L'islam chiede spazi
(25 feb) Si chiama “al Huda”, che vuol dire: retta via. E’ una onlus. Ed è una nuova associazione culturale islamica, che si è presentata domenica scorsa. Una giornata di riflessione e di condivisione, cui hanno partecipato oltre duecento persone e decine di bambini. Si chiama “al Huda”, che vuol dire: retta via. E’ una onlus. Ed è una nuova associazione culturale islamica, che si è presentata domenica scorsa. Una giornata di riflessione e di condivisione, cui hanno partecipato oltre duecento persone e decine di bambini.
Identità. Presidente del gruppo è Es saket Mohamed, da decenni residente in città, professione ambulante. Vestito nero. Modi cordiali, ma decisi, è stato il cerimoniere della giornata che si è svolta al Palaginnastica La Marmora, messo a disposizione da Anna Miglietta. «Vogliamo conservare le nostre tradizioni. E pensiamo soprattutto ai bambini, per i quali chiediamo spazi nelle scuole - ha spiegato, mentre impartiva ordini e verificava che la macchina organizzativa funzionasse al meglio -. Le parole d’ordine sono integrazione, cultura e sport. Siamo circa duecento adulti, senza contare i bambini che sono tantissimi. Oggi ne mancano per via dell’influenza... La conoscenza della lingua araba è fondamentale. Ma vogliamo aprirci alla città, farci conoscere e chiedere locali dove poter svolgere le nostre attività all’insegna della tradizione. Siamo aperti a tutti».
Il sociologo. Gli organizzatori del convegno, che ha avuto anche momenti ludici per i bambini, e un ricco rinfresco, hanno invitato il sociologo Bruno Guglielminotti. «Tutto il dibattito era in arabo... Non è stato facile seguire gli interventi - spiega lo studioso -. Grazie alle traduzioni è comunque emersa chiaramente la volontà di aprirsi al territorio. I propositi mi sono parsi lodevoli: integrazione, inserimento nel tessuto sociale locale, aiuto reciproco con i biellesi. Aspetti che ho ribadito nella mia relazione: la salvaguardia dei valori e della cultura dei Paesi d’origine deve interagire con i valori e la cultura della comunità locale. Così c’è arricchimento. Per tutti. Noi verso di loro. Loro verso di noi. Soprattutto in un momento di crisi, dobbiamo evitare quanto accadde agli immigrati durante la crisi americana del 1929: una guerra tra poveri, quelli americani contro quelli stranieri».
Le donne. Due erano al tavolo dei relatori. Tutte le altre in fondo alla sala, mentre gli uomini davanti. «Sì, un retaggio che a noi pare assurdo, anche se fino a non tanti anni fa l’Occidente era poco meglio - spiega ancora Guglielminotti -. Sono sicuro che le nuove generazioni supereranno questa barriera. La secolarizzazione porterà via queste rigidità. Le seconde generazioni, sia uomini sia donne, in Occidente, vogliono le stesse libertà dei coetanei europei e americani. In tema di cultura e difesa della donna, però, non sempre il nostro Paese può dare lezioni morali. Non dimentichiamo».
Cimitero. Intanto il Comune di Biella ha deciso una serie di lavori per creare degli spazi nel cimitero di Pavignano, riservati a persone di religione islamica. «Esigenza legittima, cui da tempo stiamo lavorando» ha detto l’assessore Andrea Delmastro. Primi lavori a luglio. La conclusione è prevista per l’inizio del 2012. Nella foto parte del pubblico presente
25 febbrario 2011