«Così farò rivivere il rifugio Ponasca»

«Così farò rivivere il rifugio Ponasca»
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COGGIOLA - Il cartello allimbocco del sentiero, alle Piane di Coggiola, è già di per sè il ritratto di un ottimismo che da mesi mancava. “Aperto”. Il rifugio Ponasca, lassù ai 1.587 metri dellomonima alpe, sulle pendici della montagna che qui tutti considerano una seconda casa, il Monte Barone, è di nuovo vivo. Dal 1975, questa piccola e accogliente struttura, adagiata in uno degli angoli dal panorama più incantevole di tutta valle, è un punto tappa imperdibile per chi decida di avventurarsi verso i 2.044 metri della cima. Tranne lo scorso anno. Quando qui, al posto delle salsicce e della polenta, delle voci e delle risate, dei canti e del vino, regnava unaria di tristezza. Di silenzio. Dovuto a una chiusura forzata, legata a  problemi di contratto che il proprietario del rifugio, il Cai Valsessera, non era riuscito a risolvere.

Ma è una storia passata. Una storia che in un paio di settimane si è già fatta dimenticare, lasciando posto al nuovo volto di questo rifugio: Davide Gioia, 47 anni, di Portula. Un passato lavorativo in un’azienda di termoidraulica, nel settore commerciale, e oggi la voglia di mettersi in gioco con un’avventura di vita mai tentata prima: «Ho deciso di propormi per prendere in gestione il rifugio perché ho intravisto una possibilità alternativa di riscatto dalla crisi lavorativa dell'ultimo periodo - spiega Davide, che già da un paio di weekend accoglie gli escursionisti offrendo pasti e bicchierate, ma anche possibilità di pernottamento, in attesa della vera e propria festa di inaugurazione prevista per il 7 giugno - che assecondasse però la mia passione per la montagna e il mio legame affettivo con il monte Barone». Dopo la chiusura dell’ultimo anno, confortato anche dal consiglio direttivo del Cai che ha già espresso «massima soddisfazione per questo passaggio, nella certezza di un rilancio del rifugio», Davide Gioia ha le idee chiare sul futuro: «Vorrei nuovamente rendere questa struttura un valido punto di appoggio per tutti gli escursionisti» chiarisce. E guardando avanti, la sensazione è che ci siano tutte le carte in regola per riuscirci: «Ho iniziato a tenere aperto il rifugio dal 9 maggio per ultimare i lavori di sistemazione e l'avvio ha superato le mie aspettative in fatto di affluenza, favorita dagli ultimi due fine settimana di bel tempo. In ogni caso il rifugio sarà ufficialmente  aperto tutti i weekend dei mesi di giugno, luglio e settembre e tutti i giorni nel mese di agosto», fa notare il gestore, il quale chiarisce anche che «si possono poi prenotare periodi differenti contattandomi direttamente». Terminata quindi la fase preparatoria legata al trasporto del materiale, avvenuto principalmente con l'elicottero e per la restante parte «con gli zaini dei miei preziosissimi amici», il “Ponasca” è ora tornato a rivivere davvero. In attesa di chi voglia trascorrervi qualche ora di riposo. «Ma per tutto questo devo dire grazie al Cai Valsessera, e al presidente Adriano Marchisio, che ha riposto in me grande fiducia - conclude Davide Gioia -. Ora non resta che mettersi al lavoro».

Veronica Balocco

COGGIOLA - Il cartello allimbocco del sentiero, alle Piane di Coggiola, è già di per sè il ritratto di un ottimismo che da mesi mancava. “Aperto”. Il rifugio Ponasca, lassù ai 1.587 metri dellomonima alpe, sulle pendici della montagna che qui tutti considerano una seconda casa, il Monte Barone, è di nuovo vivo. Dal 1975, questa piccola e accogliente struttura, adagiata in uno degli angoli dal panorama più incantevole di tutta valle, è un punto tappa imperdibile per chi decida di avventurarsi verso i 2.044 metri della cima. Tranne lo scorso anno. Quando qui, al posto delle salsicce e della polenta, delle voci e delle risate, dei canti e del vino, regnava unaria di tristezza. Di silenzio. Dovuto a una chiusura forzata, legata a  problemi di contratto che il proprietario del rifugio, il Cai Valsessera, non era riuscito a risolvere.

Ma è una storia passata. Una storia che in un paio di settimane si è già fatta dimenticare, lasciando posto al nuovo volto di questo rifugio: Davide Gioia, 47 anni, di Portula. Un passato lavorativo in un’azienda di termoidraulica, nel settore commerciale, e oggi la voglia di mettersi in gioco con un’avventura di vita mai tentata prima: «Ho deciso di propormi per prendere in gestione il rifugio perché ho intravisto una possibilità alternativa di riscatto dalla crisi lavorativa dell'ultimo periodo - spiega Davide, che già da un paio di weekend accoglie gli escursionisti offrendo pasti e bicchierate, ma anche possibilità di pernottamento, in attesa della vera e propria festa di inaugurazione prevista per il 7 giugno - che assecondasse però la mia passione per la montagna e il mio legame affettivo con il monte Barone». Dopo la chiusura dell’ultimo anno, confortato anche dal consiglio direttivo del Cai che ha già espresso «massima soddisfazione per questo passaggio, nella certezza di un rilancio del rifugio», Davide Gioia ha le idee chiare sul futuro: «Vorrei nuovamente rendere questa struttura un valido punto di appoggio per tutti gli escursionisti» chiarisce. E guardando avanti, la sensazione è che ci siano tutte le carte in regola per riuscirci: «Ho iniziato a tenere aperto il rifugio dal 9 maggio per ultimare i lavori di sistemazione e l'avvio ha superato le mie aspettative in fatto di affluenza, favorita dagli ultimi due fine settimana di bel tempo. In ogni caso il rifugio sarà ufficialmente  aperto tutti i weekend dei mesi di giugno, luglio e settembre e tutti i giorni nel mese di agosto», fa notare il gestore, il quale chiarisce anche che «si possono poi prenotare periodi differenti contattandomi direttamente». Terminata quindi la fase preparatoria legata al trasporto del materiale, avvenuto principalmente con l'elicottero e per la restante parte «con gli zaini dei miei preziosissimi amici», il “Ponasca” è ora tornato a rivivere davvero. In attesa di chi voglia trascorrervi qualche ora di riposo. «Ma per tutto questo devo dire grazie al Cai Valsessera, e al presidente Adriano Marchisio, che ha riposto in me grande fiducia - conclude Davide Gioia -. Ora non resta che mettersi al lavoro».

Veronica Balocco

 

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