Biella e Vercelli di nuovo insieme, è solo l'inizio del rinnovamento

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Il Governo Monti ha deciso per l’investimento prudente, scegliendo di assecondare le democratiche richieste di Biella e Vercelli, unendo di nuovo in matrimonio  i due territori dopo un periodo di separazione lungo vent’anni, durante il quale nessuno dei due aveva sentito la mancanza dell’altro, anzi.

Il terzo incomodo, Novara, è rimasto beffato e l’investimento ambizioso, ma  rischioso del Quadrante, col quale in troppi avrebbero dovuto mettersi in gioco invece di andare sul (quasi) sicuro,  è stato riposto nel cassetto. Ha deciso la politica che, seppur gravemente malata, ha ancora la sua influenza sull’esecutivo tecnico.
Ora aspettiamo con curiosità di vedere quali saranno i primi risultati di questa scelta, sebbene sia inserita all’interno di un processo di rinnovamento dell’amministrazione pubblica che inizia proprio da oggi. L’assegnazione del capoluogo e degli uffici è  una faccenda importante da un lato, ma francamente poco determinante per la  pancia della gente (e delle imprese) che ha appreso la notizia con indifferenza, mista a scoramento.
I veri cambiamenti che ci si aspetta di vedere sono altri: dalla (e nella) politica, a tutti i livelli, e nell’amministrazione della cosa pubblica. Il Biellese, ad esempio, potrebbe fare da sé e portarsi molto avanti spingendo forte sull’accorpamento dei Comuni: 82 sono un anacronismo e un freno allo sviluppo, pensare ad una decina, invece, sarebbe come modellare una struttura agile che favorirebbe il Territorio, sia nell’attrazione e conseguente distribuzione di risorse sia agevolandone  la  gestione,  sempre più critica, tagli dopo tagli. I servizi, il costo per ottenerli, devono essere posti al centro di qualsiasi progetto di rinnovamento e rilancio.
Quindi non si perda tempo: vincitori e vinti si facciano insieme interpreti di un cambiamento che deve essere visto come un’opportunità per tutti.

Gabriele Pinna

Twitter @gabrielepinna

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