Belletti Bona, un buco annunciato
La genesi della crisi del Belletti Bona ha radici lontane nel tempo.
Ad inizio anni 2000, dopo la gestione di Pietro Policante. Una serie di concause, legate a scelte che l’istituto ha subìto dall’alto, ma che, evidentemente, negli anni non è riuscito a governare al meglio, hanno creato questa lunga crisi, sfociata con il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti lo scorso 10 di febbraio. Una lunga serie di concause, dicevamo, legate principalmente alle nuove normative che hanno imposto imponenti lavori di ristrutturazione per mettere a norma le camere, rendendole a due o a un posto. Da qui i grossi mutui a cui l’istituto oggi deve far fronte. Tre milioni e mezzo e rate pesanti a cui le varie amministrazioni devono continuare a far fronte.
L’altro grande problema, che però non riguarda solamente il Belletti Bona ma tutte le strutture per anziani, è quello delle quote sanitarie. Fino a una quindicina di anni fa erano in capo all’istituto e non al paziente che, nel momento in cui poteva goderne, doveva trasferirsi nella struttura accreditata in cui si liberava un posto. Con la “portabilità” delle quote tutto è cambiato. Al Belletti Bona, fino a quegli anni, avevano una settantina di quote sanitarie che si traducono in entrate certe e importanti. Oggi sono ridotte a una quarantina scarse e i 120 posti vengono “completati” con i provati che, però, pagano rette decisamente più basse rispetto a quelle delle quote sanitarie. Il tutto si traduce in minori entrate per l’istituto, a fronte di un costo del lavoro che è stato leggermente ridotto negli anni solo grazie ad accordi con il sindacato.
L’altra “mazzata” per il Belletti Bona è stata la perdita della convenzione con l’Asl per quanto concerne i posti di riabilitazione, trasferiti dall’Azienda sanitaria in alcuni step a Bioglio. Anche in questo caso sono mancate entrate certe per l’istituto storico di Biella, che hanno generato, insieme alla vicenda delle quote sanitarie e al sempre minor numero di lasciti, i primi deficit di esercizio. Oggi il Belletti Bona conta 1,6 milioni di euro di debiti a breve scadenza con i fornitori e un mutuo che continua a pesare. Entro il 24 febbraio gli esperti nominati dal nuovo consiglio di amministrazione, rimasto orfani del presidente Carlo Roccato, che si è dimesso lo scorso 5 febbraio, dovranno fornire una “cura” per un istituto che negli anni ha accumulato debiti su debiti. Per evitare lo spettro della liquidazione.