Cormorani, una piaga sempre più grave: pesci in pericolo
Per l’osservatore comune è solo un uccello. A qualcuno sembrerà bello, ad altri brutto. Ma niente di più. Eppure, c’è un’intera specie animale che, soprattutto nel Biellese, di quest’uccello ha tutte le ragioni per temere la presenza. Anzi, per detestarla. Da una parte ci sono i cormorani, dall’altra i pesci. Due giocatori di una partita che, a poco a poco, sta finendo per trasformarsi in una “solitaria”, semplicemente per eliminazione dell’avversario. Senza che soluzioni siano state individuate. E men che meno messe in atto.
La vicenda è grave. Molto. E non solo per i pescatori, né solo per i gestori dei laghetti sportivi, né solo ancora per i rivenditori di materiale ittico. E’ grave per l’intero ecosistema. «I cormorani stanno letteralmente facendo razzia di pesce sul nostro territorio - afferma Enrico Crepaldi, guardapesca Fipsas -. Una piaga veramente preoccupante, per risolvere la quale non sono state individuate soluzioni». Il problema è di quelli capaci di scatenare battaglie ideologiche, con la prevedibile alzata di scudi animalista, ma si tratta comunque di una situazione che richiede una presa di coscienza: «I cormorani non sono autoctoni - fa notare Crepaldi -. Arrivano dal Medio Oriente: sono giunti in Europa a seguito della Guerra del Golfo, quando sfuggivano alle esalazioni provenienti dai pozzi petroliferi in fiamme. Da allora qui sono diventati una presenza sempre più consistente, ma la loro convivenza con l’habitat locale è estremamente complicata». A differenza di quanto si potrebbe a prima vista immaginare, il cormorano è infatti un animale piuttosto ingordo: «Si ciba di tantissimo pesce, di qualunque tipo - chiarisce il guardapesca -, compresi pescegatto e persici sole, ovvero quelli più spinosi. E lo fa con grande ingordigia: è capace di immergersi in acqua per svariati metri e di restare sotto anche due o tre minuti, finché non aggredisce la preda e risale in superficie». Ma anche questa lotta non è detto che si concluda con l’esito più scontato, ovvero la soddisfazione del palato: «Spesso i cormorani attaccano il pesce per poi rilasciarlo subito, senza neppure mangiarlo», chiarisce Crepaldi.
Nel Biellese, durante gli anni i cormorani si sono moltiplicati, sino a diventare stanziali. «E ora sono presenti lungo tutti i corsi d’acqua e i laghi, finendo per creare notevoli danni non solo alla fauna ittica ma anche al sistema economico che di questa vive». Numerosi piccoli laghi sportivi -ma anche il lago di Viverone non è esente dal problema - stanno affrontando un’emergenza senza pari. Ma gli strumenti per intervenire mancano. «Qualcuno tempo fa utilizzava specifici cannoncini che sparano colpi a salve per tenere lontani gli uccelli - spiega il guardapesca -, ma anche questo non serve più. E le leggi stanno diventando sempre più restrittive in merito». Quel che servirebbe, invece, è una presa di coscienza collettiva: «Il problema esiste ed è grave, pari a quello dei cinghiali - conclude Crepaldi -. Sarebbe importante che della questione iniziasse a prendere atto chi può materialmente fare qualcosa, imponendo un qualche rimedio». Tra i pescatori non sono pochi a propendere per l’abbattimento selettivo, come già si fa ad esempio in Lombardia o in Val d’Aosta. Ma la battaglia non è di quelle semplici. L’essenziale, in ogni caso, è che si inizi a parlarne.
Veronica Balocco