Teo, vita di un artista libero

Teo, vita di un artista libero
Pubblicato:
Aggiornato:

(5 mar) Parla della sua vita, Teo Teocoli (nella foto), nell’one man show "La Compagnia dei Giovani", andato in scena mercoledì sera al Teatro Odeon di Biella. «Parlo della mia vita, e ne ho da raccontare», dice il mattatore, che nel suo nuovo tour si presenta sul palco con Mario Lavezzi e la Doctor Beat, la sua band. «Il più giovane, tra i colleghi che si accompagnano a me nel mio spettacolo, sono io», scherza Teocoli. E poi aggiunge: «Attraverso questo show voglio riportare alla memoria del pubblico quelli che sono stati i protagonisti dello spettacolo italiano».
Parla della sua vita, Teo Teocoli (nella foto), nell’one man show "La Compagnia dei Giovani", andato in scena mercoledì sera al Teatro Odeon di Biella. «Parlo della mia vita, e ne ho da raccontare», dice il mattatore, che nel suo nuovo tour si presenta sul palco con Mario Lavezzi e la Doctor Beat, la sua band. «Il più giovane, tra i colleghi che si accompagnano a me nel mio spettacolo, sono io», scherza Teocoli. E poi aggiunge: «Attraverso questo show voglio riportare alla memoria del pubblico quelli che sono stati i protagonisti dello spettacolo italiano».
Un’operazione volta a salvaguardare la “memoria storica”, quindi?
«Oggi ci troviamo travolti da un’alluvione di immagini, abbiamo a disposizione tremila canali televisivi, così il passato e la memoria si accorciano e i personaggi del passato scompaiono, si guarda solo al futuro. Ecco perché ho deciso di intraprendere questo viaggio tra il cabaret milanese degli Anni ’70 e ’80, e ho voluto rispolverare il “progetto Derby”».
Perché non si è invece lasciato tentare dalla satira politica?
«No, quella si fa a Roma. Io sono da sempre interessato all’attualità, e al cabaret, naturalmente».
Per restare in tema con il titolo del suo show, che cosa pensa dei suoi colleghi più giovani?
«Per la verità io non vado a teatro, né al cinema, vedo poco la tv e abito a Formentera. Di conseguenza, li conosco poco: mi pare che raggiungano il successo molto prima di noi, che facevamo lunghe gavette al Derby o su altri piccoli palcoscenici. Ma quel che conta non è arrivare: il difficile è durare, e pochi ci riescono».
I giovani vanno matti per le moderne tecnologie, dal web al telefonino. E lei?
«Se devo essere sincero, oltre a vedere poca tv, non uso il cellulare e non so navigare in Internet...».
Come nascono i testi dei suoi spettacoli?
«Non ho mai scritto i miei spettacoli teatrali, ho sempre improvvisato tutto, partendo dal racconto della mia vita e di quello che succede intorno a me».
Eppure quando Antonio Ricci l’ha chiamata per "Paperissima" lei aveva dichiarato di non riuscire a mandare giù che qualcuno volesse scrivere i testi al posto suo.
«E infatti è così. Io sono autore di me stesso. Certe cose non le sopporto. Come non sopporto quando un autore decide di tagliare gli sketch a suo piacimento, come è successo. Io sono un artista libero. Non ci sto».
Lara Bertolazzi
bertolazzi@primabiella.it

5 marzo 2011

Seguici sui nostri canali