Aeroclub Biella, 90 anni in cattedra tra le nuvole

Aeroclub Biella, 90 anni in cattedra tra le nuvole
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CERRIONE -  Si sa che la storia non è mai clemente con i giudizi. Ma se davvero meriti e vanti fossero equamente premiati dal corso delle cose, forse oggi gli sforzi compiuti in novant’anni dall’Aeroclub biellese riceverebbero qualche riscontro in più rispetto alla realtà. E invece, triste a dirsi, di questo angolo di storia biellese il territorio sembra non ricordarsi praticamente mai. O molto, molto poco.

 

Una realtà nata come elitaria, per sua natura legata in origine a un mondo dalle ampie possibilità economiche, e poi diventata - grazie all’impulso iniziale dato dal conte Carlo Felice Trossi, poi raccolto da imprenditori locali - tra le poche punte di diamante nazionali nel campo della formazione aeronautica. Questo è oggi l’Aeroclub “Luigi Sella”, mondo da centoventi soci, sette mezzi di flotta e un vasto (o meglio vastissimo) ventaglio di proposte didattiche per gli aspiranti piloti. Alla declinazione puramente sociale, fatta per lo più di voli ludici e di appassionati uniti da uno stesso cuore, il sodalizio - che formalmente ha le vesti dell’associazione sportiva, priva dunque di risvolti commerciali, e che vive dei soli contributi dei soci e delle quote degli allievi - affianca infatti da quasi un secolo la scuola di volo più produttiva che il Biellese abbia mai posseduto. «Un vero motivo di vanto per noi - afferma il neo presidente dell’Aeroclub, Massimo Zaniboni, già consigliere, uscito vincente la scorsa settimana da un testa a testa nell’elezione del nuovo direttivo -, che riusciamo a mantenere grazie a una formula ormai collaudata: aerei di proprietà del club, elicotteri di società esterne, utilizzo da parte degli istruttori per le finalità della scuola». Un meccanismo  oliato da numeri di tutto rispetto: 13 istruttori di volo per aeroplano, 8 istruttori di elicottero, 24 istruttori a terra per un totale, in quest’anno scolastico, di 25 allievi (19 per aeroplano, di cui 8 alle prese con la licenza più completa, e 6 per elicottero) provenienti da ogni parte d’Italia. Un mondo che ogni anno ripete se stesso senza smentire i propri numeri. E che nel panorama nazionale della didattica aeronautica si è ormai affermato in termini di qualità: «Le lezioni vengono in gran parte organizzate in modo personalizzato - spiega l’accountable manager Alessandro Zordan -, tentando di andare il più possibile incontro alle esigenze dell’allievo. E il risultato sta tutto in una percentuale: 80%, ovvero il numero di brevettati con licenza professionale che ora hanno un impiego». Insomma: un percorso dalle ottime possibilità lavorative, in grado di preparare ad ogni livello di abilitazione, partendo dalla base del percorso da 35 ore di volo, per un costo che si aggira sugli 8mila euro, per arrivare alla licenza professionale più elevata, il cosiddetto Atpl, che dà diritto ad entrare nel mondo del comando aeronautico, i cui costi dipendono dai moduli che si intraprendono e che comunque richiede una preventiva licenza da pilota privato.  «I primi incontri con i nuovi allievi li seguo personalmente - afferma Giancarlo Fè, direttore della scuola, romano, comandante di linea ora in pensione con esperienza decennale in svariate compagnie -: è fondamentale capire subito se l’impulso che spinge i giovani a intraprendere questo percorso è sincero. Perché si tratta di una strada che responsabilizza molto. E che a soli 17 anni può portarli a pilotare un aereo: ancor prima di avere tra le mani la patente di guida». Ovvio, dunque, che l’opportunità risvegli in molti adolescenti il desiderio di provarci. Ma la barriera dei soldi resta  sempre un ostacolo difficile da oltrepassare: «Anche se, a conti fatti, il percorso complessivo costa in un paio d’anni quel che costa un’università in cinque», puntualizza Zaniboni, ricordando che l’Aeroclub è comunque al lavoro per tentare di istituire nuovamente, come già fatto in passato, borse di studio ad hoc per i giovani del territorio.

 

 

Per il sodalizio la consegna dei brevetti rimane comunque, ogni volta, la soddisfazione maggiore. Un punto di arrivo, del cui valore il Biellese non si è forse mai davvero accorto. E che oggi la convivenza con AirVergiate, proprietario dello scalo, non rende semplice: «Le chiusure dell’aeroporto nei weekend, nelle pause pranzo e in un giorno infrasettimanale in più non agevolano l’attività didattica e ci sono costate svariati soci del Club - chiarisce Zaniboni -. Un peccato, perché noi avremmo desiderato prendere in mano seriamente questa realtà, creando un consorzio che ci avrebbe consentito di portare a zero le perdite di Sace. E invece, come avviene da decenni, anche ora ci troviamo ad operare in sostanziale solitudine. E in un aeroporto che non è attrattivo per la gente, né per le realtà del settore. Anche così, però, ogni anno facciamo girare affari per 5 o 600mila euro. Vorrà pur dire qualcosa o no?».

Veronica Balocco

CERRIONE -  Si sa che la storia non è mai clemente con i giudizi. Ma se davvero meriti e vanti fossero equamente premiati dal corso delle cose, forse oggi gli sforzi compiuti in novant’anni dall’Aeroclub biellese riceverebbero qualche riscontro in più rispetto alla realtà. E invece, triste a dirsi, di questo angolo di storia biellese il territorio sembra non ricordarsi praticamente mai. O molto, molto poco.

Una realtà nata come elitaria, per sua natura legata in origine a un mondo dalle ampie possibilità economiche, e poi diventata - grazie all’impulso iniziale dato dal conte Carlo Felice Trossi, poi raccolto da imprenditori locali - tra le poche punte di diamante nazionali nel campo della formazione aeronautica. Questo è oggi l’Aeroclub “Luigi Sella”, mondo da centoventi soci, sette mezzi di flotta e un vasto (o meglio vastissimo) ventaglio di proposte didattiche per gli aspiranti piloti. Alla declinazione puramente sociale, fatta per lo più di voli ludici e di appassionati uniti da uno stesso cuore, il sodalizio - che formalmente ha le vesti dell’associazione sportiva, priva dunque di risvolti commerciali, e che vive dei soli contributi dei soci e delle quote degli allievi - affianca infatti da quasi un secolo la scuola di volo più produttiva che il Biellese abbia mai posseduto. «Un vero motivo di vanto per noi - afferma il neo presidente dell’Aeroclub, Massimo Zaniboni, già consigliere, uscito vincente la scorsa settimana da un testa a testa nell’elezione del nuovo direttivo -, che riusciamo a mantenere grazie a una formula ormai collaudata: aerei di proprietà del club, elicotteri di società esterne, utilizzo da parte degli istruttori per le finalità della scuola». Un meccanismo  oliato da numeri di tutto rispetto: 13 istruttori di volo per aeroplano, 8 istruttori di elicottero, 24 istruttori a terra per un totale, in quest’anno scolastico, di 25 allievi (19 per aeroplano, di cui 8 alle prese con la licenza più completa, e 6 per elicottero) provenienti da ogni parte d’Italia. Un mondo che ogni anno ripete se stesso senza smentire i propri numeri. E che nel panorama nazionale della didattica aeronautica si è ormai affermato in termini di qualità: «Le lezioni vengono in gran parte organizzate in modo personalizzato - spiega l’accountable manager Alessandro Zordan -, tentando di andare il più possibile incontro alle esigenze dell’allievo. E il risultato sta tutto in una percentuale: 80%, ovvero il numero di brevettati con licenza professionale che ora hanno un impiego». Insomma: un percorso dalle ottime possibilità lavorative, in grado di preparare ad ogni livello di abilitazione, partendo dalla base del percorso da 35 ore di volo, per un costo che si aggira sugli 8mila euro, per arrivare alla licenza professionale più elevata, il cosiddetto Atpl, che dà diritto ad entrare nel mondo del comando aeronautico, i cui costi dipendono dai moduli che si intraprendono e che comunque richiede una preventiva licenza da pilota privato.  «I primi incontri con i nuovi allievi li seguo personalmente - afferma Giancarlo Fè, direttore della scuola, romano, comandante di linea ora in pensione con esperienza decennale in svariate compagnie -: è fondamentale capire subito se l’impulso che spinge i giovani a intraprendere questo percorso è sincero. Perché si tratta di una strada che responsabilizza molto. E che a soli 17 anni può portarli a pilotare un aereo: ancor prima di avere tra le mani la patente di guida». Ovvio, dunque, che l’opportunità risvegli in molti adolescenti il desiderio di provarci. Ma la barriera dei soldi resta  sempre un ostacolo difficile da oltrepassare: «Anche se, a conti fatti, il percorso complessivo costa in un paio d’anni quel che costa un’università in cinque», puntualizza Zaniboni, ricordando che l’Aeroclub è comunque al lavoro per tentare di istituire nuovamente, come già fatto in passato, borse di studio ad hoc per i giovani del territorio.

Per il sodalizio la consegna dei brevetti rimane comunque, ogni volta, la soddisfazione maggiore. Un punto di arrivo, del cui valore il Biellese non si è forse mai davvero accorto. E che oggi la convivenza con AirVergiate, proprietario dello scalo, non rende semplice: «Le chiusure dell’aeroporto nei weekend, nelle pause pranzo e in un giorno infrasettimanale in più non agevolano l’attività didattica e ci sono costate svariati soci del Club - chiarisce Zaniboni -. Un peccato, perché noi avremmo desiderato prendere in mano seriamente questa realtà, creando un consorzio che ci avrebbe consentito di portare a zero le perdite di Sace. E invece, come avviene da decenni, anche ora ci troviamo ad operare in sostanziale solitudine. E in un aeroporto che non è attrattivo per la gente, né per le realtà del settore. Anche così, però, ogni anno facciamo girare affari per 5 o 600mila euro. Vorrà pur dire qualcosa o no?».

Veronica Balocco

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