Muore folgorato mentre ruba rame

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Muore folgorato mentre ruba rame
Pollone: tocca un cavo dell’alta tensione nella sede di un lanificio
 
 

Voleva rubare del rame dalla centrale termica di un lanificio, ma ha messo le mani dove non doveva, nell’attacco del cavo di alimentazione di un trasformatore. Ha così ricevuto una scarica elettrica violentissima che lo ha ucciso. Inutile il goffo tentativo di rianimazione dell’amico e complice che si trovava con lui in quel momento.
 

Muore folgorato mentre ruba rame
Pollone: tocca un cavo dell’alta tensione nella sede di un lanificio 

  


 

Voleva rubare del rame dalla centrale termica di un lanificio, ma ha messo le mani dove non doveva, nell’attacco del cavo di alimentazione di un trasformatore. Ha così ricevuto una scarica elettrica violentissima che lo ha ucciso. Inutile il goffo tentativo di rianimazione dell’amico e complice che si trovava con lui in quel momento. Disperata e allo stesso tempo anch’essa inutile la corsa verso l’ospedale, con le lacrime agli occhi e la speranza nel cuore.

La ricerca di quello che è ormai noto come “oro rosso”, è stavolta costata  carissima a un giovane di Biella. Quand’è infatti arrivato al pronto soccorso, Giuseppe Mastrolorito, 25 anni, già noto alle forze dell’ordine per furtarelli vari, era già morto, folgorato da una scarica ad alta tensione. La tragedia è avvenuta martedì a ridosso della mezzanotte a Pollone, nella sede del “Lanificio Tallia Galoppo Floriano spa” di via per Occhieppo Superiore. Delle indagini se ne stanno occupando i poliziotti della Squadra mobile, coordinati direttamente dal dirigente, commissario Maria Assunta Ghizzoni, che hanno denunciato per tentato furto l’altro giovane, Michele M., anche lui di 25 anni e residente a Biella.
La cabina che ospita la centrale elettrica e termica del lanificio, è stata posta sotto sequestro. Ieri mattina sono stati eseguiti tutti i rilievi di rito da parte degli specialisti della Scientifica. L’intenzione degli investigatori appare chiara: accertare se il racconto su come si sono svolti i fatti messo a verbale dall’amico della vittima, corrisponda o meno al vero in ogni minimo particolare oppure se sussistono discrepanze soprattutto nei tempi.

In base ai primi accertamenti, Michele M. avrebbe fatto il possibile per salvare il complice senza badare ai problemi giudiziari a cui sarebbe inevitabilmente andato incontro. Agli investigatori della Mobile che lo hanno interrogato, il giovane ha ammesso che lui e Mastrolorito si trovavano in quella centrale per rubare cavi elettrici con l’anima in rame, un metallo che ha visto crescere il proprio prezzo sul mercato in modo esponenziale negli ultimi anni e che, pertanto, è da tempo finito nel mirino dei ladri che lo asportano in fabbriche dismesse, cimiteri (canaline e tubi di scarico) o, addirittura, negli scambi delle linee ferroviarie.
Per raggiungere il cortile dove ha sede la centrale termica ed elettrica del lanificio, i due giovani hanno scavalcato un portoncino. Non è ancora del tutto chiaro se, per entrare nella cabina, i due siano stati costretti a forzare la porta. Non è neppure escluso che l’abbiano addirittura trovata aperta e con la chiave inserita nella toppa. Era buio, i due erano armati di torce a batteria. In quella cabina confluisce l’alta tensione che poi viene trasformata per consentire l’alimentazione delle macchine al lavoro nei vari reparti del lanificio. La luce fioca ha forse impedito a Giuseppe Mastrolorito di vedere bene ciò che stava per toccare o tagliare. La scossa che ne è scaturita gli è stata fatale e lo ha ucciso. Solo domattina si saprà se il magistrato ha intenzione di disporre l’autopsia oppure se concederà subito il nulla osta per il funerale del giovane.
Valter Caneparo

20 novembre 2008

 

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