Aperta una nuova via sul monte Mars

Aperta una  nuova via sul monte Mars
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Non tutte le firme sono sequenze di lettere. E neppure tutte, da quelle fantasiosamente illeggibili a quelle vergate a regola d’arte, sono ritratti di un nome. Ci sono anche firme che sono linee. Tracciati di sogni, percorsi nati in una visione e poi diventati realtà grazie alla semplice voglia di dar loro vita. Ci sono cinque anni di ricerche, esplorazioni, uscite in solitaria e continui sopralluoghi, dietro l’ultima firma che il muzzanese Roberto Munarin, 54 anni, alpinista di lungo corso, chiodatore, fine conoscitore delle montagne biellesi e vero punto di riferimento per il mondo dell’escursionismo locale, ha inciso sulla pietra della più alta montagna del territorio. Una firma lunga seicento metri sul versante nord-ovest, già battezzata “Ai-Arête dou Gouillas”: nuova via di arrampicata, ad oggi la più lunga, che sale ai 2.550 metri d’altitudine del monte Mars, a un tiro di schioppo dai 2.600 metri della vetta. Un gomitolo srotolato sul filo di cresta, a percorrere un’ immagine concepita molto tempo fa e partorita solo lo scorso 12 settembre, con l’ultima uscita alla ricerca degli appoggi migliori e dei giusti passaggi da chiodare. 
Quello della parete nord del Mars è un mondo che Munarin ha fatto suo più di chiunque altro in zona. «Coumarial, Leretta, Goudin, Serrafredda... probabilmente a molti questi nomi giungono nuovi. Ma sono in realtà i principali punti di riferimento della mia attività sul versante nord», chiarisce l’alpinista, che conta in curriculum anche un ampio capitolo dedicato al gruppo chiodatori “Gat ad piumb”, di cui è stato cofondatore. «Negli ultimi cinque anni - prosegue - ho girato la zona in lungo e in largo, non solo nella stagione estiva, ma anche in quella invernale, realizzando alcune delle più belle e inedite discese ripide con gli sci. E proprio questa mia continua ricerca di linee con numerose esplorazioni mi ha permesso di individuare questa linea inedita, che sale sino a pochi metri dalla vetta del Mars». Si tratta in sostanza di una lunga progressione che prende le mosse, nella fase di avvicinamento, da Pian Coumarial, raggiungendo poi la zona del lago Gouillas, a 1.835 metri d’altezza. E’ qui che, «puntando dapprima al centro del vallone - spiega Munarin, che nella fase di chiodatura ha ricevuto appoggio in particolare dallo storico compagno Roberto Caucino, ma anche da Chiara Petit -, quindi alla presa dell’acquedotto e infine a due grossi pietroni», si attacca la via vera e propria: un totale di 21 lunghezze, per 350 metri di dislivello complessivo, difficoltà obbligata massima di 5B e un tempo di percorrenza variabile tra le 3 e le 5 ore. Un percorso, in ogni caso, da non sottovalutare: «La via - chiarisce Munarin - segue la cresta con tratti in forte esposizione: un’arrampicata molto estetica, con un grandioso panorama su tutta la catena delle Alpi. Ma anche davanti a tanta bellezza la prudenza non deve mai venire meno: tutto il percorso è immerso nella severa e selvaggia parete nord del Mars, non va dimenticato. E qui nulla deve essere lasciato al caso».
Veronica Balocco

Non tutte le firme sono sequenze di lettere. E neppure tutte, da quelle fantasiosamente illeggibili a quelle vergate a regola d’arte, sono ritratti di un nome. Ci sono anche firme che sono linee. Tracciati di sogni, percorsi nati in una visione e poi diventati realtà grazie alla semplice voglia di dar loro vita. Ci sono cinque anni di ricerche, esplorazioni, uscite in solitaria e continui sopralluoghi, dietro l’ultima firma che il muzzanese Roberto Munarin, 54 anni, alpinista di lungo corso, chiodatore, fine conoscitore delle montagne biellesi e vero punto di riferimento per il mondo dell’escursionismo locale, ha inciso sulla pietra della più alta montagna del territorio. Una firma lunga seicento metri sul versante nord-ovest, già battezzata “Ai-Arête dou Gouillas”: nuova via di arrampicata, ad oggi la più lunga, che sale ai 2.550 metri d’altitudine del monte Mars, a un tiro di schioppo dai 2.600 metri della vetta. Un gomitolo srotolato sul filo di cresta, a percorrere un’ immagine concepita molto tempo fa e partorita solo lo scorso 12 settembre, con l’ultima uscita alla ricerca degli appoggi migliori e dei giusti passaggi da chiodare. 
Quello della parete nord del Mars è un mondo che Munarin ha fatto suo più di chiunque altro in zona. «Coumarial, Leretta, Goudin, Serrafredda... probabilmente a molti questi nomi giungono nuovi. Ma sono in realtà i principali punti di riferimento della mia attività sul versante nord», chiarisce l’alpinista, che conta in curriculum anche un ampio capitolo dedicato al gruppo chiodatori “Gat ad piumb”, di cui è stato cofondatore. «Negli ultimi cinque anni - prosegue - ho girato la zona in lungo e in largo, non solo nella stagione estiva, ma anche in quella invernale, realizzando alcune delle più belle e inedite discese ripide con gli sci. E proprio questa mia continua ricerca di linee con numerose esplorazioni mi ha permesso di individuare questa linea inedita, che sale sino a pochi metri dalla vetta del Mars». Si tratta in sostanza di una lunga progressione che prende le mosse, nella fase di avvicinamento, da Pian Coumarial, raggiungendo poi la zona del lago Gouillas, a 1.835 metri d’altezza. E’ qui che, «puntando dapprima al centro del vallone - spiega Munarin, che nella fase di chiodatura ha ricevuto appoggio in particolare dallo storico compagno Roberto Caucino, ma anche da Chiara Petit -, quindi alla presa dell’acquedotto e infine a due grossi pietroni», si attacca la via vera e propria: un totale di 21 lunghezze, per 350 metri di dislivello complessivo, difficoltà obbligata massima di 5B e un tempo di percorrenza variabile tra le 3 e le 5 ore. Un percorso, in ogni caso, da non sottovalutare: «La via - chiarisce Munarin - segue la cresta con tratti in forte esposizione: un’arrampicata molto estetica, con un grandioso panorama su tutta la catena delle Alpi. Ma anche davanti a tanta bellezza la prudenza non deve mai venire meno: tutto il percorso è immerso nella severa e selvaggia parete nord del Mars, non va dimenticato. E qui nulla deve essere lasciato al caso».
Veronica Balocco

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