«Contro i cormorani uniamo le forze»
AOSTA - Il problema della presenza infestante di cormorani, con conseguenti gravi danni alla fauna ittica, travalica i confini biellesi. Che la piaga fosse geograficamente più estesa della semplice area provinciale era noto, ma ora anche i “vicini di casa” vogliono far sentire la loro voce. Cogliendo l’occasione per sollevare una proposta concreta: creiamo un momento di discussione, sediamoci tutti attorno a un tavolo. E individuiamo una strategia comune.
A intervenire nel dibattito è Antonio Crea, presidente del Consorzio Pesca Val d’Aosta (l’ente che dal 1952 gestisce sul territorio la problematica della pesca per contro della Regione), messosi in contatto con Eco a seguito del servizio che, lo scorso numero, ha fatto un primo punto sulla problematica. Un filo diretto giustificato, innanzitutto, da un’esigenza di chiarimento: «Non è corretto dire che in Val d’Aosta si effettuano abbattimenti di selezione dei cormorani - puntualizza Crea -. Nella nostra regione è stata autorizzata la selezione di soli 12 esemplari, ben 5 anni fa. Da allora, l’Istituto bolognese deputato ad erogare i via libera agli abbattimenti di selezione ha dato un giro di vite. E più nessun animale è stato coinvolto». La normativa in questione, d’altro canto, è molto stretta. «I cormorani non possono essere abbattuti per effetto di una legge europea - chiarisce Crea - alla quale è possibile derogare solo su specifica autorizzazione e per particolari motivi, quali la tutela di specie pregiate».
In ogni caso, la mancanza di un contenimento numerico dei cormorani sta creando non pochi problemi anche tra i “vicini di casa”: «La zona più colpita è quella della Dora Baltea - puntualizza il presidente - ma anche le valli laterali stanno iniziando ad essere interessate». Da qui, la necessità di levare un appello: «E’ necessario che tutti i territori toccati da questa problematica prendano coscienza della questione e si mettano attorno a un tavolo - conclude Crea -. Serve un momento di confronto, un tavolo. Un’iniziativa che consenta quanto meno di sensibilizzare le Regioni su questo problema, nel tentativo di arrivare a una soluzione».
Veronica Balocco
AOSTA - Il problema della presenza infestante di cormorani, con conseguenti gravi danni alla fauna ittica, travalica i confini biellesi. Che la piaga fosse geograficamente più estesa della semplice area provinciale era noto, ma ora anche i “vicini di casa” vogliono far sentire la loro voce. Cogliendo l’occasione per sollevare una proposta concreta: creiamo un momento di discussione, sediamoci tutti attorno a un tavolo. E individuiamo una strategia comune.
A intervenire nel dibattito è Antonio Crea, presidente del Consorzio Pesca Val d’Aosta (l’ente che dal 1952 gestisce sul territorio la problematica della pesca per contro della Regione), messosi in contatto con Eco a seguito del servizio che, lo scorso numero, ha fatto un primo punto sulla problematica. Un filo diretto giustificato, innanzitutto, da un’esigenza di chiarimento: «Non è corretto dire che in Val d’Aosta si effettuano abbattimenti di selezione dei cormorani - puntualizza Crea -. Nella nostra regione è stata autorizzata la selezione di soli 12 esemplari, ben 5 anni fa. Da allora, l’Istituto bolognese deputato ad erogare i via libera agli abbattimenti di selezione ha dato un giro di vite. E più nessun animale è stato coinvolto». La normativa in questione, d’altro canto, è molto stretta. «I cormorani non possono essere abbattuti per effetto di una legge europea - chiarisce Crea - alla quale è possibile derogare solo su specifica autorizzazione e per particolari motivi, quali la tutela di specie pregiate».
In ogni caso, la mancanza di un contenimento numerico dei cormorani sta creando non pochi problemi anche tra i “vicini di casa”: «La zona più colpita è quella della Dora Baltea - puntualizza il presidente - ma anche le valli laterali stanno iniziando ad essere interessate». Da qui, la necessità di levare un appello: «E’ necessario che tutti i territori toccati da questa problematica prendano coscienza della questione e si mettano attorno a un tavolo - conclude Crea -. Serve un momento di confronto, un tavolo. Un’iniziativa che consenta quanto meno di sensibilizzare le Regioni su questo problema, nel tentativo di arrivare a una soluzione».
Veronica Balocco