A Masserano la discarica che non morira? mai

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MASSERANO - A chi non crede ancora nel valore della raccolta differenziata. A chi nutre dubbi sulla necessita? di trattare i rifiuti indifferenziati prima di smaltirli. A chi pensa che un rifiuto conferito sia un rifiuto morto, al quale piu? nessuno sia tenuto a pensare. A tutti loro, ma non solo, l’esperienza che sabato mattina Seab ha regalato a un buon numero di amministratori del territorio avrebbe fatto certamente riflettere. Forse cambiare idea. Perche? visitare materialmente una discarica - la discarica che per 14 anni, dal 1989 al 2003, tempi in cui ancora nel sacchetto si buttava di tutto di piu?, ha ospitato i rifiuti solidi urbani biellesi - da? il vero senso di quanto i residui materiali della vita quotidiana, se non adeguatamente processati, costino. Alla popolazione e all’ambiente. E quali e quanti sforzi sia necessario mettere in campo, anche in termini economici, per fare in modo che quei vecchi rifiuti, di cui la popolazione si e? scordata, non costituiscano piu? un problema. O un rischio.

Il viaggio tra i 164mila metri quadri di rifuti delle cinque vasche della discarica di Masserano sono unesperienza estremamente istruttiva. Che tutti dovrebbero fare. Raccontano un mondo che non ce? piu?, ma che sopravvive ancora. Li?, per lungo tempo, i camion hanno fatto la spola gettando nel mare magnum di quei grossi buchi tutto quel che usciva dai cassonetti. Direttamente, senza filtri. Non come avviene ora, da quando il polo di Cavaglia? si e? messo di mezzo, troncando la vita dellimpianto di Masserano per imporre una nuova filosofia: trattare, seccare i rifiuti, poi conferire. Un modo semplice, ma altamente innovativo, per evitare che i materiali organici possano in futuro creare problemi. A Masserano, invece, la storia ha sempre parlato una lingua diversa. Lo ha raccontato sabato il geologo Marco Coldesina, di Seab, ai numerosi rappresentanti dei paesi biellesi. Lui, che dal 2007 e? il responsabile dellarea, e? qualcosa di piu? di un semplice supervisore. Affiancato dal custode Paolo Givone, Coldesina e? sul posto 365 giorni allanno, e monitora la situazione 24 ore al giorno, anche tramite connessione remota. «Un lavoro cui nessuno resiste», afferma sommessamente. Ma che per lui e? diventata una missione di vita, «perche? qui nulla puo? mai essere lasciato al caso: i rifiuti non dormono mai, e producono percolato e biogas costantemente. Ecco, e? della gestione di questi aspetti che noi ci preoccupiamo primariamente, prima di rivolgerci anche alla manutenzione ordinaria, al taglio dellerba e alla sistemazione degli spazi». Arrivare al punto di emergenza, da queste parti, e? impensabile. Tutto deve essere gestito in modo da non giungerci mai, ma il nuovo corso delle cose - quello attuato dopo la tragedia Salvan del 1995 - racconta che grossi problemi, ormai, non si verificano piu?. «Ai tempi mancava soprattutto lArpa - spiega Coldesina - e non cerano i controlli di adesso. Ora i protocolli sono severissimi, le rilevazioni continue, i nostri monitoraggi permanenti, dentro e fuori dallarea di discarica e sulle falde acquifere». Insomma, la discarica e? sotto controllo, sino a una certa distanza dal perimetro che la delimita.

Nonostante cio?, resta pur sempre un terreno che vive. Riempita nel tempo con 1.340.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani non trattati, la discarica continua a emettere i frutti della decomposizione delle materie organiche: biogas e percolato. «Il primo viene trattato in quello che consideriamo il cuore vero dellimpianto: un bruciatoreche giornalmente fa incendiare 163 metri cubi allora di gas, aspirato dai circa 100 pozzi dislocati su tutto il territorio della discarica - chiarisce Coldesina -. Il percolato, invece, viene giornalmente prelevato con appositi eiettori, quindi conferito allo stabilimento Cordar della Spolina, dove viene trattato, reso inerte e quindi immesso nello Strona».

Ogni giorno, da Masserano partono da 3 a 6 autocisterne dirette a Cossato: in totale, qualcosa come 3/400mila euro di spesa allanno per tutte le 5 vasche. «Unoperazione che siamo obbligati a fare - fa notare Coldesina - perche? non esistono alternative». Ma se le vasche 1, 2 3 e 4 (tutte piu? piccole della quinta e tutte chiuse, per raggiunta capienza, allinizio degli anni Novanta) di fatto oggi producono residui ambientali minori, seppur sempre bisognosi di continuo controllo, e? sulla vasca 5 che si concentrano le attenzioni maggiori. Voluta nel 1992, aperta nel 1993 e chiusa dieci anni dopo per far posto a Cavaglia?, la vasca oggi conserva 993.721 tonnellate di rifiuti, del milione e 300mila totali. Fino a qualche tempo fa costituita da un enorme buco, quello stesso in cui i camion in passato gettavano tutto il loro carico, oggi la vasca 5 si prepara ad andare verso la sua chiusura definitiva. Le severe norme di legge in materia impongono al territorio la gestione del sito di discarica sino a 30 dopo la chiusura ultima dell’impianto: «Un countdown che a Masserano no e? ancora iniziato - puntualizza Coldesina -, proprio perche? le attivita? di chiusura della vasca 5 non si sono ancora completate». Buona parte del lavoro si deve al recente arrivo delle terre da bonifica provenienti dal cantiere delle ex acciaierie Falck di Milano: 800 camion per 2.500 tonnellate di materiale, praticamente terriccio, sversato sullo strato di rifiuti profondo 24 metri (12 fuori terra, 12 sotto): «Un’operazione valsa un guadagno di circa 500mila euro lordi - spiega il presidente Seab, Claudio Marampon - e alla quale ora intendiamo far seguire una nuova fase, per procedere spediti verso la chiusura della vasca». Il concetto e? capire quanto materiale serva ancora con- ferire per arrivare alla quota di completamento: «Per arrivare a questo risultato - puntualizza Marampon- abbiamo dato incarico di effettuare una perizia sui volumi. Quindi apriremo un bando per mettere in gara quegli ultimi spazi».

Sara? quella lultima fase di vitadella discarica. Ma non lultimo sguardo che il Biellese rivolgera? a questo sito. «La discarica vivra? finche? vivra? Seab - ammette Coldesina - perche? questi sono impianti che non si possono abbandonare». Nel frattempo, pero?, la natura sta tornando a fare il suo corso. E anche sui quasi venti metri di profondita? dei rifiuti delle vecchie vasche lerba e? tornata a crescere. Qua e la? passeggiano le pernici. E ogni tanto si intravede un capriolo. Ma cosa piu? importante: non si sente alcun odore. Segno che gli immensi sforzi per la gestione e il trattamento dei gas stanno dando i loro frutti. In attesa che il tempo passi, e trasformi tutto in qualcosa cui ci si potra? permettere di non badare piu?.

Veronica Balocco 

MASSERANO - A chi non crede ancora nel valore della raccolta differenziata. A chi nutre dubbi sulla necessita? di trattare i rifiuti indifferenziati prima di smaltirli. A chi pensa che un rifiuto conferito sia un rifiuto morto, al quale piu? nessuno sia tenuto a pensare. A tutti loro, ma non solo, l’esperienza che sabato mattina Seab ha regalato a un buon numero di amministratori del territorio avrebbe fatto certamente riflettere. Forse cambiare idea. Perche? visitare materialmente una discarica - la discarica che per 14 anni, dal 1989 al 2003, tempi in cui ancora nel sacchetto si buttava di tutto di piu?, ha ospitato i rifiuti solidi urbani biellesi - da? il vero senso di quanto i residui materiali della vita quotidiana, se non adeguatamente processati, costino. Alla popolazione e all’ambiente. E quali e quanti sforzi sia necessario mettere in campo, anche in termini economici, per fare in modo che quei vecchi rifiuti, di cui la popolazione si e? scordata, non costituiscano piu? un problema. O un rischio.

Il viaggio tra i 164mila metri quadri di rifuti delle cinque vasche della discarica di Masserano sono un’esperienza estremamente istruttiva. Che tutti dovrebbero fare. Raccontano un mondo che non c’e? piu?, ma che sopravvive ancora. Li?, per lungo tempo, i camion hanno fatto la spola gettando nel mare magnum di quei grossi buchi tutto quel che usciva dai cassonetti. Direttamente, senza filtri. Non come avviene ora, da quando il polo di Cavaglia? si e? messo di mezzo, troncando la vita dell’impianto di Masserano per imporre una nuova filosofia: trattare, seccare i rifiuti, poi conferire. Un modo semplice, ma altamente innovativo, per evitare che i materiali organici possano in futuro creare problemi. A Masserano, invece, la storia ha sempre parlato una lingua diversa. Lo ha raccontato sabato il geologo Marco Coldesina, di Seab, ai numerosi rappresentanti dei paesi biellesi. Lui, che dal 2007 e? il responsabile dell’area, e? qualcosa di piu? di un semplice supervisore. Affiancato dal custode Paolo Givone, Coldesina e? sul posto 365 giorni all’anno, e monitora la situazione 24 ore al giorno, anche tramite connessione remota. «Un lavoro cui nessuno resiste», afferma sommessamente. Ma che per lui e? diventata una missione di vita, «perche? qui nulla puo? mai essere lasciato al caso: i rifiuti non dormono mai, e producono percolato e biogas costantemente. Ecco, e? della gestione di questi aspetti che noi ci preoccupiamo primariamente, prima di rivolgerci anche alla manutenzione ordinaria, al taglio dell’erba e alla sistemazione degli spazi». Arrivare al punto di emergenza, da queste parti, e? impensabile. Tutto deve essere gestito in modo da non giungerci mai, ma il nuovo corso delle cose - quello attuato dopo la tragedia Salvan del 1995 - racconta che grossi problemi, ormai, non si verificano piu?. «Ai tempi mancava soprattutto l’Arpa - spiega Coldesina - e non c’erano i controlli di adesso. Ora i protocolli sono severissimi, le rilevazioni continue, i nostri monitoraggi permanenti, dentro e fuori dall’area di discarica e sulle falde acquifere». Insomma, la discarica e? sotto controllo, sino a una certa distanza dal perimetro che la delimita.

Nonostante cio?, resta pur sempre un terreno che vive. Riempita nel tempo con 1.340.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani non trattati, la discarica continua a emettere i frutti della decomposizione delle materie organiche: biogas e percolato. «Il primo viene trattato in quello che consideriamo il cuore vero dell’impianto: un “bruciatore” che giornalmente fa incendiare 163 metri cubi all’ora di gas, aspirato dai circa 100 pozzi dislocati su tutto il territorio della discarica - chiarisce Coldesina -. Il percolato, invece, viene giornalmente prelevato con appositi eiettori, quindi conferito allo stabilimento Cordar della Spolina, dove viene trattato, reso inerte e quindi immesso nello Strona».

Ogni giorno, da Masserano partono da 3 a 6 autocisterne dirette a Cossato: in totale, qualcosa come 3/400mila euro di spesa all’anno per tutte le 5 vasche. «Un’operazione che siamo obbligati a fare - fa notare Coldesina - perche? non esistono alternative». Ma se le vasche 1, 2 3 e 4 (tutte piu? piccole della quinta e tutte chiuse, per raggiunta capienza, all’inizio degli anni Novanta) di fatto oggi producono residui ambientali minori, seppur sempre bisognosi di continuo controllo, e? sulla vasca 5 che si concentrano le attenzioni maggiori. Voluta nel 1992, aperta nel 1993 e chiusa dieci anni dopo per far posto a Cavaglia?, la vasca oggi conserva 993.721 tonnellate di rifiuti, del milione e 300mila totali. Fino a qualche tempo fa costituita da un enorme buco, quello stesso in cui i camion in passato gettavano tutto il loro carico, oggi la vasca 5 si prepara ad andare verso la sua chiusura definitiva. Le severe norme di legge in materia impongono al territorio la gestione del sito di discarica sino a 30 dopo la chiusura ultima dell’impianto: «Un countdown che a Masserano no e? ancora iniziato - puntualizza Coldesina -, proprio perche? le attivita? di chiusura della vasca 5 non si sono ancora completate». Buona parte del lavoro si deve al recente arrivo delle terre da bonifica provenienti dal cantiere delle ex acciaierie Falck di Milano: 800 camion per 2.500 tonnellate di materiale, praticamente terriccio, sversato sullo strato di rifiuti profondo 24 metri (12 fuori terra, 12 sotto): «Un’operazione valsa un guadagno di circa 500mila euro lordi - spiega il presidente Seab, Claudio Marampon - e alla quale ora intendiamo far seguire una nuova fase, per procedere spediti verso la chiusura della vasca». Il concetto e? capire quanto materiale serva ancora con- ferire per arrivare alla quota di completamento: «Per arrivare a questo risultato - puntualizza Marampon- abbiamo dato incarico di effettuare una perizia sui volumi. Quindi apriremo un bando per mettere in gara quegli ultimi spazi».

Sara? quella l’ultima fase di “vita” della discarica. Ma non l’ultimo sguardo che il Biellese rivolgera? a questo sito. «La discarica vivra? finche? vivra? Seab - ammette Coldesina - perche? questi sono impianti che non si possono abbandonare». Nel frattempo, pero?, la natura sta tornando a fare il suo corso. E anche sui quasi venti metri di profondita? dei rifiuti delle vecchie vasche l’erba e? tornata a crescere. Qua e la? passeggiano le pernici. E ogni tanto si intravede un capriolo. Ma cosa piu? importante: non si sente alcun odore. Segno che gli immensi sforzi per la gestione e il trattamento dei gas stanno dando i loro frutti. In attesa che il tempo passi, e trasformi tutto in qualcosa cui ci si potra? permettere di non badare piu?.

Veronica Balocco 

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