Tutti i controllati dai carabinieri

(21 lug) Oltre duecento persone da controllare, solo da parte dei carabinieri. Da Trivero a Viverone, passando per tutti gli altri paesi della Provincia di Biella. Una montagna burocratica da scalare, oltre a tante fasi operative da eseguire, per assicurare un lavoro di prevenzione e di repressione, che contempla varie situazioni e diversi tipi di interventi. Dentro le maglie di queste forme di controllo, ci sono un po’ tutti: dal bullo di quartiere, al tossicodipendente, passando per l’ex terrorista. Ovviamente le modalità e le soglie d’attenzione sono diverse e modulate caso per caso. Oltre duecento persone da controllare, solo da parte dei carabinieri. Da Trivero a Viverone, passando per tutti gli altri paesi della Provincia di Biella. Una montagna burocratica da scalare, oltre a tante fasi operative da eseguire, per assicurare un lavoro di prevenzione e di repressione, che contempla varie situazioni e diversi tipi di interventi. Dentro le maglie di queste forme di controllo, ci sono un po’ tutti: dal bullo di quartiere, al tossicodipendente, passando per l’ex terrorista. Ovviamente le modalità e le soglie d’attenzione sono diverse e modulate caso per caso.
Codice penale. Le misure sono molteplici e rispondono a ragioni differenti. Dentro questa mole di lavoro ci sono infatti gli “avvisi orali”, cioè ammonimenti ufficiali a persone dal comportamento non irreprensibile, i cui atteggiamenti però non rappresentano reati veri e propri. Per esempio il frequentare pregiudicati. Quindi una chiara forma di prevenzione. Ma anche la privazione della libertà personale, che ha diverse sfaccettature. Alcune pene, infatti, possono essere scontate all’interno della propria abitazione di residenza, e siamo nel campo della repressione, denominata: “detenzione domiciliare”, differente dagli “arresti domiciliari”. Ecco quindi che attualmente gli uomini dell’Arma controllano 29 persone “agli arresti” mentre sono 16 i soggetti in “detenzione”.
Il lavoro. Ma la casistica è tutt’altro che terminata. Ci sono infatti detenuti, o condannati, che hanno ricevuto il permesso di lavorare o di potersi recare in farmacia per acquistare alcuni farmaci, di fronte a comprovati problemi di salute. Ecco quindi che le pattuglie della Benemerita devono seguire e verificare il rispetto di tutta questa infinita serie di permessi, di concessioni e di deroghe alle pene detentive alternative al carcere assicurate dal nostro sistema penale. Un lavoro imponente, che può esaurirsi con qualche telefonata o una firma su un registro nella più vicina caserma, ma molto più di frequente si traduce in verifiche costanti al domicilio delle persone incriminate o condannate. Ovvio che un ex terrorista riceverà una maggiore attenzione rispetto ad un ladro di polli. C’è poi tutto il lavoro informatico, con una vera e propria banca dati che va aggiornata continuamente. Perché persone che sono ammesse al lavoro esterno al carcere, per ragioni disciplinari, possono vedersi revocato il permesso. Così come persone che sono in regime di “libertà vigilata” o “semi-libertà” posso vedersi annullate le concessioni ottenute. Oppure sul fronte opposto, provvedimenti restrittivi posso rappresentare l’ultima tappa fino al pieno reinserimento in società, come ad esempio l’affidamento in prova a servizi sociali. Nella foto d'archivio controlli dei carabinieri
21 luglio 2011