Band, specie in via d’estinzione

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Band, specie in via d’estinzione
Una decina quelle rimaste nel Biellese. Dieci anni fa erano il triplo
 
Si stanno rapidamente estinguendo le band biellesi di giovani e giovanissimi. É quanto emerge dalla “Banca dati dei Giovani Artisti” dell’Informagiovani di Biella, dalla quale risulta evidente una rapida diminuzione dei gruppi musicali di teenagers. Il totale delle band che schierano almeno un componente nato dopo il 1982, quindi con non più di 26 anni, raggiunge a malapena le dieci unità, meno di un terzo rispetto al numero complessivo dei gruppi di appena dieci anni fa.
 

Band, specie in via d’estinzione
Una decina quelle rimaste nel Biellese. Dieci anni fa erano il triplo

 
   
Si stanno rapidamente estinguendo le band biellesi di giovani e giovanissimi. É quanto emerge dalla “Banca dati dei Giovani Artisti” dell’Informagiovani di Biella, dalla quale risulta evidente una rapida diminuzione dei gruppi musicali di teenagers. Il totale delle band che schierano almeno un componente nato dopo il 1982, quindi con non più di 26 anni, raggiunge a malapena le dieci unità, meno di un terzo rispetto al numero complessivo dei gruppi di appena dieci anni fa.

Nonostante probabilmente non tutte le band biellesi siano iscritte nell’“Archivio Giovani Artisti”, questo dato invita a riflettere sul motivo di un calo tanto drastico. Secondo alcuni musicisti, una delle principali cause è stata la chiusura del Babylonia di Ponderano, vero e proprio trampolino di lancio per molte band locali.
Proprio lì, infatti, come sottolinea Marco Ravina, classe 1987, batterista dei Meiken, «c’era la possibilità di suonare con i gruppi più famosi, oltre che di farsi notare da qualche agente, sempre presenti agli spettacoli a caccia di nuovi talenti. Sicuramente la chiusura del Babylonia - aggiunge - ha condizionato notevolmente la diffusione delle band di teenagers nel Biellese». Non è invece di questo avviso Giulio Xhaët, voce e chitarra degli Ubik: «Certo, il Babylonia era un bel posto dove suonare, ma per migliorare veramente bisogna uscire da Biella; è necessario confrontarsi con i più bravi, vedere un po’ cosa c’è in giro. Sono molti i locali in cui suonare, bisogna solo riuscire a mettersi in mostra».
Dello stesso parere anche Nicolò Vigna, chitarrista venticinquenne dei Deprogrammazione: «Qui a Biella è difficile trovare locali dove poter suonare; è decisamente meglio uscire dal Biellese e, secondo noi, anche dal Piemonte, perché i posti adatti per farsi conoscere sono davvero pochi». Secondo Ravina, invece, «i locali in cui poter suonare comunque non mancano, come ad esempio il Gasoline a Cerreto Castello o il Ned Kelly Australian di Vigliano, ma spesso sono diffidenti verso i gruppi che propongono creazioni originali, come facciamo noi Meiken; normalmente preferiscono band che eseguono brani di artisti già conosciuti, le cosiddette cover».
La strada per un musicista in erba si presenta quindi piena di ostacoli, ma Ravina indica le principali caratteristiche che, a suo giudizio, sono necessarie per “sfondare” nel mondo della musica: «Per prima cosa - dice - bisogna divertirsi mentre si suona; poi sono necessari impegno e costanza. Se un artista ama veramente suonare, sicuramente prima o poi l’occasione di farsi notare arriverà; bisogna però essere determinati e non demordere. Facciamo il caso della nostra band: con tenacia e perseveranza siamo riusciti a produrre un nostro “demo” che adesso sta facendo il giro delle varie case discografiche; speriamo che un’etichetta indipendente ci offra un contratto e metta in produzione un nostro cd. Altre importanti band biellesi, come gli Ubik e i Lomé, hanno iniziato così e poi sono approdate ai palcoscenici nazionali».
Riguardo a questo aspetto, Vigna rivela che i Deprogrammazione sono riusciti, grazie a una grande costanza, a organizzare un tour in Europa, mentre adesso anche loro stanno cercando una casa per produrre un proprio cd. Tutti gli artisti sono però concordi nel dire che «servirà comunque un bel colpo di fortuna per farsi notare, e, purtroppo, su questo non si può influire in nessun modo. Però, anche se non riusciremo ad ottenere un contratto discografico, continueremo a suonare; certo, il successo è l’obiettivo a cui aspirano tutti i musicisti, ma anche senza di esso la passione rimane intatta».

Davide Camasi 

20 agosto 2008 

    

 

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