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(3 gen) Pochi mesi fa Giuliana Poduje, la scorsa settimana Angela Salaorni (foto). Le colonne del reparto di ostetricia dell’ospedale sono andate in pensione. «Era arrivato il momento. Spazio ai giovani, anzi, alle giovani» dice la Salaorni, 57 anni, dal 1974 in reparto.
“Un angelo”. Salaorni appartiene alla ristretta cerchia di persone che trasformano il proprio lavoro nella propria missione nella vita, facendo convogliare nelle fatiche quotidiane la propria intelligenza e la propria passione. Il lavoro, così, diventa un modo per esprimere la propria personalità. Con risultati che sono patrimonio collettivo della città. Non c’è infatti mamma sotto il Mucrone che non abbia desiderato di avere al proprio fianco, nel giorno più importante della vita, l’ “angelo” Angela Salaorni.
Pochi mesi fa Giuliana Poduje, la scorsa settimana Angela Salaorni (foto). Le colonne del reparto di ostetricia dell’ospedale sono andate in pensione. «Era arrivato il momento. Spazio ai giovani, anzi, alle giovani» dice la Salaorni, 57 anni, dal 1974 in reparto.
“Un angelo”. Salaorni appartiene alla ristretta cerchia di persone che trasformano il proprio lavoro nella propria missione nella vita, facendo convogliare nelle fatiche quotidiane la propria intelligenza e la propria passione. Il lavoro, così, diventa un modo per esprimere la propria personalità. Con risultati che sono patrimonio collettivo della città. Non c’è infatti mamma sotto il Mucrone che non abbia desiderato di avere al proprio fianco, nel giorno più importante della vita, l’ “angelo” Angela Salaorni.
Sogni di bambina. «A nove anni sognavo di diventare un’infermiera - racconta la donna, residente a Chiavazza -. Ero affascinata dai racconti di una vicina di casa, che lavorava in ospedale. E così fantasticavo su turni di notte, reparti e operazioni».
L’esempio. «L’onestà e il rispetto per la dignità delle persone sono stati i principi che mi hanno accompagnato nel corso dei tanti anni di lavoro - aggiunge -. Questo grazie a mio padre, cui devo tantissimo. La mamma mi è infatti mancata presto. Avevo solo sette anni e sei fratelli». Angela Salaorni ha visto cambiare l’ospedale e il modo di diventare genitori. «Oggi c’è una soglia del dolore diversa rispetto a un tempo - spiega -. Le donne sono più sole, visto che non ci sono più famiglie numerose, nelle quali certe informazioni si tramandavano. E la società intera è mutata. Ma la nascita di un figlio resta un momento sacro, un miracolo. Ricordo il primo papà in sala parto e l’esperienza della parto-analgesia, oltre a migliaia di piccoli nati tra le mie braccia. Lo stupore non se n’è mai andato, nonostante gli anni e l’esperienza».
Vita da reparto. Poduje e Salaorni erano brave al punto che, involontariamente, in reparto, finivano per creare qualche incomprensione. «Sciocchezze. L’importante erano la salute delle donne e dei bambini». Parola di “Angelo”.

3 gennaio 2010

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