«Contro i bracconieri serve collaborazione»

«Contro i bracconieri serve collaborazione»
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Collaborazione. Aiuto diretto da parte dei cittadini, con segnalazioni precise e circostanziate. Valerio Cappello, comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, lancia un appello concreto alla popolazione per affrontare un problema tanto spinoso quanto di complessa soluzione: il bracconaggio. Ben conscio delle dimensioni di un fenomeno che, sul territorio, riguarda indistintamente il comparto venatorio quanto quello ittico, per il comandante è solo in un contesto di “senso civico partecipato” che sarà possibile mettere la parola fine ai tristi episodi di predazione illegale. Non ultimi, quelli attestati sempre più di frequente negli invasi locali, ad opera per lo più di cittadini stranieri  che hanno finito anche per mortificare quei luoghi da un punto di vista ambientale.

Comandante, dunque i fatti parlano chiaro: neppure il Biellese è immune da fenomeni di bracconaggio.   

«Affatto. Però è giusto inquadrare il fenomeno nelle sue giuste dimensioni. Il bracconaggio, che in senso stretto è storicamente legato più al settore venatorio che a quello ittico, sul territorio è un problema tendenzialmente di nicchia. Gli esempi di bracconaggio “in grande stile” sono per lo più attestati, ad esempio, nell’area del Po, dove agiscono vere e proprie bande provenienti dall’Europa dell’Est, in genere per catturare il pesce siluro. Da noi si tratta di un fenomeno quantitativamente e qualitativamente non così importante».

Questo però non esclude che si debba agire per reprimerlo, ovviamente. 

«E infatti il nostro impegno è massimo, ma il problema è molto complesso da risolvere. Le spiego. Nell’ambito della caccia i nostri controlli sono sistematici e si avvalgono anche di una fortissima collaborazione con le associazioni venatorie e gli enti locali che si occupano di questa disciplina. Nonostante ciò, resta molto difficile far emergere casi di reato, che pure qui sconfinano nel penale. Chi esercita sono in genere persone del luogo con grande capacità di mimetizzazione, contro le quali è necessario attuare servizi di controllo che impongono un grande dispendio di personale».

Veronica Balocco

Leggi tutta l’intervista sull’Eco di Biella di giovedì 24 settembre 2015

Collaborazione. Aiuto diretto da parte dei cittadini, con segnalazioni precise e circostanziate. Valerio Cappello, comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, lancia un appello concreto alla popolazione per affrontare un problema tanto spinoso quanto di complessa soluzione: il bracconaggio. Ben conscio delle dimensioni di un fenomeno che, sul territorio, riguarda indistintamente il comparto venatorio quanto quello ittico, per il comandante è solo in un contesto di “senso civico partecipato” che sarà possibile mettere la parola fine ai tristi episodi di predazione illegale. Non ultimi, quelli attestati sempre più di frequente negli invasi locali, ad opera per lo più di cittadini stranieri  che hanno finito anche per mortificare quei luoghi da un punto di vista ambientale.

Comandante, dunque i fatti parlano chiaro: neppure il Biellese è immune da fenomeni di bracconaggio.   

«Affatto. Però è giusto inquadrare il fenomeno nelle sue giuste dimensioni. Il bracconaggio, che in senso stretto è storicamente legato più al settore venatorio che a quello ittico, sul territorio è un problema tendenzialmente di nicchia. Gli esempi di bracconaggio “in grande stile” sono per lo più attestati, ad esempio, nell’area del Po, dove agiscono vere e proprie bande provenienti dall’Europa dell’Est, in genere per catturare il pesce siluro. Da noi si tratta di un fenomeno quantitativamente e qualitativamente non così importante».

Questo però non esclude che si debba agire per reprimerlo, ovviamente. 

«E infatti il nostro impegno è massimo, ma il problema è molto complesso da risolvere. Le spiego. Nell’ambito della caccia i nostri controlli sono sistematici e si avvalgono anche di una fortissima collaborazione con le associazioni venatorie e gli enti locali che si occupano di questa disciplina. Nonostante ciò, resta molto difficile far emergere casi di reato, che pure qui sconfinano nel penale. Chi esercita sono in genere persone del luogo con grande capacità di mimetizzazione, contro le quali è necessario attuare servizi di controllo che impongono un grande dispendio di personale».

Veronica Balocco

Leggi tutta l’intervista sull’Eco di Biella di giovedì 24 settembre 2015

 

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