Carrea: «Sognare si può, ma godendoci il viaggio»
Basket A2, il coach di Eurotrend Biella in un'intervista a cuore aperto su presente e futuro del Club.
Il roster che il gm Marco Sambugaro sta già allestendo, si avvia verso una possibile rivoluzione. Il punto fermo sul quale aprire un nuovo ciclo, in casa Eurotrend Pallacanestro Biella è come tradizione l’allenatore. Michele Carrea parla con Eco di Biella di presente e futuro in chiave rossoblù, rivolgendosi espressamente alla città.
Coach Carrea, ha rinnovato la promessa di matrimonio con Pallacanestro Biella in largo anticipo rispetto a tempi che sarebbero stati più che naturali per il mercato allenatori, facendolo alla viglia dei playoff. Cosa le è passato per la mente quando in gara1, al Forum, i vuoti nelle tribune erano evidenti rispetto ai big match di campionato? È una situazione che ha notato?
«Penso che la risposta vada articolata. Riguardo alle presenze di spettatori in gara1 anche l’anno precedente, con Verona, si registrò un calo di pubblico eppure eravamo arrivati primi nel girone, per cui non credo che il dato debba indicare una stanchezza dei nostri tifosi nei confronti della squadra, ma sia legato magari a un insieme di altri fattori concomitanti. Piuttosto penso che Biella abbia la fortuna di avere uno zoccolo duro di tifosi che ci segue sempre e comunque, un patrimonio da tenersi ben stretti. Casale ha festeggiato 2600 spettatori come il segno di attaccamento della città alla squadra, per noi si tratterebbe di un risultato sotto le aspettative».
Tutto vero, ma gara1 di playoff resta pur sempre la partita più importante dell’anno...
«In questo momento probabilmente non riusciamo ancora a coinvolgere il resto della città in un momento particolare come i playoff. Tuttavia penso che Biella abbia di gran lunga il miglior pubblico del girone Ovest, che sa farmi emozionare ogni domenica, ed è il motivo per cui alleno e anche uno dei quali per cui sono rimasto. Hanno salutato il mio rinnovo con uno striscione esposto in Curva Barlera e l’unico pensiero rivlto al pubblico legato a gara1 è stato quello di non aver potuto regalare loro una vittoria e una festa».In questo periodo storico del Club, però, non è un segreto che Pallacanestro Biella affronti i playoff senza ambizioni particolari, un po’ peserà sull’attenzione esterna...
«Il sogno è una parte essenziale del gioco. Non andrò mai dai miei ragazzi o in conferenza stampa a dire che non dobbiamo sognare la Serie A. Dopodiché la nostra mission come Club è far capire ai biellesi che è importante anche il vissuto quotidiano, il viaggio, l’orgoglio di avere una squadra che va in giro per l’Italia e nelle ultime stagioni è andata a testa alta ovunque, facendo fare bella figura alla città. Sta a noi trovare il modo di coinvolgere nuovi tifosi, oltre a quelli che già ci sostengono sempre e comunque».
La prossima stagione chi vincerà il girone Ovest verrà promosso in A: problema playoff risolto? Si può sognare a maggior ragione?
«Sognare sempre, ma ben sapendo che questa prospettiva nuova produrrà uno sforzo aggiuntivo da parte di molti Club, per cui sarà più difficile competere in alto e anche più difficile salvarsi, il livello competitivo salirà. La questione è ben presente allo staff tecnico e anche ai soci del Club. Come sempre, cercheremo di fare il meglio possibile con le preziose risorse messe a disposizione. Per quanto mi riguarda, è importante fissare con onestà l’asticella delle aspettative, che non potranno essere le stesse di chi punterà alla Serie A. Una volta fissato con equità il nostro livello, sapremo quando saremo stati molto bravi o quando dovremo accettare le critiche. Poi a basket si gioca 5 contro 5 e gli ultimi campionati dicono che in stagione regolare i nostri roster, composti da sette giocatori e... mezzo, riescono a produrre prestazioni competitive, rispetto ai playoff. Ma la questione fondamentale è un’altra e non mi stancherò mai di ripeterlo».
Ovvero?
«La città deve godere del percorso che Pallacanestro Biella fa ogni stagione, affezionarsi alla squadra indipendentemente dall’obiettivo, nonostante il passato in A di Biella sia stato importante. Con sacrificio soci, sponsor e pubblico ci sostengono e questo va apprezzato a prescindere. Ma pensate alla storia di Siena fuori dai playoff come la Virtus Roma o come Reggio Calabria... A Biella dobbiamo essere orgogliosi di quello che riusciamo a fare ogni anno».Radio mercato riferiva del corteggiamento di altri Club, perché ha scelto di restare altri due anni all’Eurotrend?
«Non sono il tipo di tecnico che cambia squadra per 5mila euro di stipendio in più o per la garanzia di un portafoglio giocatori più alto da investire sul mercato. Io sono profondamente riconoscente a chi ha creduto in me e a chi mi paga lo stipendio, dopodiché faccio questo lavoro e la possibilità di allenare altrove esiste. Ma ho sempre pensato che per andare via da qui, dove sono apprezzato e ben voluto da molti, dovesse presentarsi un’opportunità di cambiamento davvero importante. A gennaio ho parlato con due Club interessati a me, ma ho ritenuto che Biella rimanesse ancora l’opzione migliore per molti motivi».
Uno importante tra i motivi suddetti?
«Uno a cui tengo molto è che con Marco Sambugaro c’è perfetta sintonia sugli obiettivi e sulle strategie, in più lui è uno di quei general manager che credono sia giusto costruire la squadra insieme all’allenatore, metodo che dovrebbe essere la regola ma non lo è. In virtù di questo, accorciare i tempi per iniziare a pensare alla squadra che verrà era la mossa giusta da fare e sono felice che me ne sia stata data l’opportunità».
Veniamo alla stagione appena conclusa, in che misura il vostro progetto tecnico si è compiuto?
«In nome del duplice obiettivo di raggiungere la Final Eight di Coppa e la qualificazione ai playoff, penso che abbiamo sacrificato parte del lavoro che sarebbe stato necessario fare per correggere da subito i nostri difetti nei finali di partita o più in generale nei momenti di difficoltà in campo, quando spesso non siamo riusciti a condividere nel modo giusto le responsabilità tra giocatori. I palloni decisivi finivano per essere nelle mani degli americani che dovevano forzare la giocata invece di provare a costruire un vantaggio coinvolgendo la squadra. A questo difetto si è comunque sopperito vincendo molte partite, pur con qualche pausa. Quando poi l’asticella si è alzata nel finale di stagione questa debolezza di squadra è stata messa a nudo dagli avversari».
Montegranaro si poteva battere?
«Hanno vinto loro e con merito. È giusto però rilevare che il loro roster è di ben altro spessore rispetto al nostro. In panchina, ad esempio, ci sono giocatori con un vissuto cestistico più rilevante di quello dei nostri giovani e questo alla fine conta, soprattutto quando le partite diventano importanti e ravvicinate come nei playoff».
Si chiude l’era biellese di Ferguson, di questa squadra chi rimarrà?
«Siamo convinti che si sia chiuso un ciclo e la squadra va quindi ricostruita, ma senza per forza di cose rivoluzionarla. A Jazz va il nostro ringraziamento per il suo impegno, la sua professionalità e per quanto ha saputo dare alla squadra e ai tifosi in queste stagioni importanti. Stiamo parlando con Amedeo Tessitori, la sua riconferma produrrebbe determinate scelte in materia di americani, così come una sua partenza. Siamo aperti a diverse soluzioni, ma l’elemento cardine italiano ci piacerebbe fosse lui. Poi valuteremo tutte le posizioni degli altri giocatori in roster quest’anno ed anche quella di Massone che ha fatto una buona stagione a Jesi e potrebbe darci un buon contributo. Stipendi e caratteristiche dei singoli dovranno incastrarsi nella nostra idea di roster, dove certamente ci sarà Wheatle che è già sotto contratto. Come sempre, non comandiamo noi il mercato per cui dovremo valutare le opportunità, ben sapendo che dovremo anche fare delle scommesse, rischiando un po’. Anche la questione giovani va analizzata bene, nell’interesse dei ragazzi e della prossima squadra».L’esempio di Cagliari affiliata a Sassari pare abbia aperto la via alla sperimentazione delle squadre satellite tra A1 e A2 con interscambio di giocatori giovani. Presto la casistica dovrebbe essere normata. Che ne pensa?
«Credo che l’esperimento fatto in Sardegna sia stato positivo, anche se nel tipico campanilismo italiano vedo un ostacolo non da poco affinché si possa realizzare su larga scala. L’esperimento in Sardegna ha una sua valenza particolare proprio per l’unità del popolo sardo. Venendo al concreto a noi, credo che Biella ambisca legittimamente ad andare in Serie A con le proprie forze, magari mettendoci dieci anni, piuttosto che fare da società satellite a un big come Milano. Per chi invece fatica ad avere un seguito importante, potrebbe essere una buona soluzione. Credo anche che negli ultimi anni dalla Lnp siano saliti al piano superiore diversi giocatori, per cui il processo è già in atto e in linea alla mission di questa lega».
Favorita alla vittoria playoff?
«Non indovino mai... ma credo che al basket italiano farebbe bene che fosse una tra Trieste, Treviso e Bologna, grandi piazze assolutamente da recuperare in Serie A».
Gabriele Pinna