Caccia, bufera sul referendum

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(11 gen) Bufera politica in consiglio regionale. Tema: il referendum sulla caccia che gli ambientalisti piemontesi attendono da circa 25 anni e che pareva sicuro si dovesse fare. Invece. Un emendamento dell’assessore regionale Claudio Sacchetto (Lega Nord) presentato in Commissione agricoltura ha spiazzato i consiglieri di minoranza, che hanno usato toni di condannata molto duri nei riguardi dell’esponente leghista. Il documento non è poi stato approvato, ma dà l’idea dell’aria che tira. Sacchetto ha spiegato che non è contrario alla consultazione, per la quale ambientalisti hanno racconto 60 mila firme negli scorsi decenni. Piuttosto ha difeso il suo operato sostenendo che comunque una riforma della normativa vigente sulla caccia vada fatto. Il provvedimento sostanzialmente eliminava la legge regionale sulla caccia. Quindi? Secondo qualcuno avrebbe determinato il riferimento alle norme nazionali, di fatto rendendo inutile il referendum. Sinistra e Libertà, Italia dei valori e Partito democratico hanno alzato le barricate. Sul piatto della bilancia c’è anche la questione dei costi. La consultazione, solo regionale, sarebbe un esborso enorme per l’amministrazione del presidente Roberto Cota, che non potrebbe proprio permetterselo in questo periodo di crisi economica. Dall’opposizione è quindi arrivata la proposta di accorpare le prossime elezioni amministrative in diversi enti locali con il referendum, riducendo così i costi e non di poco. Bufera politica in consiglio regionale. Tema: il referendum sulla caccia che gli ambientalisti piemontesi attendono da circa 25 anni e che pareva sicuro si dovesse fare. Invece. Un emendamento dell’assessore regionale Claudio Sacchetto (Lega Nord) presentato in Commissione agricoltura ha spiazzato i consiglieri di minoranza, che hanno usato toni di condannata molto duri nei riguardi dell’esponente leghista. Il documento non è poi stato approvato, ma dà l’idea dell’aria che tira. Sacchetto ha spiegato che non è contrario alla consultazione, per la quale ambientalisti hanno racconto 60 mila firme negli scorsi decenni. Piuttosto ha difeso il suo operato sostenendo che comunque una riforma della normativa vigente sulla caccia vada fatto. Il provvedimento sostanzialmente eliminava la legge regionale sulla caccia. Quindi? Secondo qualcuno avrebbe determinato il riferimento alle norme nazionali, di fatto rendendo inutile il referendum. Sinistra e Libertà, Italia dei valori e Partito democratico hanno alzato le barricate. Sul piatto della bilancia c’è anche la questione dei costi. La consultazione, solo regionale, sarebbe un esborso enorme per l’amministrazione del presidente Roberto Cota, che non potrebbe proprio permetterselo in questo periodo di crisi economica. Dall’opposizione è quindi arrivata la proposta di accorpare le prossime elezioni amministrative in diversi enti locali con il referendum, riducendo così i costi e non di poco.

E Biella? In questo senso sotto il Mucrone si sta a guardare cosa succederà. Diverse associazione ambientaliste (da Pro Natura, alla Lipu e Legambiente) si stanno attrezzando per organizzare la campagna referendaria, cercando collegamenti e sinergie con i gruppi di Torino e del resto del Piemonte.

Il tema. Il testo del referendum, ancora da definire, non sarà: caccia sì o caccia no. La caccia è prevista dalla Costituzione. Obiettivo dei promotori è difendere più specie animali e ridurre i tempi di possibilità di sparare ai cacciatori.

11 gennaio 2012

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