Carri armati in Baraggia

Carri armati in Baraggia
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Ritorno al passato in Baraggia. Con carri armati ed esercitazioni militari importanti, come da qualche tempo non si vedevano più nell’area alta del parco che interessa diversi Comuni del Biellese, tra cui Candelo e Massazza. La zona nota con il nome del “Poligono” è quella sostanzialmente a Nord, mentre il Parco si estende soprattutto nella parte bassa, frequentata da cercatori di funghi, amanti delle passeggiate più varie ed eventuali.

La storia. Erano gli anni Ottanta del secolo scorso quando, in zona, si racconta, avvenissero esercitazioni con migliaia di mezzi pesanti e reparti speciali della Nato; piccoli eserciti mobilitati a simulare attacchi e difese in possibili scontri militari. Ma c’era la  “guerra fredda”, l’esercito di leva e il mondo diviso in blocchi politici contrapposti. Ora tutto è cambiato e ridimensionato. La proprietà del sito è però  rimasta al Demanio militare, che quindi a pieno titolo la usa per i propri addestramenti. Negli ultimi tempi, tra amministrazioni comunali e autorità c’erano state molte trattative per rendere meno pesanti questi addestramenti. «Avevamo per esempio ottenuto che i carri armati non venissero usati - spiega il sindaco di Candelo, Giovanni Chilà -. Un accordo frutto di molti incontri, a Torino. Da anni noi sindaci portiamo avanti questi rapporti di dialogo, non senza difficoltà, per provare a tutelare una risorsa per l’intero Biellese. Difficoltà che nascono dal fatto che la proprietà del suolo è dei militari. E che quindi quello che si ottiene è grazie a delle concessioni, per nulla scontate e per nulla definitive... Questo ritorno al passato un po’ mi spiace, visti i tanti tentativi di valorizzare l’area in un’ottica turistica, oltre all’utilizzo per diverse ragioni da parte di tanti biellesi». «Stiamo verificando l’ipotesi che quest’area sia ad “uso civico” - aggiunge Chilà -. E che quindi i diritti dell’autorità militari non siano così indiscutibili e rigidi, soprattutto in materia di possibili costi per chi attraversa l’area. E penso ai pastori. Ma la questione s’annuncia complessa e lunga».

Massazza.  Se Chilà esprime dispiacere e voglia di cambiare le cose, Paolo Turati mostra invece un certo fatalismo. «Punto uno: è casa loro. Quindi le regole le dettano loro - dice il “primo cittadino” -. E’ così dalla fine della Seconda guerra mondiale. Questa convivenza dura da decenni, con qualche risultato ottenuto dai Comuni, ma la sostanza resta immutata: nell’area del “Poligono” l’esercito fa quello che vuole. Ritorno al passato? Ricordo nel settembre scorso un’esercitazione con scontri a fuoco, che da anni non si vedevano. E per i carri armati vale lo stesso discorso: ci si era illusi che l’assenza del loro impiego per un certo periodo volesse dire qualcosa, invece, probabilmente, era solo casuale o comunque provvisoria. Di fronte a tutto ciò c’è poco da fare. Anche perché esistono dei protocolli sottoscritti dagli amministratori e le autorità militari. Quindi margini di manovra non ce ne sono. E io non voglio fare polemiche. Sono stato un cacciatore e sono un cercatore di funghi. Conosco e frequento la zona da quando sono un bambino.  So di cosa parlo. Militari? Bisogna saperci convivere».

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