“Una mentalità nuova per l’Industria 4.0”

“Una mentalità nuova per l’Industria 4.0”
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C’è un’industria biellese sospesa tra un già e un non ancora: è quella che esce dall’assemblea generale dell’Uib di lunedì, a Città Studi, e che segna il procedere di un cammino di cui ora cominciano a diventare più chiari (anche grazie al progetto “Biella in Transizione”) gli approdi.  Questo “già e non ancora” dell’industria biellese (di più: del sistema Biella tout court) si declina con le parole nette usate dal presidente Uib, Carlo Piacenza: futuro, competenze, sviluppo, innovazione, sostenibilità «senza artificio retorico e non, come troppo spesso accaduto, come esercizio verbale» ha detto, in esordio, il presidente degli industriali biellesi, conscio del rischio di riproporre sostantivi  talvolta abusati. «Oggi, però, il momento è diverso - ha detto Piacenza - e il tessile-abbigliamento sta vivendo un momento dinamico come i dati di Smi confortano: dal 2013, la crescita  del sistema moda italiano è stata del 4,2%, contro l’1,8% del Pil, meglio della stessa meccanica. E lo stesso export biellese corre, nel primo trimestre, a +12,7% contro il +9,9% nazionale». E allora? Allora è il momento di capitalizzare questo “già”, rappresentato dai segnali di ripresa e da quanto messo fin qui in campo, intercettando quel “non ancora” che parte «dal rimettere al centro ciò che conta» ha detto il presidente. Dall’intervento di Carlo Piacenza e dalla tavola rotonda che ne è seguita (in foto) e durante la quale, moderati da Andrea Cabrini (direttore Class Cnbc), si sono confrontati, oltre allo stesso presidente Uib, Claudio Marenzi (presidente Smi), Ermanno Rondi (responsabile Comitato tecnico di Confindustria per l’education e alternanza scuola-lavoro), Giulio Pedrolo (vicepresidente Confindustria per la politica industriale) esce un messaggio chiaro (il focus su Eco di Biella di domani, giovedì 6 luglio): la transizione al modello 4.0 è una rivoluzione culturale che non può compiersi se non passando attraverso il canale della formazione. «Solo se si formano le persone - ha detto Piacenza - si possono innestare le  competenze tecniche e gestionali di cui il sistema ha bisogno in vista di un obiettivo che è l’Industria 4.0 per una società 5.0 ovvero inclusiva». E su questo deficit di competenze e sul relativo miss-match ha focalizzato l’attenzione Ermanno Rondi, insistendo sull’approccio all’alternanza scuola-lavoro, da cogliere però come vero percorso didattico e non di semplice placement, così da contribuire alla rivoluzione culturale che Industria 4.0 rappresenta. Una rivoluzione  che Giulio Pedrollo ha invitato a compiere sino in fondo, non cadendo nell’errore tipico italiano di imboccare la strada giusta e di lasciarla poi a metà. Perché se e vero, come ha detto Marenzi e ha ribadito Piacenza, che grazie all’azione dei due ultimi Governi, finalmente il settore abbigliamento-moda ha ricevuto  dal Piano Industria 4.0 dignità industriale, è pure vero che va data nuova sostanza a questo Piano non limitandosi a fruire degli incentivi (pur importanti e auspicabilmente da ricconfermare), ma spingendo l’acceleratore dell’innovazione con un’azione che vede Confindustria interagire nella costruzione di una rete di digital innovation hub  che rappresenteranno “la porta d’ingresso delle aziende al digitale”. «È in quest’ottica - ha concluso Piacenza - che sviluppo e innovazione devono trovare declinazione, a partire dall’education come elemento di partenza».

Giovanni Orso

C’è un’industria biellese sospesa tra un già e un non ancora: è quella che esce dall’assemblea generale dell’Uib di lunedì, a Città Studi, e che segna il procedere di un cammino di cui ora cominciano a diventare più chiari (anche grazie al progetto “Biella in Transizione”) gli approdi.  Questo “già e non ancora” dell’industria biellese (di più: del sistema Biella tout court) si declina con le parole nette usate dal presidente Uib, Carlo Piacenza: futuro, competenze, sviluppo, innovazione, sostenibilità «senza artificio retorico e non, come troppo spesso accaduto, come esercizio verbale» ha detto, in esordio, il presidente degli industriali biellesi, conscio del rischio di riproporre sostantivi  talvolta abusati. «Oggi, però, il momento è diverso - ha detto Piacenza - e il tessile-abbigliamento sta vivendo un momento dinamico come i dati di Smi confortano: dal 2013, la crescita  del sistema moda italiano è stata del 4,2%, contro l’1,8% del Pil, meglio della stessa meccanica. E lo stesso export biellese corre, nel primo trimestre, a +12,7% contro il +9,9% nazionale». E allora? Allora è il momento di capitalizzare questo “già”, rappresentato dai segnali di ripresa e da quanto messo fin qui in campo, intercettando quel “non ancora” che parte «dal rimettere al centro ciò che conta» ha detto il presidente. Dall’intervento di Carlo Piacenza e dalla tavola rotonda che ne è seguita (in foto) e durante la quale, moderati da Andrea Cabrini (direttore Class Cnbc), si sono confrontati, oltre allo stesso presidente Uib, Claudio Marenzi (presidente Smi), Ermanno Rondi (responsabile Comitato tecnico di Confindustria per l’education e alternanza scuola-lavoro), Giulio Pedrolo (vicepresidente Confindustria per la politica industriale) esce un messaggio chiaro (il focus su Eco di Biella di domani, giovedì 6 luglio): la transizione al modello 4.0 è una rivoluzione culturale che non può compiersi se non passando attraverso il canale della formazione. «Solo se si formano le persone - ha detto Piacenza - si possono innestare le  competenze tecniche e gestionali di cui il sistema ha bisogno in vista di un obiettivo che è l’Industria 4.0 per una società 5.0 ovvero inclusiva». E su questo deficit di competenze e sul relativo miss-match ha focalizzato l’attenzione Ermanno Rondi, insistendo sull’approccio all’alternanza scuola-lavoro, da cogliere però come vero percorso didattico e non di semplice placement, così da contribuire alla rivoluzione culturale che Industria 4.0 rappresenta. Una rivoluzione  che Giulio Pedrollo ha invitato a compiere sino in fondo, non cadendo nell’errore tipico italiano di imboccare la strada giusta e di lasciarla poi a metà. Perché se e vero, come ha detto Marenzi e ha ribadito Piacenza, che grazie all’azione dei due ultimi Governi, finalmente il settore abbigliamento-moda ha ricevuto  dal Piano Industria 4.0 dignità industriale, è pure vero che va data nuova sostanza a questo Piano non limitandosi a fruire degli incentivi (pur importanti e auspicabilmente da ricconfermare), ma spingendo l’acceleratore dell’innovazione con un’azione che vede Confindustria interagire nella costruzione di una rete di digital innovation hub  che rappresenteranno “la porta d’ingresso delle aziende al digitale”. «È in quest’ottica - ha concluso Piacenza - che sviluppo e innovazione devono trovare declinazione, a partire dall’education come elemento di partenza».

Giovanni Orso

 

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