«Io, sopravvissuto, sotto la slavina»

«Io, sopravvissuto, <BR>sotto la slavina»
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(11 feb) «Cos’ho provato? Sono tante le cose che mi sono passate per la mente. Ho pensato a mia moglie, a mio figlio, alla mia vita. Ma non ho mai perso nemmeno per un istante la speranza. Sentivo che sarebbero venuti a salvarmi. E così è stato...». E’ la testimonianza di un “sopravvissuto” o di un “miracolato”: sono questi i termini che ricorrono di più in questi giorni negli ambienti di montagna. Vengono utilizzati per descrivere Rinaldo Sartore, 50 anni, scialpinista di Rivarolo, travolto da una valanga sabato alle 13 mentre stava scendendo insieme a un amico dalla Cima di Bo e rimasto per quarantacinque minuti sotto due metri di neve prima che Zeus, un vispo cane da valanga di razza border collie (foto) e il suo conduttore riuscissero a rintracciarlo e ad estrarlo in mezzo a quel mare di neve senza punti di riferimento.
«Cos’ho provato? Sono tante le cose che mi sono passate per la mente. Ho pensato a mia moglie, a mio figlio, alla mia vita. Ma non ho mai perso nemmeno per un istante la speranza. Sentivo che sarebbero venuti a salvarmi. E così è stato...». E’ la testimonianza di un “sopravvissuto” o di un “miracolato”: sono questi i termini che ricorrono di più in questi giorni negli ambienti di montagna. Vengono utilizzati per descrivere Rinaldo Sartore, 50 anni, scialpinista di Rivarolo, travolto da una valanga sabato alle 13 mentre stava scendendo insieme a un amico dalla Cima di Bo e rimasto per quarantacinque minuti sotto due metri di neve prima che un vispo cane da valanga di razza border collie e il suo conduttore riuscissero a rintracciarlo e ad estrarlo in mezzo a quel mare di neve senza punti di riferimento.
«Sono riuscito a sopravvivere grazie a una bona dose di fortuna. Ora sto bene, compatibilmente con quello che mi è successo. La montagna la conosco, ci vado da sempre e di esperienza ne ho accumulata parecchia: questo episodio l’ha accresciuta ulteriormente anche se, in realtà, avrei voluto farne a meno...». La slavina si è staccata da un costone sotto la punta del Rusca, a destra della Bocchetta del Croso, una zona molto impervia e affascinante per gli amanti dello scialpinismo. La massa di neve si è infilata in un canalone trascinando l’escursionista di Rivarolo per trecento metri. «In quei momenti - ricorda Sartore, con calma, misurando bene le parole - non si riesce a far nulla, ci si lascia travolgere e si spera. Per dieci secondi ci si sente trascinare come pulviscolo nel vento. Poi tutto diventa ovattato, non si sente più nulla. Mi rendevo conto della posizione in cui mi trovavo, con la faccia rivolta verso l’alto, grazie alla luce che in qualche modo filtrava così come il filo d’aria che mi ha consentito di respirare. Speravo di riuscire ad un certo punto a muovermi e ad uscire da solo, ma intanto rimanevo bloccato. E il tempo passava...».
Rinaldo Sartore non ha provato a gridare per attirare in qualche modo l’attenzione dei soccorritori e neppure li ha sentiti arrivare fino al momento in cui è tornato alla vita. «E’ vero - conferma - non sentivo nulla. Mi sono reso conto che stavano per salvarmi quando ho visto che qualcuno ha tolto quella sorta di coperchio che premeva sopra di me...».
Lo scialpinista è stato individuato da un abile cane da valanga del Soccorso alpino di nome Zeus, che ha segnalato la sua presenza al conduttore, Lucio Trucco, guida alpina di Valtournenche.
11 febbraio 2010

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