«Cervo in secca: colpa della centralina»

MIAGLIANO - La presa di una centralina idroelettrica a Miagliano, appena a valle del ponte di centro paese, è finita in questi giorni al centro dell’attenzione del Comitato tutela fiumi (Thymallus Aurora, Legambiente Circolo “Tavo Burat” e Arci pesca Fisa), con toni di forte preoccupazione. A spiegare il motivo è uno dei rappresentanti del gruppo, Guido Gubernati, autore, con le guardie ittiche volontarie dell’Arci Pesca, del sopralluogo avvenuto domenica scorsa: «Il problema è evidente: il deflusso minimo vitale, ovvero la quantità di acqua minima che dovrebbe essere rilasciata per legge nel torrente per mantenere inalterato l’ecosistema, è praticamente inesistente. In corrispondenza della presa, da una crepa laterale, infatti, fuoriesce solo un piccolo rivolo d’acqua, probabilmente 10 o 20 litri al secondo contro i 430 di deflusso minimo imposto per legge». Un problema serio, a detta di ambientalisti e pescatori: «Sul Cervo già da qualche settimana avevamo assistito all’avvio delle freghe delle trote - chiarisce Gubernati -. A valle della derivazione “incriminata”, tuttavia, il torrente ora è praticamente in secca e questo ha certamente compromesso la riproduzione dei pesci su tutto il tratto. Un danno ecologico rilevante».
La presa in questione era in realtà già finita nel mirino degli ambientalisti da tempo. Il Comitato, rivolgendosi alla Provincia, aveva infatti più volte chiesto che lo “stramazzo” (lo spazio riservato allo scarico dell’acqua in corrispondenza della presa), costituito da un «sifone con l’imbocco protetto da una griglia in ferro» fosse in realtà totalmente liberato, a causa dei «frequenti e ripetuti intasamenti che impedivano il corretto rilascio del deflusso minimo vitale». La Provincia di Biella, davanti alla protesta, aveva in effetti disposto la modifica delle modalità di rilascio del deflusso ma - chiarisce il Comitato - «invece di prescrivere la realizzazione di uno stramazzo “a luce libera” ha autorizzato la realizzazione di uno stramazzo con al suo interno una paratia mobile idraulica che, se rialzata nei periodi di magra, permette il prelievo di tutta la portata d’acqua presente in alveo». E proprio la chiusura di tale paratia sarebbe ora la causa del mancato rilascio del deflusso minimo vitale. «Questo dispositivo - puntualizzano le associazioni -, in assenza di un monitoraggio e una registrazione elettronica in continuo del deflusso rilasciato, può inficiare, cagionando ingenti danni ambientali e senza che alcuno se ne accorga o con grave ritardo, il corretto rilascio. In particolare ciò potrebbe avvenire in caso di guasti al meccanismo idraulico, di guasti ai sensori, di intasamento da detriti o di azionamento specioso della paratia mobile, in particolare durante le ore notturne di buio, per massimizzare le portate derivate a scapito del deflusso minimo vitale». Questo il caso? Impossibile dirlo. «Non sappiamo se l’episodio riscontrato domenica ricada in quest’ultima fattispecie - chiarisce il Comitato -. Resta il fatto che i numerosi letti di frega che erano stati avvistati nelle settimane precedenti a valle dell’ opera di presa in questione sono stati messi in secca, con un danno ecologico sicuramente rilevante».
Alla luce dei fatti, la presa di posizione di ambientalisti e pescatori si è concretizzata in una denuncia ad Arpa e Provincia. Con una richiesta finale: «Che la paratia mobile sia eliminata - spiegano - e che il deflusso minimo vitale di 430 l/sec venga assicurato con dispositivi più affidabili». Ora la parola alle istituzioni.
Veronica Balocco
MIAGLIANO - La presa di una centralina idroelettrica a Miagliano, appena a valle del ponte di centro paese, è finita in questi giorni al centro dell’attenzione del Comitato tutela fiumi (Thymallus Aurora, Legambiente Circolo “Tavo Burat” e Arci pesca Fisa), con toni di forte preoccupazione. A spiegare il motivo è uno dei rappresentanti del gruppo, Guido Gubernati, autore, con le guardie ittiche volontarie dell’Arci Pesca, del sopralluogo avvenuto domenica scorsa: «Il problema è evidente: il deflusso minimo vitale, ovvero la quantità di acqua minima che dovrebbe essere rilasciata per legge nel torrente per mantenere inalterato l’ecosistema, è praticamente inesistente. In corrispondenza della presa, da una crepa laterale, infatti, fuoriesce solo un piccolo rivolo d’acqua, probabilmente 10 o 20 litri al secondo contro i 430 di deflusso minimo imposto per legge». Un problema serio, a detta di ambientalisti e pescatori: «Sul Cervo già da qualche settimana avevamo assistito all’avvio delle freghe delle trote - chiarisce Gubernati -. A valle della derivazione “incriminata”, tuttavia, il torrente ora è praticamente in secca e questo ha certamente compromesso la riproduzione dei pesci su tutto il tratto. Un danno ecologico rilevante».
La presa in questione era in realtà già finita nel mirino degli ambientalisti da tempo. Il Comitato, rivolgendosi alla Provincia, aveva infatti più volte chiesto che lo “stramazzo” (lo spazio riservato allo scarico dell’acqua in corrispondenza della presa), costituito da un «sifone con l’imbocco protetto da una griglia in ferro» fosse in realtà totalmente liberato, a causa dei «frequenti e ripetuti intasamenti che impedivano il corretto rilascio del deflusso minimo vitale». La Provincia di Biella, davanti alla protesta, aveva in effetti disposto la modifica delle modalità di rilascio del deflusso ma - chiarisce il Comitato - «invece di prescrivere la realizzazione di uno stramazzo “a luce libera” ha autorizzato la realizzazione di uno stramazzo con al suo interno una paratia mobile idraulica che, se rialzata nei periodi di magra, permette il prelievo di tutta la portata d’acqua presente in alveo». E proprio la chiusura di tale paratia sarebbe ora la causa del mancato rilascio del deflusso minimo vitale. «Questo dispositivo - puntualizzano le associazioni -, in assenza di un monitoraggio e una registrazione elettronica in continuo del deflusso rilasciato, può inficiare, cagionando ingenti danni ambientali e senza che alcuno se ne accorga o con grave ritardo, il corretto rilascio. In particolare ciò potrebbe avvenire in caso di guasti al meccanismo idraulico, di guasti ai sensori, di intasamento da detriti o di azionamento specioso della paratia mobile, in particolare durante le ore notturne di buio, per massimizzare le portate derivate a scapito del deflusso minimo vitale». Questo il caso? Impossibile dirlo. «Non sappiamo se l’episodio riscontrato domenica ricada in quest’ultima fattispecie - chiarisce il Comitato -. Resta il fatto che i numerosi letti di frega che erano stati avvistati nelle settimane precedenti a valle dell’ opera di presa in questione sono stati messi in secca, con un danno ecologico sicuramente rilevante».
Alla luce dei fatti, la presa di posizione di ambientalisti e pescatori si è concretizzata in una denuncia ad Arpa e Provincia. Con una richiesta finale: «Che la paratia mobile sia eliminata - spiegano - e che il deflusso minimo vitale di 430 l/sec venga assicurato con dispositivi più affidabili». Ora la parola alle istituzioni.
Veronica Balocco