Sono 95 le pagine del giudice

"Le doppie cremazioni? Così gli operai finivano prima il lavoro...".

Depositata la motivazione della sentenza delle condanne ai Ravetti per le operazioni nel "forno degli orrori". Ci sono anche le ammissioni degli imputati.

"Le doppie cremazioni? Così gli operai finivano prima il lavoro...".
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"Le doppie cremazioni? Così gli operai finivano prima il lavoro...".

Prima a casa

"Le doppie cremazioni? E' una mia idea, ma tutti lo sapevamo. Diventarono per gli operai un modo per finire prima il lavoro, quindi di andare a casa prima".

"Le ceneri nell'immondizia? Quando non entravano tutte nell'urna si smaltivano gettandole nella spazzatura".

Sulle bare di zinco (i cadaveri veniano tolti, inseriti in scatole di cartone e gli zinchi gettati nell'immondizia, anche se i parenti pagavano la quota intera di 1.300 euro invece di 560 euro, ndr): "Mio fratello Marco mi disse che gli zinchi erano da prendere tutti perché per noi erano oro...".

E il cane cremato? "La responsabilità per quella cremazione è di mio fratello. Io quel giorno non c'ero".

Motivazione della sentenza

Sono alcune delle tante dichiarazioni che a suo tempo rese Alessandro Ravetti, amministratore di Socrebi, la società che gestiva il Tempio crematorio, durante l'interrogatorio davanti al procuratore, Teresa Angelo Camelio, e agli investigatori quali il comandante del Nucleo di Polizia giudiziaria, luogotenente Tindaro Gullo e i suoi colleghi. Nell'interrogatorio ci sono una lunga serie di ammissioni. Lo ha inserito il giudice, Anna Ferretti, nella motivazione della sentenza del processo che ha portato alla condanna, agli inizi di ottobre, sia di Alessandro sia di suo fratello Marco, presidente della stessa società, il primo a cinque anni e quattro mesi, il secondo a cinque anni tondi.

Nella foto, i parenti delle vittime durante un sit in davanti all'ingresso del forno durante il quale accesero decine di lumini a formare un cuore.

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