e parlano chiaro. Dopo quattro anni di sforzi repubblicani per spodestare il presidente Obama e milioni di dollari spesi in campagna elettorale, l’America ha risposto “No, grazie”. Il dibattito su chi debba guidare la nazione è terminato, ma quello “post mortem” è appena iniziato.
Dov’è finito il Partito Repubblicano? Dove va l’America? Qual è il significato di queste elezioni? Queste le domande ricorrenti per parecchio tempo anche dopo l’insediamento del presidente per il secondo mandato.
New York. I risulati delle presidenziali americane sono arrivati e parlano chiaro. Dopo quattro anni di sforzi repubblicani per spodestare il presidente Obama e milioni di dollari spesi in campagna elettorale, l’America ha risposto “No, grazie”. Il dibattito su chi debba guidare la nazione è terminato, ma quello “post mortem” è appena iniziato.
Dov’è finito il Partito Repubblicano? Dove va l’America? Qual è il significato di queste elezioni? Queste le domande ricorrenti per parecchio tempo anche dopo l’insediamento del presidente per il secondo mandato.
Gli esperti e gli strateghi avevano torto; Nate Silver aveva ragione. In tanti hanno creduto che i polls fossero sbagliati e che Romney avebbe comunque vinto con stretto margine, nonostante la perdita di terreno delle ultime settimane. Non è stato così. I sognatori hanno imparato che quello che conta è la matematica, non i sentimenti. Nate Silver (autore del 538 calculus sul Nyt) aveva ragione e le scuse sono dovute. Oggi sembra un Galileo moderno e i suoi critici l’Inquisizione.
L’uragano Sandy non è colpevole. Se lo scarto fosse stato minimo, si potrebbe attribuire il risultato a Sandy. Non è così. La maggioranza dei votanti, dal Wisconsin alla Florida e al Colorado, non è stata vittima dell’uragano, ma semplicemente non ha ritenuto credibile il programma repubblicano.
E’ ora di mettere da parte gli Ultra Conservatori e il Tea Party. I più conservatori e i membri del Tea Party sono partiti subito all’attacco dicendo che i moderati sono la causa della sconfitta e che McCain e Romney sono centristi, non in grado di spostare l’ago della bilancia. E’ ora di smetterla. In un’elezione dove i punti centrali dovevano essere la lentezza della ripresa economica e la disoccupazione quasi all’8%, la questione sull’aborto ha prevalso nell’ultimo periodo. Bisogna, in modo responsabile, vivere la realtà affrontando i temi scottanti quali la regolamentazione dell’aborto e dei rapporti di coppia. L’approccio anacronistico del Partito Repubblicano non può che nuocere a se stesso.
I repubblicani devono creare consenso. Sempre sulla stessa onda, i repubblicani devono avere una platea più vasta e variegata per vincere le elezioni. Più moderati, più donne, più ispanici, più “middle class” devono unirsi al gruppo degli elettori.
Nulla cambia nulla. Si diceva che l’11 Settembre avrebbe cambiato tutto. Solo 10 anni dopo, il terrorismo e la politica estera hanno avuto un ruolo estremamente marginale in queste elezioni. Le presidenziali 2012 venivano considerate le più importanti della nostra esistenza. Non è così. In realtà, si sono basate sulle piccole cose, mai sui punti fondamentali. Non si è mai assistito ad un dibattito in cui si siano approfonditi argomenti quali social security, pensioni, sindacati, sanità e estremismo islamico.
In conclusione Obama ha vinto pur avendo punti deboli quali la disoccupazione, l’uccisione di quattro americani in Libia (uno dei quali ambasciatore) e un’economia che non riparte.
C’è da chiedersi se non sia un’occasione mancata dei repubblicani.
Paolo Torello Viera