Gli imprenditori: «Aiuti? Meglio fare da sè»

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(18 feb) MILANO. Aiutati che il ciel t’aiuta. Se non rischiasse di sembrare un motto un po’ facilone, fuori tono rispetto alla professionalità e alla serietà degli imprenditori biellesi, potrebbe essere questo lo slogan giusto per descrivere la strategia del distretto nei confronti della crisi. Le cronache di palazzo raccontano di incentivi in via di dirottamento dall’auto al tessile? Poco importa se dai saloni del Portello il viceministro Urso lascia intendere che per ora al Biellese non arriverà praticamente nulla. La sensazione, quella vera che regna negli stand, è che in fondo agli aiuti “dall’alto” nessuno - o forse pochi - creda veramente. «Meglio fare da soli, trovare in noi la forza e la capacità di affrontare il futuro» è il leit motiv sulla bocca degli imprenditori. MILANO. Aiutati che il ciel t’aiuta. Se non rischiasse di sembrare un motto un po’ facilone, fuori tono rispetto alla professionalità e alla serietà degli imprenditori biellesi, potrebbe essere questo lo slogan giusto per descrivere la strategia del distretto nei confronti della crisi. Le cronache di palazzo raccontano di incentivi in via di dirottamento dall’auto al tessile? Poco importa se dai saloni del Portello il viceministro Urso lascia intendere che per ora al Biellese non arriverà praticamente nulla. La sensazione, quella vera che regna negli stand, è che in fondo agli aiuti “dall’alto” nessuno - o forse pochi - creda veramente. «Meglio fare da soli, trovare in noi la forza e la capacità di affrontare il futuro» è il leit motiv sulla bocca degli imprenditori.
Alberto Bertoni, amministratore delegato di Botto Fila spa, la forza di guardare oltre ha dovuto trovarla «per necessità», quando si è trovato in mano un’«azienda devastata» da far rinascere. La sua linea oggi suona un po’ di rottura, ma lui continua deciso: «Questo è un momento di difficoltà nel quale ciascuno ha l’obbligo di trovare una strada da perseguire». E mentre parla di innovazione di prodotto, le idee vanno anche oltre: «Ho proposto ai colleghi che espongono a Ideabiella un’idea per rilanciare il vero Made in Italy - spiega -: rendere il Salone itinerante, facendo tappa ogni volta in una località simbolo della bellezza italiana. Non ho avuto seguito, ma io dico che la fiera, così com’è concepita, non ha più senso: è solo una vetrina che ci mette in contatto con clienti che abbiamo già visto. Io ci sono, ma non so ancora per quanto». «Incentivi? Non è vero che storicamente sono mancati - spiega dal canto suo Ferdinando Botto di Botto Giuseppe - Abbiamo sempre avuto agevolazioni legate a progetti specifici. Quello che è mancato davvero è un’azione coordinata di mantenimento dell’occupazione. E’ questa la vera battaglia che stiamo perdendo». Per Diego Broglia, del Lanificio Campore, la scelta è convinta: «L’aiuto migliore è quello che uno si dà. Rinnovando il prodotto, ad esempio. Gli incentivi sulla “rottamazione” non sarebbero di grande aiuto per il tessile, se mai è il territorio che andrebbe aiutato». Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Angelico, dell’omonimo Lanificio, che spiega: «Gli aiuti fini a se stessi non danno benefici. Possono avere un senso se poi le aziende investono in ricerca e sviluppo. Io vedo meglio delle agevolazioni fiscali, perché sono queste oggi a tirarci davvero il collo e a metterci in ginocchio». In cambio, spiega, «noi siamo disposti a mettere tutta la creatività di cui siamo capaci e a confrontarci costantemente con le richieste del mercato». Parlare di incentivi, dunque, piace poco. «Non mi illudo - conclude Angelico -. Di soldi non se ne sono mai visti». «La crisi non è ancora finita e non è con gli aiuti che piovono dall’alto che si risolvono i problemi - afferma Luciano Barbera -. Pensiamo alla cassa integrazione. A che cosa serve aumentare le ore? Pensiamo forse che i cassaintegrati diventino improvvisamente dei consumatori? Anziché distribuire sussidi serve trovare la formula per generare lavoro. Servono idee per andare oltre». Ed è ancora la disillusione a regnare. «Aiuti? Se arriveranno, arriveranno quando le aziende che hanno sempre creduto in questo Paese saranno decotte - dichiara Barbera -. E allora io dico: perché continuare solo nella politica degli aiuti, quando si sarebbe dovuta seguire la politica dell’onestà a difesa non dei marchi, ma dei prodotti che fanno vero made in Italy?».
dal nostro inviato
VERONICA BALOCCO

18 febbraio 2010

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