Bruciava sterpaglie, incendiò un bosco: condannato
Indagini condotte dai Carabinieri forestali con un particolare metodo.
Bruciava sterpaglie, incendiò un bosco: condannato.
Il Ris degli incendi
Per individuare il punto esatto da cui si era sviluppato l’incendio e il suo percorso di distruzione, era stato utilizzato il “metodo delle evidenze fisiche” messo a punto dall’allora “Ris degli incendi”, il “Nucleo investigazione antincendi” del Corpo forestale dello Stato (da due anni confluito nell’Arma dei carabinieri) e impiegato ancora oggi. I Carabinieri forestali erano così riusciti a dare un nome a chi, in modo colposo, il 26 marzo 2016, si era fatto sfuggire le fiamme per colpa della disattenzione mentre stava bruciando delle sterpaglie, con la complicità del clima secco e del vento insistente. Le fiamme erano state spende dopo un giorno esatto di lavoro. Alla fine, il rogo aveva provocato danni gravi a una superficie di quasi sette ettari di bosco ceduo di betulle. Aveva inoltre bruciato mezzo ettaro di pascolo lungo le pendici del Monte Cucco, nei comuni di Pralungo, Tollegno e Sagliano Micca, lungo la strada per Caramelletto-Momproso.
Condannato
Le indagini, condotte dall’allora Forestale (erano stati sentiti anche alcuni proprietari di terreni e cascine nei dintorni), avevano portato ad individuare come autore di quell’incendio, Sergio P., 54 anni, di Cerrione, proprietario di un rustico in quella zona, regione Pradimetto, dove - secondo le indagini e il capo d’imputazione - era partito e si era sviluppato l’incendio. Il processo si è concluso nei giorni scorsi con la condanna dell’imputato a otto mesi di reclusione con la condizionale.
La difesa: "Faremo appello"
Inutile sono state alle fine le tesi del difensore, avvocato Giorgio Triban, secondo cui mancavano del tutto le prove evidenti che potessero in qualche modo legare il suo cliente al devastante rogo. Secondo il legale, è risultato tecnicamente molto discutibile la tecnica utilizzata per risalire al punto di sorgenza dell’incendio: «E’ forse emerso qualche indizio sulla possibilità che il rogo fosse partito in una zona limitrofa alla baita del mio assistito, ma nulla di più - ha ribadito l’avvocato Triban -. Aspetteremo le motivazioni della sentenza in quanto secondo me non c’erano assolutamente prove certe. L’appello mi pare a questo punto scontato...».
L'investigatore
A dare una scossa positiva e a convincere il giudice sulla bontà delle indagini, è stato sul banco dei testimoni il comandante della stazione di Biella dei Carabinieri forestali, maresciallo Massimiliano Taurino, che si è proprio soffermato nei dettagli della metodologia da “Ris degli incendi” che ha chiarito molti particolari su quell’incendio tra cui, appunto, origine e successivo sviluppo. Secondo l’investigatore, l’imputato aveva accumulato delle sterpaglie e aveva quindi appiccato il fuoco che gli era ad un certo punto sfuggito di mano provocando un disastro lungo le pendici del Monte Cucco.
V.Ca.
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