Grillenzoni (Pronto Soccorso): “La speranza c’é. Aggrappiamoci”
In un lungo post su Facebook intervento del responsabile del Pronto soccorso
In un lungo post su Facebook il responsabile del Pronto soccorso di Biella: “La speranza c’é. Aggrappiamoci”.
La speranza c’é
La scorsa notte il responsabile del pronto soccorso di Biella Luca Grillenzoni su Facebook ha voluto mandare un messaggio di speranza ai biellesi.
“Gian Vincenzo.
La Speranza.
Il mio ultimo post ha avuto un seguito importante e se da un lato ciò mi fa indubbiamente piacere, mi spaventa anche un po’. Sono una persona schietta, nel bene e nel male. Non ho potuto leggere tutti i commenti, ma qualcuno mi ha fatto riflettere. Qualcuno mi ha chiesto di non togliere del tutto le speranze ed è giusto che sia così.
Da qui la voglia di condividere con Voi la nostra Speranza.
Io non so quale sia la mortalità complessiva per Coronavirus, perché servirebbero dati completi e non a campione. So che la mortalità per i pazienti che vengono ricoverati è alta: 20-25%.
Quando abbiamo aperto il reparto è stato un disastro. Ci sembrava di assistere impotenti all’evoluzione della malattia.
Fino a Lui. Fino al Gian Vincenzo (nome di fantasia).
È stato il primo.
È stato il primo dei nostri pazienti a rispondere al trattamento con CPAP, ovvero un casco pieno di ossigeno ed aria a pressione positiva. Tutto il personale ha riposto in lui la Speranza, la Speranza di essere utili, la Speranza di salvare una vita. Ne avevamo bisogno come il pane, avevamo bisogno di vedere i nostri sforzi ripagati.
Gian Vincenzo all’inizio ci ha fatto titubare ma poi si è stabilizzato e, migliorata l’ossigenazione del suo sangue, ci ha permesso di iniziare il percorso per togliere quello scafandro di plastica.
Ci ha fatto capire di andarci piano, di non avere fretta perché i tempi di recupero sono molto lunghi. Ci ha fatto conoscere il decorso della malattia dandoci indicazioni importanti su come procedere. Grazie a lui abbiamo capito che dopo 2-3 giorni dovevamo dare degli integratori alimentari, insomma, è stato un apripista.
Due giorni fa abbiamo tolto il casco ed ora Gian Vincenzo non ne ha più bisogno.
Non è totalmente guarito ancora ma il peggio dovrebbe essere passato.
È stato ed è tuttora il nostro faro nella tempesta.
È il mio eroe.
Perché noi tutti ci siamo aggrappati a lui.
Perché ha resistito dentro un casco di plastica che sbuffa aria a 50 litri al minuto con un rumore assordante nelle orecchie.
Perché ha resistito da solo, senza un parente che potesse prendergli la mano o fargli una carezza.
Perché ha capito che per ben due volte il compagno di stanza è mancato.
Un eroe epico, d’altri tempi.
L’ho anche minacciato quando ho capito quanto fosse importante per tutti noi.
“Non fare scherzi! Tutti i ragazzi tifano per te!”
Lui ha sempre risposto con un sorriso accennato e uno sguardo giorno dopo giorno sempre più fiducioso.
Ed io finalmente, giorno dopo giorno, ero sempre più contento di chiamare la figlia a casa per darLe notizie incoraggianti.
Perché “Chi salva una vita sarà considerato dalle Sacre Scritture come se avesse salvato un intero popolo”.
La Speranza c’è.
Aggrappiamoci.
Per Gian Vincenzo, So Fe Gas!“