Belletti Bona a rischio liquidazione
La situazione, in tutta la sua gravità, è scoppiata martedì mattina quando i dipendenti hanno ricevuto il cedolino dello stipendio, con allegata una lettera in cui si annunciava il mancato accredito della somma per mancanza di liquidità.
E’ stata sancita in quel momento, senza preavviso alcuno, la crisi del Belletti Bona, che ha portato qualche giorno fa alle dimissioni del presidente Carlo Roccato, nominato lo scorso 17 gennaio insieme al nuovo consiglio di amministrazione (composto oggi da Pier Giuseppe Cadoni per conto del Comune di Biella, Ketty Zampaglione per la Pro Loco, Anna Tadini per il volontariato e Simone Mainardi per la diocesi).
Una montagna di debiti. La situazione della Fondazione Belletti Bona è stata spiegata dal cda martedì sera. «Ci sono debiti a breve scadenza con i fornitori per 1,6 milioni di euro, mutui con le banche per 3,5 milioni. Inoltre la gestione annuale è in perdita per 500-700mila euro, circa 50mila euro al mese». Il nuovo cda, insediatosi lo scorso 17 gennaio, ha così dovuto prendere delle decisioni. «Abbiamo scelto di tutelare gli ospiti della struttura, pagando i fornitori e assicurando la continuità del servizio. Operata questa scelta sono mancati i fondi per il pagamento degli stipendi dei dipendenti. Questa sera ci riuniremo in un nuovo cda per certificare la situazione. Al momento non sappiamo quando potremo versare ai dipendenti, più di 70, l’acconto dello stipendio».
Il peso del costo del lavoro. Una delle cause della crisi del Belletti Bona, secondo la relazione dei revisori dei conti, è proprio il costo del personale, giudicato “sproporzionato” rispetto alla produzione. «E’ di circa il 66 per cento - sottolineano i membri del cda - e pesa per 2,2 milioni l’anno». Ora il consiglio dovrà andare indietro negli anni per capire come si è creato questo debito mostruoso che tra pagamenti imminenti e mutui supera i cinque milioni di euro. «Tutte le scelte che prendermo - sottolineano - saranno per tutelare gli ospiti». E’ partito poi un appello alle istituzioni che esprimono i membri del cda a mettere mano al portafogli. Altrimenti, l’unica via, sarà la liquidazione della Fondazione. Un vero e proprio smacco per la città.
«Subito una commissione d’inchiesta». Sulla vicenda interviene anche il capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune, Andrea Delmastro, che invoca una commissione d’inchiesta comunale per capire cosa è successo al Belletti Bona. «E per evitare che si svenda - sottolinea - un ente storico. Siccome nel cda c’è poi il commercialista di Anteo (Mainardi, ndr), auspico che la cooperativa in oggetto sia fuori da una eventuale acquisizione del Belletti Bona in caso di messa in liquidazione».