DAGLI USA: EMILIO PASCHETTO

DAGLI USA: EMILIO PASCHETTO
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New York. Non è la quotidianità che permette di notar le differenze… al contrario: se facessimo lo sforzo di cambiare la nazione in cui viviamo ogni 5 anni, di cambiare la strada che ci porta al lavoro ogni giorno, di cambiare i tempi e tipo di cucina che mangiamo, di cambiar le persone e le consuetudini con cui ci confrontiamo, noteremmo cento volte di più di quanto invece non vediamo. E così, dopo quasi un anno che non ritornavo alle mie origini (Biella), ho osservato. Un passaggio a confronto con le differenze, un’Italia che non mi aspettavo: New York e gli Usa erano attanagliati da crisi selvaggia, inattesa, di proporzioni epocali nel 2008/2009, una crisi come nessuno poteva immaginare: il parallelo con la crisi che l’Europa vive oggi, regge.

Senza entrare nel merito delle differenze tra Europa e Usa, siano queste politiche, meramente economiche, di commento ai “perché” o di reazione ai “come è possibile” c’è una differenza “umana” che mi è esplosa davanti agli occhi, così evidente da apparire tragicamente macroscopica. La chiamo “spirito di rivalsa”, ma potrebbe esser anche chiamata “determinazione a non mollare”... Quando gli Usa erano sull’orlo del delirio, qui, i visi della gente (poi le parole e poi le azioni) a New York come ad Atlanta o a San Diego presero ad esprimere: «Non molleremo», «Ricominceremo tutto», «In un modo o nell’altro ne verremo fuori», «Abbiamo patito il colpo ma ci tireremo su le maniche e ricominceremo il cammino». Non c’era entusiasmo, c’era una rabbia pilotata alla reazione «per venirne fuori, costi quello che costi»... e c’era un nuovo presidente di colore che s’era caricato le aspettative di 330 milioni di persone sulle spalle. Il motore era quasi fuso ma il telaio pareva reggere e quei 330 milioni credevano che la macchina avrebbe potuto riprendere la strada (presto o tardi). I volti dell’Italia che ho visto adesso invece parevano esprimere un’unica cosa: «Lasciate ogni speranza voi che entrate», quasi che il buio Medioevo fosse li a fingersi il futuro senza luce alcuna, appena in lontananza. La crisi qui a New York non è finita ma indubbiamente gli Usa stanno ricominciando a mietere chilometri (più lentamente e prendendo “buche” qua e là) con circospezione, in un’unica direzione: i volti che ho osservato, da dove io provengo, invece esprimevano la paura che la strada fosse alla fine e più nessuno volesse mettersi a guidare, per salite ormai troppo ripide e impervie, con traguardi mai condivisi e senza luci ad illuminare la sopraggiunta notte delle paure.  

Emilio Paschetto

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