Chiuse le due Porte Sante ad Oropa e in Cattedrale

Chiuse le due Porte Sante ad Oropa e in Cattedrale
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Le comunità parrocchiali di Mongrando (San Lorenzo, Santa Maria Assunta e San Rocco), di Donato e Ceresito, salite in processione in mattinata, sono state le ultime a passare attraverso la Porta Santa della Basilica antica del Santuario di Oropa, prima della sua chiusura. Qualche ora più tardi, nel pomeriggio, anche l'altra Porta Santa cittadina, al Duomo, veniva chiusa - sempre dal vescovo Gabriele Mana - accompagnata dalla celebrazione dei vespri e dalla benedizione eucaristica.

Con questi riti, nella giornata di ieri, a Biella, si è arrivati alla conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, aperto da Papa Francesco un anno fa. «Ma ciò non significa - spiega il canonico don Carlo Gariazzo, parroco di Santo Stefano - chiudere la porta del cuore: non bisogna smettere di far tesoro di questo messaggio anche per il futuro». Parole, le sue, che rispecchiano l'invito del vescovo («per favore, l'ultimo non chiuda la porta») e del Pontefice. D'altronde era stato proprio il Santo Padre, già nella bolla di indizione dell'anno giubilare, ad auspicare, per il dopo Giubileo, «una feconda storia da costruire con l'impegno di tutti nel prossimo futuro», aggiungendo l'augurio che «gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio».

Inaugurato ufficialmente da Papa Francesco l'8 dicembre del 2015, con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, l'Anno Santo è stato particolarmente sentito e vissuto anche dai biellesi. Lo conferma la crescita del numero delle Confessioni in Duomo: «Sebbene non sia possibile quantificare, si può comunque dire - afferma don Carlo Gariazzo - che l'invito rivolto dal Papa sia stato seguito».

«La gente ha sentito come proprio questo messaggio», gli fa eco il canonico don Michele Berchi, rettore del Santuario di Oropa, che spiega: «E' stato un Giubileo glorioso per la vivacità sia nel numero di presenze registrate sia nella qualità e varietà di persone che in questi dodici mesi hanno frequentato il Santuario: basti pensare che sono stati venduti 15mila libretti di preghiera preparati appositamente per questo periodo speciale di remissione dei peccati, di riconciliazione, conversione e di penitenza sacramentale. Oltre a chi già normalmente lo fa per propria scelta di fede - aggiunge - l'Anno Santo ha fatto avvicinare all'Eucarestia e alla Confessione coloro che non si comunicavano e non si confessavano addirittura da decenni. Insomma, questo Giubileo ha colto nel segno e ha raggiunto le “periferie della Fede”, concetto tanto caro a Papa Francesco.

«Dal punto di vista ecclesiale, inoltre, va rilevato che l'Anno Santo è stato l'occasione per cambiare la modalità di vivere Oropa, in particolare rivedendo e modificando le formule dei pellegrinaggi, che rischiavano di scadere nell'abitudinarietà».

Il Giubileo della misericordia ha fatto bene pure all'indotto. Come conferma il rettore, «tutte le domeniche, dal mese di maggio in poi (non conosco i dati dei mesi precedenti), con qualunque condizione meteo, locali e ristoranti di Oropa hanno lavorato a pieno ritmo. E chi non aveva prenotato ha dovuto attendere il proprio turno anche per ore (in un caso di cui sono stato testimone, fino alle 15 del pomeriggio) prima di poter pranzare».

Lara Bertolazzi

Le comunità parrocchiali di Mongrando (San Lorenzo, Santa Maria Assunta e San Rocco), di Donato e Ceresito, salite in processione in mattinata, sono state le ultime a passare attraverso la Porta Santa della Basilica antica del Santuario di Oropa, prima della sua chiusura. Qualche ora più tardi, nel pomeriggio, anche l'altra Porta Santa cittadina, al Duomo, veniva chiusa - sempre dal vescovo Gabriele Mana - accompagnata dalla celebrazione dei vespri e dalla benedizione eucaristica.

Con questi riti, nella giornata di ieri, a Biella, si è arrivati alla conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, aperto da Papa Francesco un anno fa. «Ma ciò non significa - spiega il canonico don Carlo Gariazzo, parroco di Santo Stefano - chiudere la porta del cuore: non bisogna smettere di far tesoro di questo messaggio anche per il futuro». Parole, le sue, che rispecchiano l'invito del vescovo («per favore, l'ultimo non chiuda la porta») e del Pontefice. D'altronde era stato proprio il Santo Padre, già nella bolla di indizione dell'anno giubilare, ad auspicare, per il dopo Giubileo, «una feconda storia da costruire con l'impegno di tutti nel prossimo futuro», aggiungendo l'augurio che «gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio».

Inaugurato ufficialmente da Papa Francesco l'8 dicembre del 2015, con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, l'Anno Santo è stato particolarmente sentito e vissuto anche dai biellesi. Lo conferma la crescita del numero delle Confessioni in Duomo: «Sebbene non sia possibile quantificare, si può comunque dire - afferma don Carlo Gariazzo - che l'invito rivolto dal Papa sia stato seguito».

«La gente ha sentito come proprio questo messaggio», gli fa eco il canonico don Michele Berchi, rettore del Santuario di Oropa, che spiega: «E' stato un Giubileo glorioso per la vivacità sia nel numero di presenze registrate sia nella qualità e varietà di persone che in questi dodici mesi hanno frequentato il Santuario: basti pensare che sono stati venduti 15mila libretti di preghiera preparati appositamente per questo periodo speciale di remissione dei peccati, di riconciliazione, conversione e di penitenza sacramentale. Oltre a chi già normalmente lo fa per propria scelta di fede - aggiunge - l'Anno Santo ha fatto avvicinare all'Eucarestia e alla Confessione coloro che non si comunicavano e non si confessavano addirittura da decenni. Insomma, questo Giubileo ha colto nel segno e ha raggiunto le “periferie della Fede”, concetto tanto caro a Papa Francesco.

«Dal punto di vista ecclesiale, inoltre, va rilevato che l'Anno Santo è stato l'occasione per cambiare la modalità di vivere Oropa, in particolare rivedendo e modificando le formule dei pellegrinaggi, che rischiavano di scadere nell'abitudinarietà».

Il Giubileo della misericordia ha fatto bene pure all'indotto. Come conferma il rettore, «tutte le domeniche, dal mese di maggio in poi (non conosco i dati dei mesi precedenti), con qualunque condizione meteo, locali e ristoranti di Oropa hanno lavorato a pieno ritmo. E chi non aveva prenotato ha dovuto attendere il proprio turno anche per ore (in un caso di cui sono stato testimone, fino alle 15 del pomeriggio) prima di poter pranzare».

Lara Bertolazzi

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