Anche un ateneo per il futuro dell’ex “Zegna”

Anche un ateneo per il futuro dell’ex “Zegna”
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TRIVERO -  Di proposte per l’utilizzo futuro del grande edificio di Caulera che per decenni ha ospitato l’Istituto alberghiero ne sono arrivate più d’una. Quasi una decina, a dire il vero. Ma potrebbe non esserci un vincitore. Anzi: non ci sarà un vincitore. La ricerca di manifestazioni di interesse aperta nei mesi scorsi dal Comune di Trivero ha infatti sostanzialmente raggiunto il suo obiettivo: racimolare opinioni, proposte, indirizzi per dare una nuova vita al grande complesso, ora tornato nelle mani del Comune dopo più di un decennio sotto l’ala della Provincia, in virtù di un comodato d’uso gratuito. «Abbiamo ricevuto sette o otto idee - spiega l’assessore allo Sviluppo locale Gianluca Bassetto - e presto le prenderemo tutte al vaglio». Ma, come detto, è plausibile che nessuno finisca per fare la parte del leone, spegnendo le velleità degli altri: «No, la nostra idea è quella di dare in qualche modo spazio a tutti, cercando il modo per far convivere le varie proposte in ragione del tanto spazio a disposizione», fa presente l’assessore. Come dire: tutti, secondo regole che verranno stabilite di comune accordo, potranno sperare di avere il loro posto all’interno della vecchia scuola. 

Per consentire di organizzare la cosa al meglio, l’amministrazione comunale ha deciso di convocare tutte le parti in causa. I promotori delle varie proposte saranno quindi convocati a turno in Comune, dal 26 giugno e per un paio di giorni, per discutere con l’ente la fattibilità delle loro idee e  le richieste in termini di spazio. «Questo - chiarisce ancora Bassetto - ci consentirà di produrre un quadro chiaro ed esaustivo delle varie manifestazioni di interesse. E ci permetterà di valutare le reali possibilità di accogliere le idee». Ancora nulla, per il momento, è dato sapere sulle proposte avanzate all’amministrazione. Ma uno dei vari “sogni” è uscito proprio nei giorni scorsi allo scoperto, tramite un comunicato ufficiale del promotore.

Ad avanzare l’idea è il DocBi, Centro studi biellesi, realtà particolarmente attiva sul territorio del Biellese orientale, il quale ha inviato al Comune la propria proposta anche sulla base «dell'esperienza di studio del territorio montano della Valsessera maturata nell'arco di 25 anni di ricerche sviluppate nell'ambito del "Progetto Alta Valsessera", i cui esiti attestano l'interesse e le potenzialità di quest'area, che sono stati confermati attraverso i contatti in essere con istituti universitari, soprintendenze, associazioni, centri di ricerca e singoli ricercatori». In una lettera sottoscritta dal presidente Giovanni Vachino, il DocBi propone dunque al Comune di Trivero di «trasformare l'edificio in una struttura decentrata collegata e funzionante sinergicamente con una o più Università (quella di Torino? Quella del Piemonte Orientale?) in grado di organizzare stage e corsi universitari, ospitando nel contempo anche i docenti e gli allievi». Un’idea che non si esaurisce qui. «Un successivo sviluppo  - scrive infatti Vachino - potrebbe prevedere il recupero dell'ex Ipai, superando le ben note problematiche proprie della struttura. Un contatto potrebbe essere attivato anche con l'Università di Pollenzo - Scienze Gastronomiche, proponendo degli stage specifici sull'alimentazione montana».
Ad ispirare l’idea del Centro studi biellesi, realtà già esistenti sul territorio alpino. «Un esempio, da qualche anno funzionante in Italia - scrive il presidente del DocBi -, è quello dell'Università della montagna attivata ad Edolo, in val Camonica, in collegamento con l'Università di Milano che copre il settore Nord-Est dell'Arco Alpino. Oltre alla didattica in aula e in laboratorio, vi vengono organizzate "una serie di attività integrative (convegni, seminari, corsi, uscite) che propongono un approfondimento su tematiche chiave per la gestione e lo sviluppo del territorio montano (agricoltura, allevamento, marketing territoriale, ittiofauna, fauna selvatica alpina, coltivazione dei piccoli frutti e delle piante officinali, fattorie didattiche, floricoltura, biotecnologie, Gis per la progettazione del territorio montano, idrobiologia dei laghi alpini, ecc.)". E' evidente che una realizzazione di questo tipo, che potrebbe crescere nel tempo, travalica ampiamente l'interesse locale e provinciale e produrrebbe ricadute particolarmente significative anche dal punto di vista turistico se messa in relazione sinergica con le potenzialità dell'Oasi Zegna». 

Idea praticabile? Il Comune non si pronuncia, in attesa delle valutazioni che saranno fatte nel corso dei colloqui con i promotori delle proposte. Ma Giovanni Vachino ci crede fino in fondo: «Riteniamo di poter affermare che l'edificio dell'ex alberghiero possa rappresentare una straordinaria ed irripetibile opportunità di sviluppo e rilancio per tutto il nostro territorio - conclude -, non soltanto dal punto di vista economico, ma ottenuto anche come conseguenza della ricaduta culturale prodotta attraverso la ricerca multidisciplinare finalizzata ad una crescita consapevole e sostenibile». 
Veronica Balocco

TRIVERO -  Di proposte per l’utilizzo futuro del grande edificio di Caulera che per decenni ha ospitato l’Istituto alberghiero ne sono arrivate più d’una. Quasi una decina, a dire il vero. Ma potrebbe non esserci un vincitore. Anzi: non ci sarà un vincitore. La ricerca di manifestazioni di interesse aperta nei mesi scorsi dal Comune di Trivero ha infatti sostanzialmente raggiunto il suo obiettivo: racimolare opinioni, proposte, indirizzi per dare una nuova vita al grande complesso, ora tornato nelle mani del Comune dopo più di un decennio sotto l’ala della Provincia, in virtù di un comodato d’uso gratuito. «Abbiamo ricevuto sette o otto idee - spiega l’assessore allo Sviluppo locale Gianluca Bassetto - e presto le prenderemo tutte al vaglio». Ma, come detto, è plausibile che nessuno finisca per fare la parte del leone, spegnendo le velleità degli altri: «No, la nostra idea è quella di dare in qualche modo spazio a tutti, cercando il modo per far convivere le varie proposte in ragione del tanto spazio a disposizione», fa presente l’assessore. Come dire: tutti, secondo regole che verranno stabilite di comune accordo, potranno sperare di avere il loro posto all’interno della vecchia scuola. 

Per consentire di organizzare la cosa al meglio, l’amministrazione comunale ha deciso di convocare tutte le parti in causa. I promotori delle varie proposte saranno quindi convocati a turno in Comune, dal 26 giugno e per un paio di giorni, per discutere con l’ente la fattibilità delle loro idee e  le richieste in termini di spazio. «Questo - chiarisce ancora Bassetto - ci consentirà di produrre un quadro chiaro ed esaustivo delle varie manifestazioni di interesse. E ci permetterà di valutare le reali possibilità di accogliere le idee». Ancora nulla, per il momento, è dato sapere sulle proposte avanzate all’amministrazione. Ma uno dei vari “sogni” è uscito proprio nei giorni scorsi allo scoperto, tramite un comunicato ufficiale del promotore.

Ad avanzare l’idea è il DocBi, Centro studi biellesi, realtà particolarmente attiva sul territorio del Biellese orientale, il quale ha inviato al Comune la propria proposta anche sulla base «dell'esperienza di studio del territorio montano della Valsessera maturata nell'arco di 25 anni di ricerche sviluppate nell'ambito del "Progetto Alta Valsessera", i cui esiti attestano l'interesse e le potenzialità di quest'area, che sono stati confermati attraverso i contatti in essere con istituti universitari, soprintendenze, associazioni, centri di ricerca e singoli ricercatori». In una lettera sottoscritta dal presidente Giovanni Vachino, il DocBi propone dunque al Comune di Trivero di «trasformare l'edificio in una struttura decentrata collegata e funzionante sinergicamente con una o più Università (quella di Torino? Quella del Piemonte Orientale?) in grado di organizzare stage e corsi universitari, ospitando nel contempo anche i docenti e gli allievi». Un’idea che non si esaurisce qui. «Un successivo sviluppo  - scrive infatti Vachino - potrebbe prevedere il recupero dell'ex Ipai, superando le ben note problematiche proprie della struttura. Un contatto potrebbe essere attivato anche con l'Università di Pollenzo - Scienze Gastronomiche, proponendo degli stage specifici sull'alimentazione montana».
Ad ispirare l’idea del Centro studi biellesi, realtà già esistenti sul territorio alpino. «Un esempio, da qualche anno funzionante in Italia - scrive il presidente del DocBi -, è quello dell'Università della montagna attivata ad Edolo, in val Camonica, in collegamento con l'Università di Milano che copre il settore Nord-Est dell'Arco Alpino. Oltre alla didattica in aula e in laboratorio, vi vengono organizzate "una serie di attività integrative (convegni, seminari, corsi, uscite) che propongono un approfondimento su tematiche chiave per la gestione e lo sviluppo del territorio montano (agricoltura, allevamento, marketing territoriale, ittiofauna, fauna selvatica alpina, coltivazione dei piccoli frutti e delle piante officinali, fattorie didattiche, floricoltura, biotecnologie, Gis per la progettazione del territorio montano, idrobiologia dei laghi alpini, ecc.)". E' evidente che una realizzazione di questo tipo, che potrebbe crescere nel tempo, travalica ampiamente l'interesse locale e provinciale e produrrebbe ricadute particolarmente significative anche dal punto di vista turistico se messa in relazione sinergica con le potenzialità dell'Oasi Zegna». 

Idea praticabile? Il Comune non si pronuncia, in attesa delle valutazioni che saranno fatte nel corso dei colloqui con i promotori delle proposte. Ma Giovanni Vachino ci crede fino in fondo: «Riteniamo di poter affermare che l'edificio dell'ex alberghiero possa rappresentare una straordinaria ed irripetibile opportunità di sviluppo e rilancio per tutto il nostro territorio - conclude -, non soltanto dal punto di vista economico, ma ottenuto anche come conseguenza della ricaduta culturale prodotta attraverso la ricerca multidisciplinare finalizzata ad una crescita consapevole e sostenibile». 
Veronica Balocco

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