Domenica va in pensione decana delle ostetriche

Domenica va in pensione decana delle ostetriche
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(23 sett) Ha fatto nascere migliaia di bambini. Ha visto i loro occhi, i loro capelli, le loro mani e tutto il resto, prima di madri e di padri, tra doglie, gioie e dolori. Ha fatto nascere migliaia di bambini. Ha visto i loro occhi, i loro capelli, le loro mani e tutto il resto, prima di madri e di padri, tra doglie, gioie e dolori. Li ha aiutati a venire al mondo, accompagnandoli nel primo pezzo di strada della vita, con il suo sorriso dolce e amaro allo stesso tempo. Durante i corsi pre-parto, consigli e umanità. In sala, esperienza e professionalità. Giuliana Poduje (foto) è la decana delle ostetriche dell’ospedale di Biella. Praticamente un’istituzione. Non c’è donna in dolce attesa che non abbia sperato di avere lei al proprio fianco, in sala travaglio. E non c’è mamma che non invidi chi ha avuto la fortuna di aver partorito con “la Giuliana”. Domenica sarà la sua ultima giornata di lavoro, dopo oltre quarant’anni. Sì, perché “la Giuliana” va in pensione. In ospedale dal 1966, ha iniziato a fare l’ostetrica nel 1974. Una carriera straordinaria, sempre senza perdere mai la tenerezza. Ci sono medici e infermiere per i quali il lavoro diventa spesso routine, prima o poi. Ippocrate? Riposi in pace. Per “la Giuliana”, no. Mai. Ogni bimbo che ha fatto nascere è stato un evento, una festa. E non solo per mamma e papà. Difficile e inutile capire il perché, se ce n’è uno. Ci sono verità semplici e segreti inaccessibili. Giuliana Poduje è madre, donna, persona. Ed è speciale. Tutto qui. Se gli ospedali italiani avessero solo persone come lei, la parola malasanità sarebbe cancellata dai dizionari. Invece nelle sale parto del Paese, si muore ancora, seppur in percentuali minime. Tra le più basse d’Europa.
«Da quando ho iniziato a lavorare, tutto è cambiato. In meglio, per fortuna - spiega la donna, che venerdì compirà 62 anni, nella foto in sala parto con un bimbo -. La tecnologia aiuta e tantissimo. Però l’aspetto umano resta imprescindibile. Comunque ci sono molti più controlli. Ogni fase della gravidanza e del parto sono monitorate. C’è più personale, inoltre. Una volta di notte c’era una sola ostetrica, oggi tre. La sicurezza è sempre pressoché assoluta».
«Ho visto nascere due generazioni di bimbi - aggiunge l’ostetrica -. Quanti? All’inizio tenevo il conto... Poi sono diventati troppi. Ho visto bambine che sono diventate donne e quindi madri e bambini che sono diventati padri. Che dire? E’ stato un lavoro fantastico. Appena entrata in reparto ebbi la folgorazione. Ero una semplice infermiera. Decisi di voler diventare ostetrica. Mi misi a studiare. Due anni dopo conseguii il diploma. Diventare madre mi aiutò a capire molte cose. Sia per il primo bimbo sia per il millesimo ho provato la stessa felicità di essere utile, l’orgoglio di aiutare delle persone in un momento straordinario della vita. Di esserci. Di dare una mano, non solo sul piano medico, ma pure psicologico. L’ho sempre fatto con il cuore». Solo chi la conosce e l’ha vista all’opera, può sapere quanto vere siano queste parole. «La maggiore soddisfazione è che tutto vada per il meglio - dice la donna -. I ringraziamenti e i biglietti a Natale fanno piacere, ci mancherebbe. Ma nulla vale quanto la gioia di aver fatto nascere una vita. Non è descrivibile». Ci sono cose che non si imparano e non si insegnano. Si hanno. E Giuliana Poduje ha tanto, dentro. Troppo per un articolo di giornale. Persone così non si possono riassumere. Bisognerebbe saper vedere l’invisibile.
La famiglia Poduje è originaria di Pola. Nel dopoguerra si stabilì a Sordevolo. Lei ora vive a Occhieppo Superiore. Parla bene di tutti, ovviamente, anche di chi non se lo merita per niente: in ospedale, ma non solo. E ora, in pensione? «Non so cosa farò - dice “la Giuliana”, profilo su “Facebook”, fan di Renato Zero -. E’ giusto dare spazio alle giovani. Sono brave. Meritano fiducia. Io ho dato...». Questo è poco, ma sicuro. E, soprattutto, ha dato tanto. Infine: grazie di tutto. Firmato migliaia di padri, di madri e di figli.

23 settembre 2010

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