Lorenzo Delleani tra celebrazione e furti

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Lorenzo Delleani
tra celebrazione e furti
La morte sul campo, la mostra del 1940 e la razzia l’anno dopo
 
Cento anni fa, proprio in questo periodo (era la notte fra il 13 e il 14 novembre del 1908), moriva Lorenzo Delleani, l’artista che noi tutti conosciamo, il pittore dei prati, delle montagne, delle processioni, e non solo. Delleani scompariva silenziosamente in una Torino magica ed effervescente che in quel torno di tempo attraversava un periodo di grande fermento culturale per le tante ricorrenze patriottiche che annunciavano l’avvicinarsi del cinquantesimo anniversario dell’Unità italiana.  

Lorenzo Delleani tra celebrazione e furti
La morte sul campo, la grande mostra del 1940 e la razzia l’anno dopo

 
   

Cento anni fa, proprio in questo periodo (era la notte fra il 13 e il 14 novembre del 1908), moriva Lorenzo Delleani, l’artista che noi tutti conosciamo, il pittore dei prati, delle montagne, delle processioni, e non solo. Delleani scompariva silenziosamente in una Torino magica ed effervescente che in quel torno di tempo attraversava un periodo di grande fermento culturale per le tante ricorrenze patriottiche che annunciavano l’avvicinarsi del cinquantesimo anniversario dell’Unità italiana.

L’artista si spegneva all’età di 68 anni in una casa in via Alfieri, dove abitava con la famiglia della cugina Lucia Mersi. Fu una morte terribile la sua: spirava «con atroce agonia il mio carissimo maestro» avrebbe scritto Giuseppe Bozzalla, l’allievo più noto. Da tempo, infatti, Delleani era affetto da un tumore alla gola e alla lingua per il quale si era sottoposto a un’operazione dolorosa e a una serie di cure, tra cui la radioterapia. Tuttavia i parenti gli avevano tenute nascoste le sue reali condizioni di salute ed egli aveva sperato sino all’ultimo di poter guarire, continuando a dipingere, come aveva fatto sin dall’età di quindici anni, producendo centinaia e centinaia di lavori.

Solo poco tempo prima, nel 1905, aveva concluso la sua ultima tela di grandi dimensioni, La festa di San Barnaba, realizzata appositamente per essere donata al paese natio di Pollone e numerosi furono i lavori completati negli ultimi tre anni di vita, come stanno a dimostrare gli inventari dei lavori e degli studi dal vero ritrovati dopo la morte nel suo atelier, una grande stanza riscaldata dall’antracite. Aveva davvero lavorato sino alla fine Delleani, sino all’ultimo quadro, dipinto il 28 settembre del 1908 ad Oropa: il maestro vi si era recato in compagnia di Bozzalla e delle nipoti, avevano pranzato in una delle tante cascine dietro la chiesa nuova. Poi aveva orientato la tela verso il santuario e compiuto il suo ultimo studio; forse un presentimento aveva spinto Bozzalla, poco distante lui, a ritrarre il pittore in persona, immortalato nell’istante in cui dipingeva dal vero l’ultima sua tavoletta intitolata La svolta.

Delleani volle per sé funerali civili ai quali prese parte moltissimo pubblico, di ogni ceto. Da quel momento amici fraterni come Bistolfi, Grosso e Calandra, assieme a Bozzalla e altri allievi, si sarebbero impegnati a celebrarne la figura, perpetuarne la memoria e valorizzare l’opera sua. Il primo atto fu l’idea di un monumento a lui intitolato, inaugurato nel 1911 sul piazzale della parrocchia di Pollone, al quale concorsero più di cinquecento persone con generose sottoscrizioni, e tra loro molte donne che non solo avevano circondato il maestro di affetto popolare ma erano state anche tra le sue allieve predilette. Esso fu preceduto e seguito da scritti in memoria, rassegne pittoriche, mostre ed eventi che nel corso dei decenni a seguire intesero assegnare a Delleani un posto più adeguato negli annali della pittura.

Dalla prima mostra post mortem, allestita nel 1909 a Torino nelle sale della Promotrice di Belle Arti con ben 220 dipinti, a quelle attualmente in corso al Museo del Territorio Biellese, a Palazzo Bricherasio e a Miradolo, sono state quasi una ventina le esposizioni a lui dedicate. Su tutte svetta la grande mostra per il centenario della nascita di Delleani, allestita nel Salone del giornale «La Stampa» nel febbraio del 1940. Essa ebbe l’imprimatur delle autorità del regime fascista, attento a celebrare il preteso carattere provinciale della sua opera e una pittura che, di fatto, traduceva in colore molti dei temi cari all’ideologia del ventennio; ma l’evento fu soprattutto un grandioso successo di pubblico: dopo circa tre settimane dall’apertura, i visitatori raggiunsero la cifra esorbitante di centomila.

Un anno più tardi un fatto non programmato (e rimasto pressoché sconosciuto) accese nuovamente i riflettori su Delleani, riempiendo le cronache dei giornali non solo locali: una vicenda giudiziaria, con qualche risvolto piccante, che coinvolse alcuni galleristi, collezionisti e acquirenti intorno al furto e alla vendita illecita di opere del maestro. Tuttavia l’autentico tributo a Delleani rimane a tutt’oggi la monumentale monografia compiuta da Angelo Dragone in lunghi anni di lavoro per ricostruire con precisione e in tutta l’inedita complessità l’origine e gli sviluppi della sua opera pittorica, reperire tutta la vastissima produzione, dispersa non solo in Italia ma anche all’estero, e infine dar conto di un amore popolare cresciuto sino ai nostri giorni.

Silvia Cavicchioli
 

20 novembre 2008

 
    

 

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