Nasce il cluster tecnologico “Made in Italy”

Nasce il cluster tecnologico “Made in Italy”
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Il Cluster  tecnologico nazionale “Made in Italy” è diventato realtà. Nei giorni scorsi, infatti, si è ufficialmente costituita l’associazione Cluster  “Made in Italy”. Si tratta di un’alleanza tra settore pubblico e settore privato, coordinata da Smi, per far dialogare in modo più fluido e strutturato Università, mondo della ricerca e aziende delle filiere del “Bello e Ben fatto” operative nei segmenti produttivi del tessile-abbigliamento, delle scarpe e accessori in pelle, degli occhiali, delle pellicce, ma anche in quelli dell’oreficeria, dell’arredo e dei suoi complementi. Il coinvolgimento  vedrà però parte in causa, fin dalle prime battute (le attività del Cluster inizieranno in dicembre) anche i settori agroalimentare e meccanico. Finalità essenziale è il sostegno alla crescita economica e sostenibile dei settori produttivi coinvolti.
Il progetto di Cluster Made in Italy era stato presentato al Miur, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, nell’ottobre 2016. Solo a fine luglio, il Ministero ne ha concluso l’analisi tecnico-scientifica, riconoscendo la validità della proposta. Ora, la neocostituita associazione, chiederà subito il riconoscimento giuridico, (come previsto dallo stesso Miur): il Cluster, infatti, rappresenterà, in forma coordinata, il sistema del made in Italy anche sui livelli internazionali, favorendo e rafforzando collaborazioni e partnership in materia di ricerca e innovazione.
Ventidue sono i soci fondatori, rappresentati da sette associazioni nazionali (tra cui quelle confindustriali merceologicamente competenti, Cna e Confartigianato), da sette tra Cluster regionali, Poli di Innovazione (fra i quali spicca Po.in.tex con sede a Città Studi), Centri Tecnologici, Agenzie di sviluppo, rappresentanze territoriali, e da otto fra enti di ricerca e Università. Ad essi, a breve, si uniranno altri 13 soci (tra cui, Cnr, Enea, la Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli e delle Materie Concianti, altre associazioni ed Università), che completeranno il team di partenza. Ai soci fondatori spetterà ora l’importante compito di avviare l’attività del Cluster, rodare e affinare il modello organizzativo (che è piuttosto articolato per tenere conto delle molteplici filiere, settori, regioni e stakeholders partecipanti) e iniziare a redigere il Piano d’Azione triennale richiesto dal Miur.
Giovanni Orso

Nella foto il presidente del Cluster Alberto Paccanelli, imprenditore tessile bergamasco

Il Cluster  tecnologico nazionale “Made in Italy” è diventato realtà. Nei giorni scorsi, infatti, si è ufficialmente costituita l’associazione Cluster  “Made in Italy”. Si tratta di un’alleanza tra settore pubblico e settore privato, coordinata da Smi, per far dialogare in modo più fluido e strutturato Università, mondo della ricerca e aziende delle filiere del “Bello e Ben fatto” operative nei segmenti produttivi del tessile-abbigliamento, delle scarpe e accessori in pelle, degli occhiali, delle pellicce, ma anche in quelli dell’oreficeria, dell’arredo e dei suoi complementi. Il coinvolgimento  vedrà però parte in causa, fin dalle prime battute (le attività del Cluster inizieranno in dicembre) anche i settori agroalimentare e meccanico. Finalità essenziale è il sostegno alla crescita economica e sostenibile dei settori produttivi coinvolti.
Il progetto di Cluster Made in Italy era stato presentato al Miur, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, nell’ottobre 2016. Solo a fine luglio, il Ministero ne ha concluso l’analisi tecnico-scientifica, riconoscendo la validità della proposta. Ora, la neocostituita associazione, chiederà subito il riconoscimento giuridico, (come previsto dallo stesso Miur): il Cluster, infatti, rappresenterà, in forma coordinata, il sistema del made in Italy anche sui livelli internazionali, favorendo e rafforzando collaborazioni e partnership in materia di ricerca e innovazione.
Ventidue sono i soci fondatori, rappresentati da sette associazioni nazionali (tra cui quelle confindustriali merceologicamente competenti, Cna e Confartigianato), da sette tra Cluster regionali, Poli di Innovazione (fra i quali spicca Po.in.tex con sede a Città Studi), Centri Tecnologici, Agenzie di sviluppo, rappresentanze territoriali, e da otto fra enti di ricerca e Università. Ad essi, a breve, si uniranno altri 13 soci (tra cui, Cnr, Enea, la Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli e delle Materie Concianti, altre associazioni ed Università), che completeranno il team di partenza. Ai soci fondatori spetterà ora l’importante compito di avviare l’attività del Cluster, rodare e affinare il modello organizzativo (che è piuttosto articolato per tenere conto delle molteplici filiere, settori, regioni e stakeholders partecipanti) e iniziare a redigere il Piano d’Azione triennale richiesto dal Miur.
Giovanni Orso

Nella foto il presidente del Cluster Alberto Paccanelli, imprenditore tessile bergamasco

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