Abusi sulla figlia, in cella 8 anni

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(2 mag) Il padre condannato a otto anni di carcere, il nonno a due anni e quattro mesi. Per abusi sessuali continuati nei confronti della figlia e nipote. L’orco, stavolta, non era solo nelle favole: quella bimba che per troppo tempo s’è portata appresso un fardello pesante come un macigno, ne aveva due in famiglia. Venerdì sono stati entrambi condannati. Il giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini, non ha concesso agli imputati nemmeno le attenuanti generiche. Ha solo applicato alla lettera lo sconto di pena di un terzo previsto per il rito abbreviato, partendo quindi, per il padre, da una pena base di dodici anni. Pesanti anche le pene accessorie, dalla perdita di qualunque diritto sia da parte del padre che del nonno nei confronti della bambina, fino all’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici nonché - scrive il giudice nel dispositivo della sentenza - «da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, da ogni ufficio o servizio o istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate in prevalenza da minori».
(2 mag) Il padre condannato a otto anni di carcere, il nonno a due anni e quattro mesi. Per abusi sessuali continuati nei confronti della figlia e nipote. L’orco, stavolta, non era solo nelle favole: quella bimba che per troppo tempo s’è portata appresso un fardello pesante come un macigno, ne aveva due in famiglia. Venerdì sono stati entrambi condannati. Il giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini, non ha concesso agli imputati nemmeno le attenuanti generiche. Ha solo applicato alla lettera lo sconto di pena di un terzo previsto per il rito abbreviato, partendo quindi, per il padre, da una pena base di dodici anni. Pesanti anche le pene accessorie, dalla perdita di qualunque diritto sia da parte del padre che del nonno nei confronti della bambina, fino all’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici nonché - scrive il giudice nel dispositivo della sentenza - «da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, da ogni ufficio o servizio o istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate in prevalenza da minori».
Un soggetto, il padre, ritenuto pericoloso socialmente anche dalla legge, nonostante fosse incensurato, in virtù di una perizia psichiatrica che non gli ha lasciato scampo e che, sette mesi fa, ha contribuito a farlo finire in carcere, nella speciale sezione di viale dei Tigli che ospita un centinaio di detenuti accusati di reati legati alla sfera sessuale e rigorosamente separati dai “comuni”. L’uomo, 47 anni, di Biella, era accusato di aver abusato per anni della figlia, in due terribili momenti delle sua giovane vita: quando aveva 4 e 5 anni e quando ne aveva 8 e 9. Un calvario terribile per quella bambina che ora ha 13 anni, è ospite in una comunità e sta bene. Anche il nonno, 78 anni, era accusato di abusi sessuali nei confronti della nipote, per essersi più volte strusciato su di lei con le parti intime. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura coordinati dal maresciallo Tindaro Gullo. Sono partite un anno e mezzo fa, dopo che è giunta loro la prima segnalazione da parte della neuropsichiatria infantile dell’Asl di Biella che aveva in cura la bambina. La quale, nel frattempo, era già stata tolta a padre e madre e affidata a un’apposita struttura su imput degli assistenti sociali, in quanto, dopo la loro separazione tutt’altro che consensuale, rischiava di subire gravi ripercussioni psicologiche proprio a causa dell’eccessiva conflittualità tra i genitori.
Nella sua nuova casa, la ragazzina ha ripreso a vivere senza paura, senza timore di vedersi trasformare in un morboso gioco sessuale per suo padre. E ha cominciato a confidarsi. Sono così emerse, in tutta la loro gravità, quelle due terribili parentesi della sua vita. La madre - secondo il racconto - non ne sapeva nulla in quanto il padre abusava di lei quando la moglie era al lavoro. I carabinieri hanno svolto il loro lavoro con rapidità, in modo chirurgico. Perché, in questi casi, è necessario fare in fretta per riuscire a cancellare gli incubi di una ragazzina, con l’uomo nero sempre al centro della scena, e a trasformarli in sogni. La bambina è stata sottoposta a perizia per valutarne l’attendibilità. E così emerso che era idonea a rendere testimonianza e non era soggetta in alcun modo a influenze esterne.
Nel corso delle indagini e prima che il provvedimento di arresto venisse firmato, è stata fissata, con la formula dell’incidente probatorio, un’udienza protetta all’Asl di Cossato per sentire la ragazzina la quale ha ribadito per filo e per segno ciò che aveva già raccontato allo psicologo infantile e, in due occasioni, ai carabinieri che lavorano in Procura. Sono stati interrogati parenti e persone vicine all’indagato e alla sua, apparentemente normale, famiglia. E’ stata inoltre disposta una perquisizione a casa del padre che ha portato al ritrovamento di tutto il materiale a luci rosse indicato dalla bambina in sede di interrogatorio. L’ennesimo riscontro, l’ennesima riprova che, ancora una volta, l’orco era uscito dalle favole.

2 maggio 2011

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