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La (mini) rivincita dei piccoli negozi

Snobbati a favore della grande distribuzione, gli alimentari che si trovano “sotto casa”, ai tempi del coronavirus, tornano a riscuotere un buon successo. Ecco alcune delle loro storie

La (mini) rivincita dei piccoli negozi
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La (mini) rivincita dei piccoli negozi.

Prima snobbati, oggi sono una risorsa

I negozi di vicinato, cioè quei punti vendita al dettaglio con superfici ridotte all’osso e presenti nei comuni più piccoli, talvolta come vere e proprie oasi nel deserto, si stanno prendendo una piccola rivincita nei confronti della grande distribuzione. In tempi di coronavirus, di leggi severe sulle distanze da mantenere e sugli spostamenti da evitare, questi presidi offrono alla popolazione un servizio puntuale e necessario, anche a domicilio. Lo sa bene, ad esempio, Filippo Tresti, che con la madre Renata gestisce il Food Store di Campiglia Cervo. Aperto da 23 anni, questo locale è un ottimo punto di riferimento per il paese e i suoi 500 abitanti, ma anche per i turisti dei fine settimane che salgono in montagna lungo la valle: «Abbiamo dovuto chiudere il nostro angolo bar - spiega Filippo Tresti - mentre restiamo aperti per i tabacchi e l’edicola. Per l’alimentari è stato necessario contingentare gli ingressi, ma la gente si è abituata in fretta e non ha creato problemi. Il lavoro, dall’inizio della pandemia, è cambiato, c’è più richiesta da parte dei nostri clienti abituali che venivano già da noi e che ora fanno una spesa più grossa rispetto a prima. Certo, ci manca l’afflusso turistico, sicuramente ne sentiremo gli effetti». Sul buon ritorno ai piccoli negozi, Tresti non si sbilancia: «Bisogna capire se ci sarà un ritorno alle condizioni di prima non appena sarà finita l’emergenza».

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