Tagli alle scuole, tutto rimandato

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Tagli alle scuole, tutto rimandato
Lo annuncia il deputato biellese Roberto Simonetti

 
   
«Le scuole non chiuderanno, se non attraverso una accordo con Regione ed enti locali». L'annuncio arriva direttamente dalla Capitale per bocca del deputato biellese della Lega Nord Roberto Simonetti, relatore in aula del contestatissimo decreto legge 154 sulle "disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali". Il testo del provvedimento, che all'articolo 3 affronta proprio il tema del dimensionamento delle sedi scolastiche, rimanda infatti ogni decisione di un anno, imponendo poi l'istituzione di una Conferenza unificata che permetta di giungere a una soluzione condivisa. E pare che questa debba essere proprio la scelta definitiva: «In settimana il decreto  verrà convertito così com'è - spiega Simonetti -. Lunedì (oggi per chi legge, ndr) sarò a Roma per la replica e la verifica degli emendamenti, cui credo interverrà il Governo con l'apposizione della fiducia. Pertanto il testo non verrà modificato».

Dopo un primo momento di proteste, una seconda fase di confronto e un successivo stallo, la questione del taglio dei plessi scolastici (che le stime più drastiche avevano attestato a quota 57 scuole nel solo Biellese) sembra dunque arrivata a una svolta. Secondo quanto stabilito in dettaglio dall'articolo 2 del decreto, per l'anno scolastico 2009/2010 «la consistenza numerica dei punti di erogazione dei servizi scolastici non deve superare quella relativa al precedente anno scolastico 2008/2009». Per i due successivi anni scolastici, invece,  i Ministri  dell'Istruzione e dell'Economia «promuovono, entro il 15 giugno 2009, la stipula di un'intesa in sede di Conferenza unificata per disciplinare l'attività di dimensionamento della rete scolastica». L'intesa, in particolare, dovrà prevedere la definizione dei criteri con cui procedere nella riqualificazione del sistema scolastico, dal contenimento della spesa pubblica ai tempi e alle modalità di realizzazione, «mediante - recita testualmente il decreto - la previsione di appositi protocolli d'intesa tra le Regioni e gli uffici scolastici regionali».

E intanto, sempre in tema di riforma scolastica, giovedì scorso è arrivato anche il parere favorevole della Commissione cultura della Camera al Piano ideato dal ministro Gelmini. Ma si tratta di un sì condizionato: per la scuola dell'infanzia, in particolare, viene richiesto che l'orario obbligatorio garantisca «prioritariamente il tempo di 40 ore con l'assegnazione di due insegnanti per sezione»; per la scuola elementare che «l'attivazione di classi affidate ad unico docente, funzionanti per un orario di 24 ore settimanali, sia effettuata sulla base di specifiche richieste delle famiglie e siano garantiti gli insegnamenti specialistici di religione e di inglese». Viene inoltre chiesto che «sia stabilito il tempo scuola in funzione non soltanto delle esigenze di riorganizzazione didattica, ma soprattutto in ragione della domanda delle famiglie e pertanto siano garantiti differenti articolazioni dell'orario scolastico a 24, 27, 30 e 40 ore, mantenendo la figura dell'insegnante prevalente», mentre per la scuola media si chiede che «sia previsto  un orario obbligatorio flessibile dalle 29 alle 30 ore, secondo i piani dell'offerta formativa delle scuole autonome». Infine si stabilisce che «si preveda uno slittamento del termine di iscrizione al primo anno di tutti i corsi di studi interessati dalla revisione degli ordinamenti, allo scopo di predisporre la nuova offerta formativa, per consentire alle famiglie e agli studenti di ricevere adeguate informazioni finalizzate alla scelta dei percorsi di studio».

V.B. 

2 dicembre 2008 

    

 

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