Cinghiali, battute sospese da due mesi

Cinghiali, battute sospese da due mesi
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Il vero caos si è scatenato pochi mesi fa. A inizio estate. Non era la prima volta che di caccia si trovassero a discutere i magistrati, ma questa volta le cose si sono subito fatte più serie del solito. Non il consueto Tribunale amministrativo, non il Consiglio di Stato, ma addirittura la Corte costituzionale ha preso la parola sul mondo delle doppiette. E per quell’unica volta in cui è intervenuta, ha sparato dritta al centro del mirino. Mandando in crisi l’intero mondo venatorio italiano.

Illegittima. Così i giudici della Consulta hanno definito la legge della Regione Liguria sulla caccia, la 29 del 2015. Colpa di alcuni suoi articoli. Tra cui uno, il 93, cruciale, nella parte in cui consente «l’attuazione dei piani di abbattimento da parte di “cacciatori riuniti in squadre validamente costituite, nonché cacciatori in possesso della qualifica di coadiutore al controllo faunistico o di selecontrollore”». Risultato? Il pronunciamento ha reso di fatto impraticabili, o quantomeno difficilmente realizzabili, le battute di contenimento dei porcastri. Unica possibilità è rimasta infatti quella di effettuarle in presenza degli agenti della ex Polizia Provinciale, ma considerato che questi  sono già in grossa difficoltà a fare tutto il resto, la conseguenza vien da sè.

La sentenza ha avuto ripercussioni tutt’altro che distese in terra biellese. Per tutta risposta, nel timore di ritrovarsi privi del porto d’armi, i cacciatori del territorio hanno messo la parola fine alle battute di contenimento che fino a qualche tempo fa, diciamo un paio di mesi addietro, contribuivano a tenere in qualche modo sotto controllo il numero di cinghiali. «La notizia della sentenza, sebbene riferita alla realtà della Liguria, ci ha messi in grande allarme  - afferma il presidente dell’Ambito territoriale caccia, Cleto Canova -. Ciò che in riva al mare viene considerato illegittimo, perché mai qui dovrebbe essere consentito? Ovvio, quindi, che abbiamo bisogno di certezze. Serve forse un responso apposito per la realtà piemontese, perché anche le nostre battute di contenimento vengano considerate illegittime? Possiamo quindi proseguire? Se così è, che lo si dica chiaramente. Perché solo quando questi dubbi saranno sciolti ufficialmente potremo considerarci tranquilli».

Veronica Balocco

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Il vero caos si è scatenato pochi mesi fa. A inizio estate. Non era la prima volta che di caccia si trovassero a discutere i magistrati, ma questa volta le cose si sono subito fatte più serie del solito. Non il consueto Tribunale amministrativo, non il Consiglio di Stato, ma addirittura la Corte costituzionale ha preso la parola sul mondo delle doppiette. E per quell’unica volta in cui è intervenuta, ha sparato dritta al centro del mirino. Mandando in crisi l’intero mondo venatorio italiano.

Illegittima. Così i giudici della Consulta hanno definito la legge della Regione Liguria sulla caccia, la 29 del 2015. Colpa di alcuni suoi articoli. Tra cui uno, il 93, cruciale, nella parte in cui consente «l’attuazione dei piani di abbattimento da parte di “cacciatori riuniti in squadre validamente costituite, nonché cacciatori in possesso della qualifica di coadiutore al controllo faunistico o di selecontrollore”». Risultato? Il pronunciamento ha reso di fatto impraticabili, o quantomeno difficilmente realizzabili, le battute di contenimento dei porcastri. Unica possibilità è rimasta infatti quella di effettuarle in presenza degli agenti della ex Polizia Provinciale, ma considerato che questi  sono già in grossa difficoltà a fare tutto il resto, la conseguenza vien da sè.

La sentenza ha avuto ripercussioni tutt’altro che distese in terra biellese. Per tutta risposta, nel timore di ritrovarsi privi del porto d’armi, i cacciatori del territorio hanno messo la parola fine alle battute di contenimento che fino a qualche tempo fa, diciamo un paio di mesi addietro, contribuivano a tenere in qualche modo sotto controllo il numero di cinghiali. «La notizia della sentenza, sebbene riferita alla realtà della Liguria, ci ha messi in grande allarme  - afferma il presidente dell’Ambito territoriale caccia, Cleto Canova -. Ciò che in riva al mare viene considerato illegittimo, perché mai qui dovrebbe essere consentito? Ovvio, quindi, che abbiamo bisogno di certezze. Serve forse un responso apposito per la realtà piemontese, perché anche le nostre battute di contenimento vengano considerate illegittime? Possiamo quindi proseguire? Se così è, che lo si dica chiaramente. Perché solo quando questi dubbi saranno sciolti ufficialmente potremo considerarci tranquilli».

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