DAGLI USA: EMILIO PASCHETTO

DAGLI USA: EMILIO PASCHETTO
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New York. Un russo in skateboard con borse della spesa sfila fermandosi al semaforo cozzando quasi un tipetto basso e pienotto in corsa tra i tanti che al momento si fermano all’attraversamento del crocevia. Un mendicante bianco, vecchio, fuori di testa sparla a vanvera, un’adolescente dai capelli rossi perde una moneta, si ferma, la raccoglie, mi guarda quasi non sapesse che farsene, proprio mentre una cieca sudamericana sovrappeso ci passa accanto col suo bastone bianco e in due la osserviamo mentre lo spazzino vuota frettoloso l’elegante cestino sull’incrocio: 6th Avenue e quattordicesima. 

Una 20enne di colore in attesa incontra il suo ragazzo, probabile l’appuntamento: lei, praticamente da sfilata trash, lui forse un culturista in braghe corte, meglio lasciarlo stare. Una 30enne mussulmana con un elegantissimo foulard a nasconderle i capelli sfila entrando da Urban Outfitters e una coppia (lei giovane e asiatica, lui orrido, indiano, grasso con un bambino in braccio che mi dà l’idea di famiglia) riparte dal semaforo mentre il tipo con lo skatebord butta la tavola a terra, ci sale e col verde attraversa finalmente via veloce con le sue borse della spesa. La metro sputa e ingurgita a getto continuo, esce uno tatuato ovunque, anestetizzato dall’iPod, come molti, sordo ai rumori di questo incrocio... urta un messicano con la pizza nel cartone e la casacca dei Mets che svogliato si trascina mentre un biondo ossigenato di colore con la barba e le calze a rete cammina su scarpe dal tacco alto e ci fa voltare tutti. Noto questa attraente europea fare una foto di questo incrocio scialbo e frenetico, parlando con un’accompagnatrice che in tedesco le chiede qualcosa a cui nessuna delle due sa rispondere. Mi osservano digitare frenetico questo pezzo sul mio Droid Phone, mi avvicinano chiedendo in un decente inglese da teutoni: «Per Time Square, questa metro va bene?». Sto per rispondere mentre due  “cristoni” di 120 kg l’uno passano urtandoci insensibili come due elefanti d’aria compressa. Le due bionde sono ancora qui a me di fronte. «Sì, prendete la “F” Uptown ma dovete cambiare, non ci arriva diretta...», dico mentre mi cade l’occhio su uno scarafaggio grassottello, in sosta vicino all’infradito di una delle due, mi zittisco, lo indico, la belloccia caccia un urlo acuto e salta come non ho mai visto, si rifugia dietro di me... Sorrido: «Also this is New York», commento da questo incrocio, in fondo comune, anonimo, normale qui a NewYork, dove mi son fermato un minuto in un mercoledì sera di sole al tramonto dei primi di giugno.

Emilio Paschetto

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