Alta Valle Cervo, «Con sei centraline la riserva non vivrà»

Alta Valle Cervo, «Con sei centraline la riserva non vivrà»
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ALTA VALLE CERVO - «Il torrente Cervo pullula di autorizzazioni concesse per la costruzione di cinque nuove centraline idroelettriche e una sesta domanda è in corso di valutazione. Un sesto progetto che prevede tra l'altro una forte cementificazione. Il tutto lungo e in sovrapposizione ai 4 km della neonata Riserva di Pesca tra Campiglia Cervo e Piedicavallo. Con una società concessionaria stiamo cercando, in un rapporto di buon vicinato, soluzioni adeguate per entrambi, ma con sei?». Ponendo questa domanda a tutti gli italiani, e non solo ai biellesi, anche la Riserva di Pesca Alta Valle Cervo, tramite l’omonima Associazione sportiva dilettantistica, prende posizione sull’ormai articolato dibattito relativo alla presenza di impianti idroelettrici sul torrente. I rappresentanti di questa realtà, che dell’acqua del Cervo vive e che dal momento della sua nascita - a maggio 2014 - si è rivelata capace di richiamare in alta valle numerosi appassionati, anche da fuori provincia, hanno scritto nei giorni scorsi una lettera mandata alle vecchie e nuove amministrazioni della zona, facendo presente la loro posizione critica verso il proliferare di impianti sull’asta del torrente. ma non solo. Ponendo la fatidica domanda, hanno anche aperto una petizione pubblica (sottoscrivibile su change.org) contro il proliferare, appunto, delle centraline. «Stiamo cercando di tutelare il territorio e la possibilità di praticare attività all’aria aperta in mezzo alla natura, in accordo con quanto emerso dai dati sul Turismo 2015 - affermano -. Oltre alla raccolta firme, dalla prossima settimana parteciperemo, come lo scorso anno, alla raccolta firme Fai, presentando il torrente Cervo come Luogo del Cuore. Quest’anno ha ancora più senso».«Innanzitutto vorremmo chiarire che la nostra iniziativa non è certamente contraria alla produzione di energie alternative, anzi - scrivono i rappresentanti della Riserva -. E' contraria invece a quanto fatto finora: cambia infatti l'oggetto ma non la modalità di utilizzo delle risorse naturali, che resta sempre quello di sovra-sfruttamento del territorio». «I progetti presentati - fanno notare - intubano il massimo di acqua prelevabile per circa 1 km e a volte più. E per tre di essi in completa sovrapposizione alla neonata Riserva di Pesca da noi attualmente gestita. Ricordiamo che proprio gli ex cinque Comuni (diventati ora tre) sono gli intestatari della concessione e che, di anno in anno (ora siamo solo al terzo), abbiamo relazionato in prima persona sull'andamento della Riserva e sulle necessarie e possibili due variazioni (non solo questa approvata dalla Provincia) per arrivare all'attuale tratto pescabile unico così come indicato in cartina.  Ciò che finora non è accaduto e che auspichiamo accada da oggi in poi è che in presenza di un'attività che funziona e in crescita come la nostra, anche solo nella definizione del deflusso minimo vitale (calcolato in assenza di una riserva di pesca e quindi di una più alta concentrazione di pesce che, tra l'altro, sta dando vita al torrente), si tenga conto della riserva e dell'altrettanto approvata variazione». «Chiediamo quindi - puntualizzano - che i nostri referenti locali tutelino a questo punto i loro stessi interessi, informandoci dei cambiamenti in atto e del procedere dei lavori delle centraline, oltre che di venire interpellati o perlomeno rappresentati durante le conferenze dei servizi e nelle opportune sedi in una costruttiva collaborazione tra loro, avente lo scopo comune di preservare il territorio e facilitare lo sviluppo di attività in loco». «Avendo il nostro progetto un carattere sperimentale, sia a livello locale che a livello provinciale, chiediamo che venga garantito un minimo mantenimento degli aspetti iniziali, condizione essenziale per una buona sperimentazione», puntualizzano poi il presidente, Luigi Oneto, e il segretario, Marta Mossotti, della riserva, nella lettera agli amministratori. «Chiediamo insomma di considerare la strada della continuità operativa della nostra attività, ad oggi assolutamente non garantita a causa del futuro prelevamento dell'acqua da parte delle centraline lungo quasi tutta la Riserva.  Già per la prima centralina, quella di Piedicavallo, che ha già avviato i lavori ed è in attesa dell'uscita del Decreto Incentivi, allo stato attuale non sappiamo valutare se le due attività possano coesistere o meno. Anche questo richiederebbe un'ulteriore sperimentazione.  Ad oggi sappiamo solo che quando le ruspe entreranno in alveo, per circa due mesi, probabilmente quelli estivi di maggior afflusso turistico, l'acqua sarà sporca come quando c'è un'alluvione e che, in seguito, le naturali cascatelle caratteristiche di un torrente, in quel tratto non ci saranno più. Pensiamoci». Ma non solo. «Ad oggi - aggiungono -, alla nostra terza semina di trote in riserva, sappiamo che il  tratto a cattura si è ridotto di circa un quarto per evitare di immettere del pesce che dovrà poi essere prelevato per permettere i lavori. E ciò dall'apertura della riserva, cioè da circa metà dei sei mesi della stagione 2016. Pensiamoci».Insomma, concludono i rappresentanti della riserva, «vorremmo poter partecipare con il nostro turismo di nicchia che, a dirla tutta, dà i primi segni di ampliamento in parte familiare, a far crescere e magari riabitare il nostro territorio. E vorremmo quindi che i nostri più diretti interlocutori, i Comuni appunto, contribuissero tutelando in primis la risorsa più importante della Valle: la naturalità dell'ambiente. Noi dal canto nostro stiamo cercando di dare voce a questi pensieri e in un mese abbiamo raccolto circa 500 firme, firme che non rappresentano persone restie al cambiamento, ma persone che hanno voglia di costruire... costruire però in maniera diversa».Veronica Balocco

ALTA VALLE CERVO - «Il torrente Cervo pullula di autorizzazioni concesse per la costruzione di cinque nuove centraline idroelettriche e una sesta domanda è in corso di valutazione. Un sesto progetto che prevede tra l'altro una forte cementificazione. Il tutto lungo e in sovrapposizione ai 4 km della neonata Riserva di Pesca tra Campiglia Cervo e Piedicavallo. Con una società concessionaria stiamo cercando, in un rapporto di buon vicinato, soluzioni adeguate per entrambi, ma con sei?». Ponendo questa domanda a tutti gli italiani, e non solo ai biellesi, anche la Riserva di Pesca Alta Valle Cervo, tramite l’omonima Associazione sportiva dilettantistica, prende posizione sull’ormai articolato dibattito relativo alla presenza di impianti idroelettrici sul torrente. I rappresentanti di questa realtà, che dell’acqua del Cervo vive e che dal momento della sua nascita - a maggio 2014 - si è rivelata capace di richiamare in alta valle numerosi appassionati, anche da fuori provincia, hanno scritto nei giorni scorsi una lettera mandata alle vecchie e nuove amministrazioni della zona, facendo presente la loro posizione critica verso il proliferare di impianti sull’asta del torrente. ma non solo. Ponendo la fatidica domanda, hanno anche aperto una petizione pubblica (sottoscrivibile su change.org) contro il proliferare, appunto, delle centraline. «Stiamo cercando di tutelare il territorio e la possibilità di praticare attività all’aria aperta in mezzo alla natura, in accordo con quanto emerso dai dati sul Turismo 2015 - affermano -. Oltre alla raccolta firme, dalla prossima settimana parteciperemo, come lo scorso anno, alla raccolta firme Fai, presentando il torrente Cervo come Luogo del Cuore. Quest’anno ha ancora più senso».«Innanzitutto vorremmo chiarire che la nostra iniziativa non è certamente contraria alla produzione di energie alternative, anzi - scrivono i rappresentanti della Riserva -. E' contraria invece a quanto fatto finora: cambia infatti l'oggetto ma non la modalità di utilizzo delle risorse naturali, che resta sempre quello di sovra-sfruttamento del territorio». «I progetti presentati - fanno notare - intubano il massimo di acqua prelevabile per circa 1 km e a volte più. E per tre di essi in completa sovrapposizione alla neonata Riserva di Pesca da noi attualmente gestita. Ricordiamo che proprio gli ex cinque Comuni (diventati ora tre) sono gli intestatari della concessione e che, di anno in anno (ora siamo solo al terzo), abbiamo relazionato in prima persona sull'andamento della Riserva e sulle necessarie e possibili due variazioni (non solo questa approvata dalla Provincia) per arrivare all'attuale tratto pescabile unico così come indicato in cartina.  Ciò che finora non è accaduto e che auspichiamo accada da oggi in poi è che in presenza di un'attività che funziona e in crescita come la nostra, anche solo nella definizione del deflusso minimo vitale (calcolato in assenza di una riserva di pesca e quindi di una più alta concentrazione di pesce che, tra l'altro, sta dando vita al torrente), si tenga conto della riserva e dell'altrettanto approvata variazione». «Chiediamo quindi - puntualizzano - che i nostri referenti locali tutelino a questo punto i loro stessi interessi, informandoci dei cambiamenti in atto e del procedere dei lavori delle centraline, oltre che di venire interpellati o perlomeno rappresentati durante le conferenze dei servizi e nelle opportune sedi in una costruttiva collaborazione tra loro, avente lo scopo comune di preservare il territorio e facilitare lo sviluppo di attività in loco». «Avendo il nostro progetto un carattere sperimentale, sia a livello locale che a livello provinciale, chiediamo che venga garantito un minimo mantenimento degli aspetti iniziali, condizione essenziale per una buona sperimentazione», puntualizzano poi il presidente, Luigi Oneto, e il segretario, Marta Mossotti, della riserva, nella lettera agli amministratori. «Chiediamo insomma di considerare la strada della continuità operativa della nostra attività, ad oggi assolutamente non garantita a causa del futuro prelevamento dell'acqua da parte delle centraline lungo quasi tutta la Riserva.  Già per la prima centralina, quella di Piedicavallo, che ha già avviato i lavori ed è in attesa dell'uscita del Decreto Incentivi, allo stato attuale non sappiamo valutare se le due attività possano coesistere o meno. Anche questo richiederebbe un'ulteriore sperimentazione.  Ad oggi sappiamo solo che quando le ruspe entreranno in alveo, per circa due mesi, probabilmente quelli estivi di maggior afflusso turistico, l'acqua sarà sporca come quando c'è un'alluvione e che, in seguito, le naturali cascatelle caratteristiche di un torrente, in quel tratto non ci saranno più. Pensiamoci». Ma non solo. «Ad oggi - aggiungono -, alla nostra terza semina di trote in riserva, sappiamo che il  tratto a cattura si è ridotto di circa un quarto per evitare di immettere del pesce che dovrà poi essere prelevato per permettere i lavori. E ciò dall'apertura della riserva, cioè da circa metà dei sei mesi della stagione 2016. Pensiamoci».Insomma, concludono i rappresentanti della riserva, «vorremmo poter partecipare con il nostro turismo di nicchia che, a dirla tutta, dà i primi segni di ampliamento in parte familiare, a far crescere e magari riabitare il nostro territorio. E vorremmo quindi che i nostri più diretti interlocutori, i Comuni appunto, contribuissero tutelando in primis la risorsa più importante della Valle: la naturalità dell'ambiente. Noi dal canto nostro stiamo cercando di dare voce a questi pensieri e in un mese abbiamo raccolto circa 500 firme, firme che non rappresentano persone restie al cambiamento, ma persone che hanno voglia di costruire... costruire però in maniera diversa».Veronica Balocco

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