la situazione a vigliano

Bar e take away, controlli e polemiche

Dopo una settimana da asporto, alcuni titolari preferiscono chiudere e aspettare norme meno severe

Bar e take away, controlli e polemiche
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Bar e take away, controlli e polemiche.

Alcuni soddisfatti, altri meno

Lunedì 4 maggio i bar hanno potuto riaprire con la formula del take away, letteralmente “porta via”, con tanto di prenotazione, anche soltanto di un caffè. Vietato il servizio al bancone, accomodarsi ai tavoli o consumare nei pressi del locale, soprattutto senza il rispetto delle distanze di sicurezza. I controlli, anche a Vigliano, sono stati rigidi da parte dei Carabinieri e della Polizia locale: «Ma, da parte dei vigili, non c’è stata alcuna sanzione - spiega il sindaco, Cristina Vazzoler - le verifiche sono state eseguite per dare le corrette indicazioni ai titolari delle attività sulle regole da rispettare in ambito sanitario. Capisco - sottolinea il primo cittadino - che diventa difficile anche per i gestori. Molti, infatti, hanno preferito aspettare prima di riaprire. Comunque la scelta della chiusura è solo di chi ha l’attività».
Ma il tradizionale caffè, il prodotto più consumato nei bar italiani, è la causa della chiusura di tanti bar, dopo che i titolari, speranzosi, avevano provato ad aprire i locali seguendo le regole per l’asporto.
C’è chi è riuscito ad adeguarsi velocemente alle nuove norme e chi ha preferito chiudere per evitare rischi e multe salate (si arriva fino alla chiusura del locale).

"Non ce la sentivamo"

Giorgia Milanaccio (foto), con il padre Nicola, a novembre dello scorso anno ha rilevato il bar Il Portico, in via Dante Alighieri vicino alla scuola media. Anche lei ha aperto il locale il 4 maggio, ma poi ha preferito chiudere subito: «Non riuscivamo a gestire le prenotazioni da parte dei clienti, chi passava in bicicletta, chi a piedi, chiedevano di poter prender un caffè ma dovevamo dire di no. Visto poi che si rischiavano multe salatissime e la chiusura del locale per 30 giorni. Ci siamo detti: abbiamo aperto per quattro mesi, poi per due mesi siamo rimasti chiusi per l’emergenza sanitaria, adesso corriamo anche il rischio della chiusura, non ce la sentivamo".

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